Chat Noir guardò Marinette alzarsi e raggiungere il mostro, rimproverandosi mentalmente: perché le aveva permesso di farlo, perché non la stava fermando?
Lei si portò una mano alla bocca e fischiò per attirare la sua attenzione. Quello si voltò mettendo a fuoco la cosa piccolina, rosa e indifesa che era: al dolore alla schiena si aggiunse una stretta al petto che lo lasciò senza fiato.
Non farti male. Non farti male.
Nonfartimalenonfartimalenonfartimale.
Non appena fu certa che il mostro fosse completamente concentrato su di lei, Marinette gli lanciò un'occhiata d'intesa, si voltò e corse via in direzione della Senna.
Era veloce, tanto da essere costretta a rallentare di tanto in tanto per assicurarsi che il mostro non si distraesse con altro. Un'accortezza inutile, quell'essere sembrava non riuscire a vedere nient'altro se lei gli saltellava davanti al naso.
Chat Noir la seguì a distanza, pronto a intervenire se ne avesse avuto bisogno, pregando al contempo che non succedesse: la schiena continuava ad assorbire il novanta per cento dei suoi pensieri, ogni volta che muoveva un muscolo avrebbe voluto strillare; il Miraculous continuava a lampeggiare ricordandogli che era agli sgoccioli e in effetti l'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era fermarsi, trasformarsi, tornare Adrien e andarsi a nascondere.
Si sentiva intorpidito e una parte di lui sperava semplicemente che Marinette stesse attenta perché non era sicuro di riuscire ad aiutarla.
Marinette corse sul ponte e scavalcò la balaustra senza alcuna incertezza. Chat Noir fece lo stesso appena dopo il mostro.
La guardò aspettare che fosse vicino, che la volesse tanto da ignorare la Senna sotto di loro, e per un attimo Chat Noir la vide vestita di rosso, la vide sorridere, vide nei suoi occhi la determinazione di chi già sa di aver vinto: gli fece dimenticare qualsiasi cosa, perfino il dolore alla schiena.
Mollò la presa e si lasciò cadere giù. Il mostro la seguì era più pesante di lei, in una frazione di secondo era abbastanza vicino da allungare una zampa e colpirla.
Chat Noir puntò il bastone contro il ponte e lo allungò raggiungendola in tempo per farsi colpire di nuovo, ma riuscì a spingerla abbastanza lontano da potersi definire al sicuro.
L'impatto con l'acqua lo stordì mentre bruciava. Tutto il suo corpo stava bruciando.
Una mano lo afferrò portandolo in superficie. Tossì contro Marinette mentre lei lo teneva a galla per un braccio. Uno stridio insopportabile fendette l'aria, mentre il mostro, enorme e grottesco come solo nei film dell'orrore, riemergeva annaspando e schizzando acqua rossastra tutto intorno a lui.
Si stava sciogliendo, in modo disgustoso: la pelle si staccò dai muscoli, precipitando in pezzi nel fiume, seguita dalla carne e le interiora finché non rimase altro che uno scheletro.
Chat Noir pensò che forse si stava sciogliendo anche lui perché il mostro lo aveva toccato, infettato. Si strinse e Marinette appoggiando la fronte nell'incavo del suo collo. «Sto per trasformarmi» mormorò sfiorando l'acqua con le labbra mentre parlava.
Non era nemmeno sicuro di aver parlato a voce abbastanza alta da farsi sentire, ma Marinette annuì e si lasciò scivolare insieme a lui sott'acqua.
Fu la trasformazione più dolorosa di tutta la sua vita, fu come se quella tutina nera gliela stessero strappando dalla pelle, fu sul punto di gridare, rilasciando piccole bolle di dolore che risalirono in superficie al suo posto.
Marinette lo fissava agitarsi in acqua a occhi sgranati, scioccata. Lo afferrò per un braccio quando fu di nuovo Adrien e insieme annasparono fino a riva. Franò sulla sponda tremando, insopportabilmente.
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Another Ladybug
FanfictionNemmeno gli eroi vincono sempre. Ci sono ferite che non si possono sanare. Chat Noir lo sa. Come sa che qualsiasi cosa dica non riuscirà a fermarla, non riuscirà a tenerla. Anche se i loro Miaraculous sono complementari, anche se loro devono stare i...