Proposta

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«Ti aiuto io, Soledad, non preoccuparti. Tu finisci i cottage a sinistra, io penso all'ultimo a destra.»
L'appartamento in questione è quello di Caronte, che ho deciso di ripulire io stessa.
I ragazzi sono tutti al lavoro, motivo per cui non ho niente altro da fare, se non aiutare il personale nelle faccende e nel pranzo.
Apro la porta con la chiave universale, trovando tutto in disordine. Tiro all'interno il carrello con l'occorrente per pulire, iniziando immediatamente a sistemare.
Piego i vestiti riponendoli sopra il cassettone. Inizio a spazzare, per poi passare lo straccio.
Spolvero e metto in ordine tutto quello che trovo in giro.
Posso passare al bagno, adesso. Ripongo la scopa e prendo i detersivi per la pulizia dei sanitari.
Dirigendomi verso la stanza, vedo a terra un pezzo di carta.
Lo raccolgo, decisa a rimetterlo al suo posto senza sbirciare.
Ma la curiosità mi gioca un brutto scherzo, quando mi rendo conto di quanto sia vecchio e logoro questo foglietto.
Lo apro e vengo catapultata all'indietro, a quel giorno di tre anni fa.

«Voglio solo sapere dov'è, non chiedo altro.»
Domando sconsolata alla direttrice dell'orfanotrofio.
«Se ne è andato, Minerva, anni fa. Non è più tornato e non si è più fatto sentire. Ha una nuova vita, una nuova famiglia, mi dispiace.» Non lascia margine di manovra; Car è scomparso, senza lasciare traccia.
«Non ha lasciato niente, un biglietto, un messaggio, qualcosa per me?» La mia unica speranza è questa.
«Tesoro, mi spiace davvero. Ma credo che sia andato avanti, che abbia lasciato indietro il passato. Anche te.»
Le sue parole mi feriscono. Non è possibile che mi abbia accantonata così, come una cosa vecchia e non più utile.
Dopo quello che...
«Va bene, capisco. Grazie mille per avermi ricevuta. Le auguro il meglio. Addio.»
Me ne esco di lì, con l'immagine della sua espressione piantata nella testa. Dispiacere e dolore. Ma lei non ha colpa, se il mio migliore amico, l'amore della mia vita, mi ha dimenticata.
Decido impulsivamente di fare ancora un'ultima tappa. Andare in quel posto, in quel luogo, che per noi ha significato tanto e che adesso è solo un posto di distruzione, rammarico e dolore.
Prendo l'autobus e arrivo alla stazione. Compro un biglietto del treno ed attendo che arrivi, al binario indicato.
Rifletto attentamente su tutto quello che possa essere accaduto, per far sì che si rivoltasse contro di me. Ma non c'è alcuna spiegazione.
È lui ad essere in torto, non essendosi presentato. Quando chiamai per sapere se ci fosse una registrazione a suo nome, mi è stato garantito che no, non c'era.
Ha dimenticato, si è disinteressato? Non so.
Ma a questo punto poco importa. Non si piange sul latte versato.
Il tragitto è breve, così, una volta arrivata in stazione prendo un taxi.
Mi conduce esattamente al luogo che per me ha rappresentato tutto. Pago la corsa, varco le porte e prendo l'ascensore che conduce all'attico, al tetto.
Giunta alla terrazza, affronto la guardia che ha il compito di monitorare l'ambiente.
Gli spiego il motivo della mia presenza, riuscendo ad abbattere il suo muro. Mi fa passare, dandomi un badge e ricordandomi di fare attenzione.
La terrazza è meravigliosa; da qui si può vedere l'intera città, il grande lago e la moltitudine di palazzi.
Mi appoggio alla ringhiera non riuscendo a trattenere le lacrime.
«Perché mi hai dimenticata?» Sussurro al vento, senza che lui mi possa rispondere.
E nel silenzio, faccio la sola cosa che mi possa garantire un minimo di pace: sciolgo il nastro rosso dal mio polso e lo lego ad una delle sbarre della ringhiera.
Faccio diversi nodi, affinché non venga portato via dal forte vento.
Un'unica lacrima mi scende, mentre assicuro a quel pezzo di ferro tutto il mio passato e tutto l'amore che ho per lui.
«Addio Caronte. Ovunque tu sia, spero che la felicità ti trovi. Ti amo, sempre.»
Un ultimo sguardo, mi volto e sparisco, ingoiata dalla folla.

Ritorno in me con una strana sensazione, ma che non riesco a definire bene.
Ma so per certo che quello appena vissuto è uno dei ricordi più strazianti che ho. Sapere di essere stata ignorata, che non ha mantenuto la parola, è un dolore così acuto che a stento lo riesco ad affrontare. Non mi sono mai fidata di nessuno, ma di lui sì. E il suo tradimento è stato il più devastante.
Ma devo rimettermi a fare le pulizie, per cui allontano quegli infausti pensieri e convoglio tutte le mie forze nelle faccende domestiche.

SIAE. The Choice. SU Pubblicato 07/07/2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora