Shock

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Consiglio di far partire il video...

«Tesoro, dovresti divertirti, non essere così ombrosa e solitaria. Va tutto bene?» La mamma si è accorta del mio malumore, ma non voglio guastare la festa a lei, o agli altri.
«Tranquilla, sto bene.
Ho solo un po' di emicrania, passerà presto. Vado da Kate, ci vediamo dopo» le do un bacio e mi allontano.
Scorgo la mia amica, assieme ad altre due ragazze, che fissa in un punto preciso e parla a voce bassa. Starà spettegolando su qualcuno?
«Ehi, pettegole! Con chi ce la prendiamo questa volta?»
Si voltano e mi riservano un sorriso. Samantha mi attira più vicina al gruppetto e dice: «la vedi quella ragazza, lì vicino allo stand del buffet?»
Seguendo la direzione la noto subito. È piccola di statura, capelli mori portati in un semplice caschetto, un vestito non molto corto, di cotone, tinta unita rosa pallido.
«Sì, l'ho vista. Che ha fatto di male?» Non sono pettegola, né mi piace sparlare delle persone, ma ho necessità di distrazione, urgentemente.
«Di male niente, ha solo avuto una fortuna sfacciata.»
Lascia un piccolo alone di mistero.
«Okay, ho capito.
Ha accalappiato un giovane e ricco petroliere?» Scuote la testa con vigore, facendo segno di diniego.
«Nessun petroliere, ma suo marito è bello come il sole. Sembra un modello.»
Scoppio a ridere della loro superficialità.
«Su, ragazze, non mi pare il caso di invidiarla così. Magari ha tanti lati positivi» la metto sempre nel migliore dei modi.
«Beh, tra poco vedrai perché ho detto in questo modo. Sta per arrivare!» Suggerisce ancora Samantha.
Anche Kate è curiosa, evidentemente non lo ha mai visto neppure lei.
Continuiamo a parlare, mi spiegano bene la loro storia.
«Ecco, adesso capirai.» Indica un punto, mi volto e...

Perfect, di Ed Sheeran, si libra in aria, mentre lui raggiunge la ragazza e le posa un bacio sulla guancia.
Il cuore mi scoppia, le gambe mi tremano e la pressione cola a picco. Non può essere che uno scherzo del destino.
«Minnie, che hai?» La mia amica si accorge subito del mio malessere.
«Devo andare via.» Non attendo una loro replica, mi dirigo svelta dietro alla costruzione principale, nella proprietà. Devo allontanarmi, non voglio che la folla mi veda piangere.
Per un attimo ho creduto che mi avesse mentito, come per una sorta di ritorsione, ma vederlo lì, con la moglie, mi ha uccisa.
Mi rannicchio dietro ad un piccolo muretto di cemento.
Rivivo in un secondo tutto il nostro passato, le nostre avventure e l'affetto che ci legava. Peggioro la situazione, ma che posso farci se non ho il controllo sui miei pensieri?
Sono grata alle ragazze per non essermi corse dietro. Come avrei potuto spiegare quello che è appena accaduto, senza rivelare il mio passato? Semplice, non avrei potuto.
Sento dei passi in avvicinamento.
Esco dal rifugio, cercando di darmi un contegno.
Fingo di essermi distaccata dalla festa per avere un attimo di pace.
«Sei sempre la solita, eh? Meglio scappare, non è vero Minnie?»
«Car, per favore.» Lo imploro. Dopo ieri sera non riesco a combattere contro di lui, a dimenticare quelle parole.
«Per favore, cosa? È un caso se siamo qui entrambi, almeno per quanto riguarda me. Non sarei mai voluto venire, ma Samara mi ha costretto.»
Samara, si chiama così sua moglie.
«Non fa niente, me ne vado io.»
Non lo faccio per lui, ma per me. Voglio evitare altri discorsi pregni di cattiveria. Mi ha ferita abbastanza la sera scorsa.
«Puoi restare, c'è tanta gente, non per forza dobbiamo avere a che fare l'uno con l'altra» si sposta un ciuffo di capelli dietro la nuca.
«Se ciò che dici è vero, perché mi sei venuta a cercare?» Non riesco a capire a quale gioco stia giocando.
«Non lo so. Forse perché quelle persone mi annoiano. Samara compresa.»
Un altro quesito affolla la mia testa: perché è così irrispettoso verso la donna che ha sposato?
«Non c'è bisogno di denigrare tua moglie. Non ti facevo così cattivo, sei cambiato molto. Addio Caronte» muovo un paio di passi, provando ad allontanarmi.
Mi afferra per un braccio, mi tira vicina a sé e dice: «domandati il perché. Per quale motivo credi che sia diventato così, Minerva?»
Cerco di liberarmi; la sua vicinanza mi scatena troppe emozioni che non riesco a gestire.
«Non sono cose che mi riguardano. A tua moglie devi chiedere, non a me. Come hai detto ieri sera, una volta eravamo amici, adesso non c'è più niente.»
Reprimo un verso strozzato, ripetendo quelle parole.
«Mi hai preso in un brutto momento, Min. Rivederti, tornare indietro nel passato, mi ha molto scosso.»
Una blanda spiegazione, la sua.
«E per questo, meritavo la tua acredine e il tuo astio?
Io non ti ho mai fatto un torto, Car, ti ho sempre... voluto bene come ad un fratello. Non è colpa mia se la vita ci ha divisi.»
Il clima muta inaspettatamente; la sua rabbia affiora ancora una volta.
«Sì, che è colpa tua. Il problema è che sei talmente stupida da non capire qual è il nesso, non è vero biscottino?»

Se mi avessero tirato una coltellata avrei sentito meno dolore, che nel sentirlo chiamarmi con quel soprannome.
«Lasciami, devo andare. La mia famiglia mi sta cercando, e anche Samara scommetto si stia chiedendo dove sei» un'altra tattica di fuga.
«Pensi che mi importi di ciò che si sta chiedendo lei?
Sa benissimo che non le sono fedele, tuttavia accetta la cosa e basta.»
Questa conversazione sta prendendo una piega inaspettata e inopportuna. Meglio darci un taglio subito.
«Ti dovresti vergognare!» Mi libero con uno strattone, gli lancio un'ultima bellicosa occhiata, dopodiché gli volto le spalle e me ne torno alla festa.

Fortunatamente non c'è stata più occasione di restare soli o in prossimità. Io sono da una parte, lui in quella opposta.
Ogni tanto gli lancio delle furtive occhiate, solo per vedere come si comporta.
Pare tutto nella norma: parla con le persone, ogni tanto degna di considerazione la consorte, finge che tutto vada bene.
Ed io? Non so cosa fare, che pesci prendere. Per smorzare l'inquietudine decido di bere un bicchiere di qualcosa.
«Salve, vorrei un Manhattan con ghiaccio.»
Il cameriere sorride, preparandomi il drink.
Lo bevo tutto in un sorso, come la più avvezza delle alcolizzate.
«Un altro, per favore.»
Va avanti così per un pezzo. Poi, una volta che comprendo di non essere più sobria, mi rifugio all'interno del grande edificio principale. L'abitazione dei proprietari. Ma li conosciamo bene, sono amici di famiglia, per cui non è un problema.
Conosco l'ubicazione di ogni camera, ne scelgo una che è quasi sempre inutilizzata.

L'oscurità fa da padrona al suo interno; ed è ciò che mi ci vuole. L'incipiente emicrania non mi lascia scelta.
Mi distendo sulla comoda dormeuse che c'è al centro.
Sfilo le scarpe e sistemo il cuscino dietro la nuca. Poso il braccio sopra gli occhi, un gesto abituale, che compio fin da quando ero piccola.
Mi assopisco, ma non del tutto. Restano a metà tra la veglia ed il sonno.
Uno spiraglio di luce entra all'improvviso, ma viene sostituito subito dal buio.
Qualcosa mi sfiora.

«Chi c'è?» Mi allarmo.
«Sono io, tranquilla.»
Balzo a sedere, incurante del martellare nella mia testa.
«Car, lasciami stare, davvero.» Biascico, a causa dell'ingente quantità di alcool che ho in corpo.
«Vorrei...» è la sua sola replica. Dopodiché, si distende al mio fianco, nonostante lo spazio sia davvero esiguo.
«Mi hai mai pensato, in questi anni?» Domanda di punto in bianco.
«Come puoi chiederlo?
Come puoi credere che ti abbia dimenticato? Sei sempre stato nei miei pensieri, nel mio cuore.»
Sento la rigidità del suo corpo accanto al mio.
«Se è vero, allora spiegami, perché?»
Mi siedo, sentendomi a disagio. Per quanto fossimo amici, un tempo, lui è un uomo sposato.
«Perché, cosa?» Non arrivo al nesso.
«Lo sai, Min.
Non fare finta di niente. Dimmi solo perché, poi sparirò e ti lascerò alla tua nuova vita.»
Senza riflettere controbatto: «e se io non volessi essere lasciata da te?»
Uno strano singhiozzo esce dalla sua gola.
«Non dire così, non puoi. Tu non capisci, non ci arrivi» ed ha di nuovo ragione, non capisco.
«Car, dimmi, confidati con me, ti prego» provo l'ultima chance che mi rimane.
«Non posso. Mi... riaprirebbe una ferita che ho tentato con ogni mezzo di richiudere. Tu non sai che cosa ho passato dopo che te ne sei andata. Non potrai mai saperlo.
Anni di solitudine, disaffezione, rabbia. Ho costruito un muro così spesso che non riesco ad abbattere, neppure con ogni mia singola forza. Sono arrabbiato, infelice, solo.»
Mi fa male sentirgli dire queste cose.
«Non sei solo, ci sono... c'è Samara con te.»
«Lei non è niente per me. Non riesco neppure a... ad andarci a letto.»
Sarà per colpa dell'alcool, ma un brutto presentimento si fa strada in me.
«Ti prego, non dirmi che sei stato molestato!» Mi esce quasi un grido.
«No, non è quello. Fortunatamente non mi è mai successo.
Ma è un'altra la ragione del mio distacco da lei, dalle donne in generale.»
Assimilo con gratitudine quel suo diniego, in merito al mio sospetto.
«Quale?»
«Tu. Sei tu la ragione di tutto questo.»
E forse, in qualche modo, sapere questo fa più male del pensiero precedente.
«Mi dispiace, Car, con tutto il cuore. Che posso fare per farmi perdonare?» Non ho altra scelta e, forse, neppure la voglio.
«So che ti scioccherà, ma...»

Continua...

Spazio Autrice:

Salve! Solo due righe per informarvi: dall'ultima settimana di luglio, fino al 14 agosto, la pubblicazione di The Choice sarà sospesa.
Vado in vacanza, e per quanto bene vi possa volere (ed è tanto) ho intenzione di rilassarmi e godermi le ferie. Ci rivediamo il quindici di agosto, con la regolare pubblicazione! Inoltre, la pubblicazione passerà dal mercoledì al sabato, avendo completata la pubblicazione di Broken Love 2.
Buone vacanze a tutti, baciiii.

SIAE. The Choice. SU Pubblicato 07/07/2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora