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C'era qualcuno. Ne sono assolutamente certo. Non so come, ma è così. Mentre dormivo qualcuno mi osservava, al di là della lastra trasparente che mi protegge. L'ho percepito chiaramente, non era un sogno. Forse tra le nebbie del risveglio, quando le ombre oniriche si stingono nella realtà che prende il sopravvento, sono riuscito a catturare la sua sagoma. O magari è avvenuto subito prima di addormentarmi, ormai seicento anni fa. Ma non ha importanza il quando. C'era qualcuno, e non serve aggiungere altro. Due occhi riflessi dentro ai miei. Inespressivi, freddi, più del ghiaccio che mi avvolgeva. E anche "lui" deve aver capito che me ne sono accorto, perché è scomparso immediatamente. La mia mente però ha registrato quegli attimi fugaci e ora che ho riacquistato piena coscienza ha riesumato il ricordo di quelle immagini. E ho paura. So che avendo gli occhi chiusi non posso aver visto nulla, e fatico a trovare una spiegazione logica a ciò, ma sono assolutamente certo che sia accaduto davvero.

Finalmente riesco a schiudere le palpebre e come al solito il primo sguardo va ai display con gli indicatori temporali. Un brivido gelido mi scuote la colonna vertebrale. O almeno mi immagino che sia così, visto che non ho ancora riacquistato la sensibilità. Ma l'impressione della mia mente è quella, quando scopro con sgomento che i due piccoli schermi sono spenti. Bui. Perché? Cosa è accaduto? E subito un sospetto terribile si fa largo tra i miei pensieri. La capsula criogenica è in avaria. Guasto irreparabile. Per questo mi sono svegliato. La temperatura è risalita abbastanza da farmi riprendere conoscenza, ma sono spacciato. Il coperchio è sigillato e fiacco come sono in questo momento non posso neppure cercare di forzarlo, i miei muscoli sono deboli e intorpiditi da secoli di inattività. Non so neanche in che anno mi trovo... Forse è proprio questa la morte cui è andato incontro Moore. Mio dio, deve essere stato orribile, imprigionato qua dentro, consapevole della fine che si avvicina, impossibilitato a fare qualsiasi cosa, persino urlare e agitarsi. Costretto ad attendere l'inevitabile, immobile ma con il cervello ben sveglio. E ora tocca a me.

Ma... un momento. Un ronzio crescente si leva intorno a me, e dopo pochi istanti avverto una miriade di esperte articolazioni meccaniche e oleose che accarezzano il mio corpo. Non c'è dubbio, si tratta della procedura di risveglio. Dunque la capsula funziona ancora, il guasto ha interessato solo il dispositivo di segnalazione temporale. Non posso descrivere il mio sollievo, mi ero già rassegnato a... No, meglio non pensarci.

Adesso sono nella cabina di pilotaggio e come al solito mi appresto a leggere i rapporti di chi mi ha preceduto. Ho controllato la data nel computer centrale, e come previsto sono trascorsi mille e venticinque anni dalla partenza, ben seicento dal mio ultimo risveglio. Inizia a essere un bel po' di tempo, ma ormai mi sono abituato a non soffermarmici troppo. Tutto è relativo, in fin dei conti per me è come se fossi partito solo ieri.

Dunque, da dove iniziare... Dopo di me è stato il turno di Sullivan, vediamo cosa ha scritto.

C'è qualcuno. Ne ho la certezza. Mi guardava pochi attimi prima che mi addormentassi ed era di nuovo lì al mio risveglio. Non so chi fosse, né cosa volesse. Neanche posso descriverlo, ne ho intravisto appena la sagoma. No, percepito è il termine giusto... Non chiedetemi come lo so, ma era lì, a pochi centimetri da me, oltre il coperchio della cella criogenica. Su questo non c'è dubbio. Quando sono riuscito a uscire ho setacciato tutta la nave, da cima a fondo, armato di una grossa chiave inglese rimediata nella cassetta degli attrezzi, ma non ho trovato tracce della sua presenza. Eppure è a bordo, ne sono certo. Questo spiega anche gli strani rumori che abbiamo sentito tutti e gli episodi anomali, come il calo di acqua e ossigeno citato da Brown. Il responsabile è il nostro misterioso clandestino, non c'è altra spiegazione! Ma dove si nasconde? Vorrei restare sveglio più a lungo, prima o poi dovrà pur farsi vedere, ma non posso mettere a repentaglio l'intera missione. Rimandare il rientro nella capsula significa cominciare a consumare scorte per potermi mantenere, e di conseguenza rischiare di non averne a sufficienza per quando giungeremo a destinazione. Maledizione! Possibile che non ci sia modo di agire? Giuro che se trovo quel bastardo... Eccolo! L'ho sentito! C'è qualcuno in laboratorio. Stavolta non mi scappa!

Mal di vegliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora