Resa

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«Car, non dire assurdità!» Lo affronto, dopo la discussione avuta in camera mia.

«Quale assurdità starei dicendo? Se mi ami ancora, divorzio. Non sei stata proprio tu a suggerirlo, giorni fa? Devo lasciarla libera, smettere di farle male ed umiliarla.»

Mi rivolta contro le mie stesse parole. È sempre molto scaltro.

«Capisci che non voglio essere la causa della rottura tra te e Samara?» Metterla sotto un'altra prospettiva può essere la soluzione.

«Non sei tu la causa, non del tutto almeno. Non la amo, l'ho sposata perché mi mancavi, mi sentivo solo e perso.
Sa benissimo che sarebbe successo, prima o poi. Non le ho mai fatto promesse, ed il fatto che tra noi non ci sia intimità la dice lunga.»

Come sempre rivolta il tutto in suo favore.

«Senti, per quanto risulti una contraddizione, preferirei che continuassimo così, come fatto fino ad ora» ma è davvero quello che voglio?

«Finiscila, Minerva. Stai parlando con me, non con bambolotto biondo. Io ti conosco, fin nei più nascosti recessi di te stessa. Tu mi vuoi, mi ami e io voglio te. Non c'è ostacolo, se non quello che ti sei imposta da sola.
La gente si lascia, è una cosa normale. E se io stesso ti dico che non sei tu il motivo...» prosegue.

«Caronte, tu puoi anche garantirmi e giurarmi col sangue di non essere la causa. Ma che cosa dirà la gente? Non posso fare azioni avventate, che si potrebbero ripercuotere sulla mia famiglia, sull'azienda. Uno scandalo come questo...»

Mi afferra le braccia, per dire: «ti rendi conto di quanto siano ridicole le tue parole? Uno scandalo se io divorzio, ma non lo sarebbe se fossi la mia amante. Minnie, ti si è fritto il cervello.
Comunque sia, non spetta a te la scelta. Resterò per le altre due settimane pattuite, dopodiché, tornerò a casa e affronterò Sam» non mi lascia latra scelta, in fondo ha ragione lui; sono un controsenso vivente. Ma ho paura, soprattutto per la reazione dei miei famigliari.

«Va bene, fai come meglio credi» indietreggio appena, troppo sconvolta dalla mia reazione a lui.

«Vieni qua» apre le braccia e per me è come il canto della sirena. Non riesco ad oppormi, nonostante i miei ragionamenti, i valori che credevo avere. Lui è sempre al di sopra di tutto, perfino di me stessa.

«Tesoro, siamo nel ventunesimo secolo. Nessuno si scandalizza più se un uomo lascia una donna per un'altra.
Mi secca ripetermi, ma come ho detto in abbondanza, noi non ci amiamo. Non ci siamo mai amati, anche se tu ti ostini a voler vedere quel sentimento in lei. Anche se non sa chi sei, che volto hai, è a conoscenza di quel che provo per te, che ti ho sempre amata. Non le va giù, ovviamente, ma non per ciò che credi, per il semplice fatto che è sempre stata molto competitiva.
Ti lasci fuorviare da quello che lascia trasparire, ma credimi, non è la santa che vuole apparire.»

«Car, ho come la sensazione che il tuo sia un discorso motivazionale. Io non riesco a farmene una ragione. Se davvero lei è così, perché non l'hai lasciata prima?» sbuffa, infastidito.

«Te l'ho già spiegato troppe volte. Era una specie di contratto: io avevo i miei motivi, lei i suoi» spiega ancora.

«Dimmi quali e ti prometto che non ti osteggerò più» devo sapere.

«Vieni, andiamo via da qui. Mi serve il giusto posto per raccontare»
mi tira per la mano, dirigendosi verso il fiumiciattolo.

Arrivati al delimitare dell'area, fa qualcosa che mi riporta indietro nel passato: si arrampica sul ramo più basso di un grande albero, allunga la mano e mi invita a salire.

Sono ancora capace di scalare un tronco, noto con piacere, non appena mi siedo di fronte a lui.

«Come ti ho detto, il nostro incontro è stato casuale. Io uscii da un bar completamente ubriaco, lei mi soccorse quando mi sentii male. Ci siamo rivisti, non lo nego, perché avere qualcuno affianco mi faceva stare calmo.
Le chiesi perché, così mi raccontò: era stata lasciata in modo brusco e poco elegante, ad un passo dall'altare. Disse anche che io le ricordavo molto lui, il suo grande amore, e che stare con me le serviva come una sorta di vendetta.
La capii, provavo lo stesso nei tuoi confronti. Così, qualche settimana dopo ci sposammo. Misi subito in chiaro le cose, non le ho mentito come credi. Le spiegai il come ed il perché, accettò senza problemi. Provammo ad andare a letto insieme, ma non ci riuscivo. Solo immaginando te ne ero capace. Ma una parte di me voleva dimenticarti per sempre. Così mi davo da fare in giro, e lei lo sapeva. È vero che non mi ha mai reso la pariglia, ma si è... come dire, attrezzata in modo diverso, rendendomi la vita coniugale un inferno. Mette bocca su tutto, recrimina e mi controlla. Tu ben sai quanto odio cose come questa, il che è servito solo ad allontanarmi ancora di più.
Il tuo pensiero poi, non mi abbandonava mai: mi chiedevo dove fossi, che cosa ti era successo. Se eri felice e perché mi avevi dimenticato. E ogni volta che il pensiero verteva su questi argomenti la mia rabbia si moltiplicava.
Rivederti, quella sera, al locale è stato uno shock. Di tutte le persone al mondo, mai mi sarei aspettato che fossi tu.
Ho sentito il cuore spezzarsi, rivederti, così bella e felice, ha dato fondamento a quel che mi era stato detto.
E così... beh, il resto lo sai» termina, accendendo una sigaretta.

«Mi spiace, davvero, Car. Non pensavo che stessi patendo così tanto. Anche io non ti ho mai scordato. Sai che ho ancora la mia bambola?» Gli sorrido, forse per la prima volta in modo sincero.

«Ah-ah, un pomeriggio speso a rimetterla in sesto. Ma non mi sono mai divertito così tanto.» Mi accarezza.

«Hai sempre avuto talento per il cucito, ho una montagna di panni da rammendare, se sei in vena» devo scherzare o tutto il dolore si riverserebbe su di noi.

«Come no! Car il sarto è a tua disposizione.
Ma bando agli scherzi, facciamo una gita domani? Voglio portarti in un posto, nella vecchia cava dietro le montagne, ti va?»

Rifletto attentamente: rispondere affermativamente significa sottostare a quello che ha deciso lui. Ma la parte di me che più ho a cuore mi dice di accettare.

«Car... ve bene, andiamo a fare questa gita» capitolo, alla fine.

Sorride come non faceva più da anni: con gli occhi e con il cuore.

«Perfetto. Ma dobbiamo partire presto, prima che gli altri si sveglino. Voglio anche vedere l'alba, ricordi?»

«Come potrei dimenticare! Era uno dei punti sulla nostra lista.»

Mi prende per mano, tirandomi appena affinché mi avvicini a lui.

«Sarà diverso, da ora in poi. Non ti farò più male» la solennità nel suo sguardo apre una breccia.

«Lo so, mi fido di te» mi arrendo del tutto.
Combattere il mio cuore e lui è davvero impossibile.

«Torniamo indietro, adesso, prima che tuo padre mi dia un'altra battuta, pensando ti abbia rapita» scende agilmente dall'albero, alza la testa e allarga le braccia.
Senza esitazione alcuna mi lancio, atterrando nel suo abbraccio, nel suo cuore.

Senza esitazione alcuna mi lancio, atterrando nel suo abbraccio, nel suo cuore

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SIAE. The Choice. SU Pubblicato 07/07/2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora