Con gli anni avevo imparato a dormire un sonno leggero, in modo da potermi svegliare immediatamente in caso di necessità. Dormivo poco e male, ma era il miglior modo per evitare 'sorprese' notturne.
Come quando passai la prima notte nell'abitazione dei Kang. Dopo essere stata rapita all'età di dodici anni, mi avevano rinchiusa in una delle strutture dove gestivano il mercato di persone. In un certo senso fui fortunata a starci solo pochi mesi, nonostante ciò che avenne dopo il mio acquisto. A quei tempi non ero ancora stata istruita a dovere su come evitare guai in un posto dove ti consideravano quanto un animale da mandare al macello e valutavo tutto ciò che mi era capitato un'ingiustizia. Lo era, ma avrei capito più tardi che ribellandomi non avrei migliorato la mia condizione. Venivo picchiata quasi ogni giorno a causa della mia condotta e fu con un livido nero e una profonda cicatrice nel fianco sinistro che i coniugi Kang mi acquistarono. All'inizio, quando mi presero per il braccio e mi trascinarono nella loro costosa macchina, cercai di mantenere un comportamento rispettoso. Ma quando arrivammo nella loro abitazione e i loro tre figli cominciarono ad infastidirmi pizzicandomi sulle braccia e sul viso, morsicai il braccio del più piccolo. Non mi punirono immediatamente. Mi affidarono ad un maggiordomo che mi condusse nelle stanze delle cameriere (non molto diversa da quella che in seguito avrei condiviso con le cameriere dei Lee), dove un paio di ragazze mi indicarono un letto dove sistemarmi. Pensai che in fondo non fosse andata così male. Non ero sola, tanto mi bastava. Fin quando non arrivò sera. Il signor Kang entrò nelle nostre stanze senza preavviso e, dopo essersi dato una veloce occhiata intorno, puntò direttamente al mio letto. Mi afferrò per le orecchie e mi costrinse a guardarlo in viso. Mi sussurrò, con una calma e una compostezza che mi misero i brividi, che se avessi osato avere un'altra volta un comportamento del genere con chiunque della sua famiglia mi avrebbe staccato i denti uno per uno. Le lacrime cominciarono a scendermi copiosamente, le altre ragazze non osavano fiatare. Fu un attimo, mi rigirò nel letto e strappò la logora maglietta che mi era stata fornita da una delle altre cameriere. Mi schiacciò il viso sul materasso e mi bloccò le braccia dietro la schiena. Provai a scostarmelo di dosso, ma era troppo forte per me. Piansi e lo implorai di mollarmi, ma non mi ascoltò nel mentre che spostava le mie braccia in modo da avere un migliore accesso. Suppongo che sarebbe andato fino in fondo, se una delle ragazze non lo avesse fermato. Non potei vedere esattamente cosa fece, seppi solo che le mani del signor Kang abbandonarono i miei fianchi per afferrare la ragazza per i capelli e costringerla a chiedere perdono in ginocchio. Lei si rifiutò. La trascinò fuori dalla stanza tenendola per il collo senza tanti complimenti, un'altra ragazza mi strinse a sè quando provai ad inseguirli. Non seppi cosa successe quella notte alla ragazza che mi salvò, ma da allora non osai più mancare di rispetto a nessuno dei miei padroni. Obbedivo senza fiatare e il signor Kang non tornò più a farmi visita. Venni a sapere che quello era il metodo che utilizzava per punirci. Fui nuovamente fortunata ad essere una delle più piccole, i miei incarichi non erano di grande importanza ed erano semplici da eseguire, perciò, a parte qualche aggressione fisica, non ricevetti più quel tipo di contatto. Rimasi con i Kang per altri due anni, in cui fui tormentata da incubi dove immaginavo cosa potesse essere successo alla ragazza e dove, a volte, mi vedevo al suo posto nel mentre che il signor Kang le faceva qualcosa di orribile. Fu col tempo che imparai che, dormendo un sonno leggero, avevi buona probabilità di evitare gli incubi e brutte sorprese. Certo, per una che lavorava come una matta tutto il giorno, svegliarsi al minimo rumore per avere poi difficoltà a riaddormentarsi non era di certo il massimo, ma era meglio dell'alternativa.
Ma quella notte, non seppi nemmeno io spiegarmi il motivo, mi addormentai profondamente e, per la prima volta da ormai non sapevo nemmeno io più quanto tempo, feci un sogno. La mattina dopo mi svegliai confusa, cercando di riordinare le idee. Avevo sognato di trovarmi in mezzo ad un bosco circondata da alberi di cui non si vedeva la chioma, talmente erano alti. Era buio e faceva freddo, ma non avevo paura. Qualcosa mi guidava, una voce per la precisione. La inseguivo, fiduciosa che mi avrebbe condotta fuori da quel labirinto erboso. Una voce profonda, piacevole all'udito. Non seppi riconoscerne il timbro per capire a chi appartenesse.
Aggrottai le sopracciglia nel mentre che scendevo dal letto.
Che strano modo di iniziare un lunedì mattina.
Andai nel bagno di fronte alla mia camera e mi feci una doccia veloce, prima di utilizzare l'altro assorbente che mi aveva donato Hwayoung. Non avevo perdite abbondanti per fortuna. Notai con piacere che la ferita al braccio e la scottatura fossero quasi del tutto sparite, perciò mi levai le bende una volta per tutte. Mi intralciavano terribilmente nei movimenti. Non sapevo a che ora Hwayoung avesse intenzione di farmi visita, ma non volevo di certo farla attendere. Sospirai, nel mentre che tiravo fuori i jeans che avevo nascosto all'interno del mobiletto del bagno dal giorno della sparatoria. Me li infilai e vi abbinai una maglietta grigia a maniche corte. Non era il migliore degli outfit, ma non disponevo di grandi risorse. Indossare il rossetto che Hwayoung mi aveva regalato sarebbe stata una mossa azzardata da parte mia. Intrecciai i miei capelli in una veloce treccia, ma non fui soddisfatta del risultato. La disfai e me la rifeci, ma cambiando lato. Feci un passo indietro per rimirarmi sullo specchio. Niente di che, ma poteva andare. D'altronde, con i chili che avevo preso, non assomigliavo più ad una scopa che a malapena si reggeva in piedi. Non avevo ancora il coraggio di guardare il mio corpo nudo, vedere le cicatrici che con il tempo erano rimaste sulla mia carne mi provocava un senso di nausea. Inclinai la testa di lato, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Chissà se Yoongi avesse notato questo cambiamento nel mio corpo. Magari non gli importava niente, ma aveva detto che non gli piacevo magra. Scossi la testa e guardai male il mio stesso riflesso.
Stavo diventando parecchio noiosa.
Uscii dal bagno e dovetti davvero farmi violenza per obbligarmi a scendere al piano di sotto. Ero spaventata all'idea di vedere come Yoongi avesse ridotto il salotto. Quanto tempo avrei impiegato a riordinare tutto prima che avessi la possibilità di uscire con Hwayoung?
Mi bloccai non appena arrivai nel corridoio che univa la sala da pranzo al salotto. Dalla mia posizione non vedevo all'interno delle due stanze, ma riconobbi la voce di Hwayoung provenire da dentro il salotto.
Avrei voluto affacciarmi per avvertire della mia presenza, ma qualcosa mi trattenne dal farlo.
"Stai diventando davvero noioso, Min Yoongi", stava dicendo Hwayoung. "Il ragazzo che ho conosciuto io quattro anni fa non era così. Ora sembri solo un'ombra di te stesso."
Mi accostai all'ingresso per cercare di udire meglio. Quanto inviadiavo Hwayoung per avere la possibilità di parlargli così senza essere schiaffeggiata in pieno viso.
"Oh, ma davvero? Mi chiedo davvero come mai" ringhiò in risposta la voce di Yoongi.
Doveva essere davvero arrabbiato a giudicare dal tono di voce non esattamente amichevole. Non che lo fosse mai, amichevole intendo.
Sentii Hwayoung spospirare.
"Senti, Yoongi, è passato tanto tempo. Non puoi continuare a stare dietro ad una storia successa secoli fa."
"Beh, indovina un po', Noona? Invece io continuo a starci dietro."
Cercai di spostarmi facendo il meno rumore possibile. La porta del soggiorno era aperta, se mi fossi sporta di qualche centimetro sarei riuscita a sbirciare all'interno.
"Ma è per questo che hai preso Hyun, giusto? Per non starci più dietro" ribattè Hwayoung.
"È un regalo di mio padre" precisò Yoongi.
Ancora quelle parole. Cercai di non pensarci.
Mi feci coraggio e coprii quei pochi centimetri che mi impedivano di vedere le due figure.
Hwayoung era in piedi di fronte a Yoongi, che stava comodamente seduto sul divano con le mani posate sulle sue ginocchia. Fui abbastanza colpita di vedere che tutto, all'interno del soggiorno, sembrasse integro.
"Allora sfruttalo" protestò Hwayoung. "Fai in modo che serva a qualcosa."
"Serve a cucinare e a pulire, no?"
Il colpo che Hwayoung gli diede alla nuca lo fece ridacchiare, ma si ricompose immediatamente.
"Noona, la ragazza non esce di casa. Punto. Non mi interessano le tue lamentele. Falle a Jin-Hyung, se ti permette di parlargli così."
Ecco, adesso capivo il motivo della discussione. Cercai di nascondere la mia delusione, non avrei dovuto essere così sorpresa in fondo.
Hwayoung sbuffò. "Se hai bisogno di qualcuno con cui accrescere il tuo ego maschile, vai in uno dei locali di Tae, scegliti una delle vostre puttanelle e portatela a casa, ma non prendertela con lei. Non puoi trattarla come un oggetto privo di sentimenti, finirà per impazzire chiusa qua dentro."
"Oh, mi stai suggerendo di cercarmi una moglie?" la provocò Yoongi.
Non seppi il motivo, ma quello che disse sembrò ferire Hwayoung. Sospirò, passandosi una mano sul suo bel viso truccato, poi si inginocchiò di fronte a Yoongi.
Avvicinò le dita al suo viso, scostando una ciocca di capelli dalla fronte bianca. Aggrottai le sopracciglia, che diavolo stava facendo?
"Jin-Hyung sa che tocchi altri uomini quando lui non c'è?" domandò, senza però scostarsi dalle carezze gentili di Hwayoung.
"No, ma sa che ti voglio bene. Per lui non è un problema se cerco di consolare il mio fratellino, anche per lui tu sei questo."
Era strano sentir dire una cosa del genere, non avevo mai assistito a tante dimostrazioni d'affetto, che queste fossero rivolte a me o ad altri. Non avevo mai visto i miei genitori tenersi per mano, o i coniugi Lee scambiarsi un bacio. Non avevo nemmeno mai visto la signora Kang accarezzare il capo di uno dei suoi figli, nemmeno a quello più piccolo. Mi ricordò Hea, faceva così con me quando il figlio dei Lee mi picchiava per aver rovesciato il thè bollente sulla sua preziosa console. Ma nonostante questo non mi aveva mai detto che mi volesse bene.
"Tsk, ricordagli che abbiamo solo tre mesi di differenza" rispose acido Yoongi, ma vidi ugualmente spuntare un accenno di colore sulle sue guance pallide.
Hwayoung gli sorrise, Yoongi abbassò il capo.
Okay, forse era il momento di interrompere quel quadretto che si era andato a creare. Mi bloccai nuovamente quando sentii la voce di Yoongi parlare.
"L'ho sognata di nuovo stanotte."
Fu quasi un sussurro, ma lo udii a causa del silenzio che circondava il cottage.
Hwayoung continuò ad accarezzargli la testa, apparentemente non colpita da quella confessione.
"Ho rivisto tutto. Questa volta ci stavo riuscendo, veramente. Stavo per bloccare quel bastardo da... Dal fare quella cosa. Ma non sono arrivato in tempo. Vuoi sapere perchè? Perchè la tua preziosa Hyun mi ha svegliato."
Inarcai le sopracciglia. E che diavolo, non ne facevo una giusta. Per una volta che stavo cercando di aiutarlo, di venirgli incontro.
Un'idea, accompagnata da una strana sensazione al basso ventre che non seppi riconoscere, si affacciò nella mia mente. Che parlasse della ragazza nelle foto?
Hwayoung sembrò divertita da quell'ultima frase. Yoongi la fulminò con lo sguardo.
"Yoongie, dispiace a tutti, lo sai. Era una persona d'oro, su questo penso che chiunque l'abbia conosciuta sia d'accordo, nonostante tutto. Ma non puoi dare la colpa a Hyun per quello che è successo."
Yoongi sbuffò e alzò gli occhi al cielo, supposi per non darle ragione.
"Quindi la farai uscire?"
Se Yoongi avesse potuto lanciare saette dagli occhi, probabilmente ora Hwayoung non avrebbe quel sorriso smagliante ad illuminarle il volto.
"Oh, avanti. Cos'è, hai paura di innamorarti di lei se la vedi con addosso qualcosa di più carino di quelle tute orrende?" scherzò lei.
"Non la vorrai mica far andare al ballo conciata in quel modo, spero."
Lo sguardo di Yoongi si fece ancora più truce. Oh mio Dio, avevo i brividi al posto suo.
"Non è necessario che le faccia un complimento appena la vedi con i vestiti nuovi. Credo che possa vivere benissimo anche senza."
Ancora nessuna risposta. Hwayoung fece spallucce.
"Chi tace acconsente, giusto?" domandò retoricamente, allungando gli angoli della bocca in un sorrisino canzonatorio.
"Chi ha detto che verrà al ballo con noi?" obiettò finalmente Yoongi.
Hwayoung inarcò un sopracciglio, prima di assumere un'espressione maliziosa.
"Perchè no? Ti sentirai meno solo quando Jiminie e Hobi ti abbandoneranno per andare in pista."
Yoongi sbuffò, poi si mise ad osservare i suoi piedi scalzi. "C'è Jungkook."
Hwayoung assunse un'espressione scettica. "Hai intenzione di ballare con lui?" volle sapere.
"Io non ballo" ribattè.
Hwayoung sollevò gli occhi al cielo. "Capisco. Ne riparleremo, va bene? Ora, passiamo a cose più importanti. Non mi avrai fatto fare tutta questa strada per nulla, vero?"
Yoongi si accasciò sul divano, apparentemente sfinito.
"Dio, sei così stressante. Come farà Jin-hyung a sopportarti a tempo pieno?" bofonchiò alla fine Yoongi.
Hwayoung sorrise vittoriosa, alzando il pugno al cielo. "Mi adora, mi adorate tutti", spiegò semplicemente.
Finalmente ebbi il coraggio di farmi avanti.
"Buongiorno" borbottai, entrando nella stanza.
Hwayoung si sollevò in piedi, facendomi un caloroso sorriso che cercai di ricambiare. Mi inchinai in segno di saluto.
"Vedo che ti sei già preparata. Perfetto, non sprecheremo nemmeno un minuto. Voglio che questa giornata sia perfetta" esclamò Hwayoung, sistemandosi in spalla la borsa che aveva poggiato nel divano.
Guardai Yoongi, lui distolse lo sguardo.
"Vado ad avvisare l'autista di mettere in moto l'auto. Torno tra un secondo" ci avvisò Hwayoung.
Mi affrettai ad accompagnarla all'ingresso per inserire il codice in modo da aprirle la porta. Mi afferrò per un braccio e avvicinò le labbra al mio orecchio.
"Non preoccuparti per lui."
Annuii, poco convinta. Le sorrisi per rassicurarla e lei sparì oltre la porta.
Mi affacciai nel salotto, Yoongi si era appena steso tra le coperte sfatte del divano.
"Come va oggi?" chiesi.
"Non hai aspettato che venissi a bussare alla tua porta" mi fece notare, ignorando la mia domanda.
Arrossii, ricordandomi improvvisamente la sua richiesta del giorno prima. Abbassai la testa.
"Me ne sono dimenticata, scusami" borbottai.
Yoongi alzò gli occhi al cielo. Beh, almeno non sembrava intenzionato ad uccidermi.
"Credimi, se stasera non torni entro le 18, avrai un vero motivo per scusarti."
Formulata in quel modo pareva una minaccia, probabilmente lo era.
Passò in rassegna il mio corpo con lo sguardo, soffermandosi poi sui jeans. In cuor mio mi chiesi cosa avesse contro quel capo d'abbigliamento. Forse era perchè non mi stavano più larghi come qualche settimana prima? Avrei dovuto smetterla di mangiare così tanto.
Per fortuna Hwayoung rifece il suo ingresso in soggiorno, salvandomi da quella situazione imbarazzante.
"Bene, possiamo andare. A dopo, Yoongi!" salutò la ragazza facendo un gesto con la mano, a cui Yoongi rispose con un grugnito.
Successivamente mi afferrò il braccio, trascinandomi fuori dalla stanza.
Ebbi giusto il tempo di incrociare nuovamente gli occhi di Yoongi, non seppi decifrare il suo sguardo. Nel mentre che mi infilavo l'unico paio di scarpe di cui disponessi, un senso di colpa mi attanagliò le viscere, che si moltiplicò quando, una volta fuori di casa, vidi ammucchiati accanto alla porta laterale che dava sulla cucina i resti di una sedia e di un tavolino distrutti. Riconobbi il legno del piccolo tavolo da cucina. Forse non avrei dovuto lasciarlo solo, e se fosse successo qualcosa?
"Eonni?" chiamai. Hwayoung si voltò nella mia direzione.
Non l'avevo mai chiamata così, ma supposi di non avere altra scelta. Seokjin si riferiva a lei chiamandola Noona, e lui aveva quattro anni più di me.
Mi morsi il labbro. "Forse dovrei rimanere qua" cominciai.
Hwayoung fece un cenno all'autista che era appena sceso dalla macchina per aprirle la portiera dell'auto, poi si rivoltò verso la mia direzione con un'espressione confusa.
"Come mai dici questo? Yoongi ti ha sgridata?" domandò.
"No, no" mi affrettai a negare. "Ma non so se sia in grado di cavarsela da solo. Insomma, ormai la febbre gli è passata, ma la spalla... E tutto il resto, ecco... Io n-"
Hwayoung scoppiò a ridere e io arrossii. La sua espressione si addolcì. "Oh, Hyun, credi a me, sa cavarsela da solo."
Non parlai, non volevo risultare più ridicola di quello che probabilmente ero già sembrata. Hwayoung mi fece cenno di seguirla e si intrufolò all'interno dell'auto. L'autista chiuse la portiera non appena mi sistemai nel sedile.
"Grazie" feci, sorridendole.
Lei mi guardò confusa. "Di cosa?"
Alzai le spalle. "Te l'ho già detto, sei molto carina con me."
Lei mi diede di gomito, poi mi fece un'occhiolino. "È questo che fanno le amiche."
Amiche.
Non ne avevo mai avute tante.
Rivolsi la mia attenzione al paesaggio fuori dal finestrino, per mascherare il mio rossore.
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Dangerous Minds》||BTS||
Ciencia FicciónI Bangtan Sonyeondan sono una delle gang più gloriose e antiche di tutta Seoul. Con il corso degli anni le ricchezze accumulate e il prestiglio della gang sono andate sempre aumentando, fino ad arrivare agli attuali membri, figli dei più temuti gang...