•Capitolo 22: Quartier Generale•

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Come c'era da aspettarsi, il buon umore di Yoongi non durò più a lungo di una sera.
Ritornare a dormire nella sua stanza doveva aver fatto scattare qualcosa in lui quella notte, sentii le sue urla nonostante avessi chiuso la porta e mi fossi rintanata sotto le lenzuola.

Siccome avevo cara la pelle, presi la decisione di non intervenire, ma volli comunque assicurarmi che stesse bene.
Mi acquattai fuori dall'ingresso della sua camera, cercando di non fare il minimo rumore.
Sapevo che la notte Yoongi chiudesse la propria stanza a chiave, perciò non mi preoccupai della possibilità di essere scoperta. Sarebbe bastato filare nella stanza più vicina non appena avessi sentito la chiave girare nella toppa.
Per fortuna si svegliò dopo poco tempo, perciò le grida non durarono a lungo. Lo sentii maneggiare con vari utensili, per poi scaraventare qualcosa addosso al muro (un oggetto di legno, a giudicare dal tonfo che produsse).
Stetti lì seduta finchè non sentii più le molle del materasso cigolare sotto il suo peso, segno che si fosse addormentato. O quanto meno tranquillizzato.

Non mi sorpresi più di tanto quando, la mattina dopo, si svegliò a ormai mattina inoltrata più incazzato che mai.

"Tra un'ora partiamo" mi annunciò, nel mentre che beveva nervosamente il caffè che gli avevo preparato in fretta e furia, beccandomi pure una sgridata per aver quasi fatto cadere la tazzina nella fretta di portargliela.

"Dove?" chiesi confusa, alzando lo sguardo dalla mia tazza di thè.

Alzò un sopracciglio, guardandomi in cagnesco. "Torno a casa mia, se entro un'ora non sei pronta a partire ti lascio qui."

E lasciandomi con questa allettante promessa, uscì dalla sala da pranzo sbattendosi la porta alle spalle.
Ero leggermente frastornata, il suo nervosismo non mi piaceva. Gli trasformava il viso, solitamente rilassato, facendolo assomigliare ad un cane rabbioso.

Sapevo che era in uno di quei momenti in cui per un minimo errore mi avrebbe schiaffeggiata senza tanti complimenti, perciò pensai bene di eseguire immediatamente i suoi ordini.
Ingurgitai il mio thè, scottandomi la lingua per di più, e sciacquai velocemente le tazze.
Mi diressi verso la mia stanza, facendo attenzione a non inciampare sui gradini delle scale.
Passando accanto al soggiorno lo sentii parlare al telefono, ma non mi soffermai ad ascoltare le sue parole.
Mi aveva beccata già due volte ad origliare e non mi aveva fatto nulla, non avevo di certo intenzione di vedere fino a che punto arrivava il suo limite di sopportazione.

Non ci misi molto tempo a racimolare la mia roba, in fondo non avevo granchè. Utilizzai la stessa sacca che mi aveva donato la cameriera alla villa dei Lee.
Sistemai il profumo in cima, per evitare che si rovesciasse o si rompesse, e risistemai i vestiti che mi aveva comprato Hwayoung nelle loro buste, facendo in modo che non si stropicciassero.

Yoongi fece il suo ingresso in camera proprio nel momento in cui stavo infilando la mia biancheria intima in una tasca interna della sacca.
Arrossii fino alla punta dei capelli e chiusi di scatto la borsa.

Yoongi si guardò intorno senza muoversi dalla porta.

"Cosa hai comprato ieri?" mi domandò alla fine con tono annoiato.

"Due vestiti. Ha insistito Hwayoung perchè li prendessi entrambi" spiegai velocemente, cercando di non far tremare la voce mentre parlavo.

Vederlo nella mia stanza mi metteva sempre incredibilmente a disagio. Se fuori di qui riuscivo a parlargli normalmente, quanto meno senza sembrare una bambina spaventata, all'interno di quella piccola cameretta le cose cambiavano totalmente. Forse era qualcosa di psicologico. Magari legato a ciò che succedeva nei dormitori delle cameriere dei Kang.

Yoongi mi indicò con l'indice la busta con il marchio del negozio stampato sopra, come a chiedermi il permesso di dargli un'occhiata. O, più verosimilmente, domandandomi silenziosamente se fossero lì dentro.
Annuii.
Prese la busta in mano e, con una delicatezza che non mi sarei aspettata, estrasse fuori entrambi i vestiti. Gli diede una veloce occhiata e poi portò fuori la fattura, che consultò per qualche secondo per poi infilarla nella tasca della tuta che utilizzava come pigiama.

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