III.I

18 8 3
                                    

Sono qui. Dove ero fino a un attimo fa? Perduto tra le vie di città sconosciute che popolano le profondità abissali, o in compagnia di amici mai visti in un banchetto sulla cima di un grattacielo rovesciato? Fluttuante tra le nubi di Saturno, a declamare poemi epici a rocce parlanti, o nel bel mezzo di una partita a scacchi con ombre malevole che mi tengono in bilico sul ciglio di una clessidra senza fondo?

Le bizzarre immagini oniriche perdurano ancora qualche istante nella mia mente, accartocciandosi tra le fiamme della realtà. Inutile cercare di recuperarle, sono già consumate. Ciò che conta è che adesso sono qui. Ma qui dove? E quando? Le risposte emergono istantanee, nitide, dai recessi del mio cervello. Adagiato in una capsula criogenica, all'interno di un'astronave che sfreccia solitaria nel cosmo in direzione della costellazione dello Scorpione. Riguardo al quando... Se tutto è andato come previsto adesso sono trascorsi centosettantacinque anni dalla nostra partenza dalla Terra, ben centosessanta dal mio ultimo risveglio, dato che durante il giro di risvegli precedente è stato il mio turno di restare addormentato. Centosessanta anni... Un periodo ben più lungo della durata della vita media di un essere umano, e superiore persino alla speranza massima di centoquaranta anni, traguardo raggiunto da un pugno di persone. Sempre che nel frattempo le cose non siano cambiate laggiù... Ma certo che saranno cambiate, in più di un secolo e mezzo può succedere di tutto. Sicuramente però non sarà rimasto nessuno di quelli che conoscevo. Tutti, anche coloro che erano solo dei bambini allora, adesso saranno già morti, o comunque ridotti ad anziani inebetiti, mentre io ho lo stesso aspetto che avevo il giorno della partenza. Abbiamo ingannato la morte, ma a che prezzo? Ormai non abbiamo più il diritto di chiamare "casa" la Terra, non la riconosceremmo più. Forse si sono addirittura dimenticati di noi. Già, prima della partenza ci avevano avvertito di questo. La consapevolezza dell'inevitabile trascorrere dei secoli. Noi quassù, racchiusi nel nostro sonno che ci concede una giovinezza perenne, mentre laggiù tutto muta e si trasforma, lasciandoci fuori dal corso della vita e della storia. Improvvisamente mi sento terribilmente vuoto. Che senso ha tutto questo? Per un istante nasce in me il desiderio di non essermi mai avventurato in questo viaggio. No. Non devo mollare. Sapevo a cosa stavo andando incontro e l'ho accettato serenamente. Devo guardare avanti, alla nostra destinazione, ancora così lontana, ma solo in apparenza. Grazie ai cicli di sonno quando arriveremo sarà come se per noi fossero trascorse solo una manciata di ore da quando abbiamo lasciato l'orbita terrestre. E poi comincerà il lavoro vero, lo scopo reale della nostra traversata cosmica, che mai essere umano ha tentato prima.

Mentre giaccio immerso nei miei pensieri non mi accorgo che le procedure di risveglio sono già a buon punto e adesso posso aprire gli occhi e compiere qualche movimento. Come al solito il mio primo sguardo va ai display. Conto alla rovescia terminato. L'anno indicato corrisponde a quello previsto. Esattamente come nei calcoli. Un anno tra un risveglio e l'altro di ogni membro durante il primo giro. Cinque anni al secondo giro. Poi venticinque. Adesso, al quarto giro, trascorreranno cinquanta anni tra il mio risveglio e quello di Sullivan, dopo di me. Al prossimo aumenteranno a cento. Quello dopo... Non ricordo più. O forse non voglio. Queste cifre stratosferiche mi danno il capogiro. Meglio pensare ad altro. Anche stavolta è filato tutto liscio. Ma ecco che una nuova preoccupazione mi assale. Cosa sarà successo nel frattempo? Non intendo sulla Terra, il destino di quel luogo mi è ormai estraneo. Qui, sulla nave, come staranno andando le cose? Moore avrà sentito di nuovo rumori strani o si sarà calmato leggendo i messaggi che abbiamo lasciato noialtri? E Li che impressioni ha avuto dal suo primo risveglio? Cosa avrà pensato nello scoprire ciò che è accaduto durante il suo primo sonno più lungo del nostro? Insomma, cosa ne è degli altri? Non che ci sia bisogno di preoccuparsi, ma mi ritrovo ad avere il disperato bisogno di un contatto umano, e leggendo i rapporti posso almeno avere l'illusione di comunicare con loro, di avere un filo diretto con altre persone. Mi rendo conto che si tratta soltanto di un palliativo, ma è meglio di niente.

Finalmente riesco a mettermi in piedi. Ho voglia di precipitarmi subito a consultare il diario di bordo, ma il senso del dovere ha la meglio. Sbrigo i soliti compiti di routine con un'impazienza crescente. È difficile tenere a bada l'agitazione e sono costretto a ripetere più volte alcune operazioni perché non riesco a concentrarmi a dovere. Finalmente termino. Mi precipito alla console di comando e annoto tutto. Quindi, prima di scrivere eventuali commenti o avvisi per gli altri, con una tensione che si riflette nel tremore del mio indice sullo schermo, vado alla ricerca delle registrazioni precedenti. Ecco, sono arrivato a quella di Li, la più vecchia, immediatamente successiva alla mia ultima.

Anch'egli afferma di non aver udito rumori sospetti, rimarca che nella nave è tutto in ordine e non c'è segno di anomalie. Conclude con un augurio che il viaggio prosegua serenamente per tutti, e si dice elettrizzato di essersi svegliato dopo venti anni dalla partenza, immaginando quali progressi potrebbe aver fatto la scienza umana nel frattempo.

Tre contro uno. A questo punto la posizione di Moore si indebolisce ancora di più. Voglio sperare che la faccenda sia finita lì, ma lo scoprirò immediatamente. Il rapporto che segue è proprio il suo. Prima però voglio controllare una cosa. Torno indietro fino a quello di McLane. Il suo testo si interrompe con quelle due righe scarne e rassicuranti. Come richiesto, Li ha cancellato il resto del messaggio, quindi non c'è pericolo che Moore l'abbia letto. E adesso il momento della verità.

È tutto vero vi dico! So che sembra folle, ma è così! Speravo che fosse finita, mi sono svegliato e ho pregato che la volta scorsa si fosse trattato di allucinazioni. Ma appena ho fatto un passo fuori dalla capsula ho sentito un fragore tremendo provenire dalla stiva degli alimenti. Non sono riuscito a uscire dalla cabina per più di un'ora, e quando finalmente ho trovato il coraggio ho dovuto far ricorso a tutte le mie forze. Mi sono recato nella stiva, pronto al peggio, ma con mia grande sorpresa non c'era nessuno. Di più: era tutto in perfetto ordine, come lo era probabilmente stato durante gli ultimi cinque anni. Ma sono assolutamente certo di ciò che ho udito. Ho svolto i compiti di routine il più velocemente possibile e ora mi ritrovo a scrivere queste poche righe, ma per tutto il tempo ho avuto la sgradevole sensazione di essere osservato. Anche adesso sento degli occhi, estranei, maligni, fissi su di me. Vorrei tornarmene immediatamente a dormire, sigillato all'interno della mia cabina, se non sapessi che gli incubi da cui mi sono risvegliato poco fa non aspettano altro per ripiombarmi addosso e scaraventarmi in un delirio onirico che stavolta durerà un intero secolo. Sono disperato.

Lo scritto si tronca qui, senza altre aggiunte. Rabbrividisco. Cosa è preso a Moore? Possibile che abbia completamente perso la ragione? Eppure si dice assolutamente certo di ciò che ha sentito. A cosa dovrei credere? Ancora una volta mi spio intorno. E se ci fosse davvero qualcuno nascosto nell'ombra? O piuttosto qualcosa... No, non devo cadere preda della suggestione. Andiamo avanti. Il successivo è il rapporto di McLane, chissà come avrà reagito nel leggere i deliri di Moore.

Moore, so che non leggerai queste righe che tra molti decenni, ma ti prego di tornare in te. Non c'è nulla che non vada qui dentro. Né io né gli altri abbiamo notato nulla di strano, probabilmente hai solo avuto la sfortuna di svegliarti nel momento sbagliato. Mi sono fatto un'idea di quello che è avvenuto: prima del risveglio di ognuno di noi i sistemi automatici della nave riportano l'ambiente interno a temperature accettabili. Probabilmente il calore dei tubi ha fatto dilatare qualche paratia metallica, ed ecco spiegato il colpo improvviso e la mancanza di segni evidenti della causa. E ora che la faccenda è chiarita, mi auguro che la nostra permanenza qui trascorra nel più tranquillo dei modi.

Questo il messaggio lasciato dal colonnello, in calce al solito elenco di dati. Ma visto il precedente si può immaginare che vi fosse anche una seconda parte, opportunamente cancellata da Li dopo la lettura, che metteva in guardia sui vaneggiamenti di Moore. Spero di sbagliarmi, ma temo che sia proprio così... Non resta che controllare i rapporti degli altri due.

Mal di vegliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora