Solo per questa volta

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Dedicato a tutti voi lettori e in particolare a Ceci_depp per il suo compleanno!
Buon ferragosto a tutti... Ps: sono tornata!

Si mette di fianco agli altri, in fila, per sentire il mio discorso di benvenuto.
«Buongiorno a tutti e grazie di essere qui.
I miei genitori sono fuori, per acquistare del bestiame, motivo per il quale sono io a fare gli onori di casa.
Immagino che tutti voi abbiate già svolto le mansioni tipiche di una fattoria, per cui non mi dilungo oltre. Il lavoro è lo stesso: badare al bestiame, pulire le stalle, impilare le balle di fieno e tenere d'occhio le mandrie quando sono libere nei campi.
Detto questo, vi porto a fare un giro della fattoria, così da farvi familiarizzare con il posto.
Dopodiché, andremo ai vostri alloggi, che non sono molto distanti. Quelle – indico col dito- sono le mini car che usiamo per spostarci all'interno. Abbiatene cura, mi raccomando.
Adesso, se volete seguirmi, si inizia con il tour. Dividetevi in gruppi di quattro e prendete una vettura per ciascun gruppo.»
Mi stupisco del mio riuscire a mantenere un tono calmo e professionale, nonostante i suoi occhi non si stacchino da me un secondo.
«Perdonami, gli alloggi sono singoli?»
Mi volto verso la voce, trovandomi davanti un Adone biondo e altissimo.
«Certo. Ci teniamo a garantire la privacy per ognuno di voi.»
Gli sorrido.
«Perfetto, grazie mille.» Ritorna in seno al gruppo, mentre io lo osservo. Sarà all'incirca sul metro e ottanta abbondante, fisico muscoloso, gambe lunghe.
Capelli color del grano e due magnetici occhi azzurri. Mascella squadrata, bocca carnosa e un gran bel po' di addominali a tartaruga, che non vengono celati dalla canotta aderente.
Smetto di fissarlo, salendo nella mia vettura. Metto in moto e... qualcuno balza sul sedile accanto a me.
«Car! Sto lavorando.» Lo rimprovero.
«Lo so, e lo fai anche bene. Ma non c'è posto nelle altre mini car e non voglio farmela a piedi.»
Osservo il resto della comitiva, c'è eccome posto.
«Scendi. Il posto c'è» deve andarsene subito.
«Lo so bene, ma voglio parlare con te, dopo l'ultima volta.»
Ci risiamo, incomincia ancora con questa storia.
«Non abbiamo niente altro da aggiungere. Tu hai chiesto, io ho risposto. Le cose non cambieranno» voglio che se lo metta bene in testa.
«Bambolotto biondo è la ragione di tutto questo?
Ho visto come lo guardavi.
Un'ispezione minuziosa, come quelle che riservavi a me anni fa.» Se lo strangolo, qui e ora, me li daranno trent'anni di galera sicuri?
«Non è lui la ragione. Sei tu, con le tue proposte inappropriate.
E comunque, non ti ispezionavo quando ero piccola. Ero solo incuriosita dal tuo aspetto.»
«Un modo gentile di dirmi che eri attratta da me, anche se eri una bambina. Ma so di fare questo effetto alle donne.»
Non mi prendo la briga di rispondergli.
Il suo ego è già mostruosamente enorme, senza che ci metta del mio. Parto e mi dirigo verso la zona della prateria più estesa. Controllo spesso che il resto del gruppo mi segua. Ci fermiamo e smontiamo, mentre io spiego loro fin dove confina il nostro appezzamento di terra.

Riprendiamo il percorso, dirigendoci dalla parte opposta.
«Non ti va proprio di stare con me?» Mi sorprende con questa domanda.
«Non nel modo che vuoi tu. Stare con te da amico mi andrebbe bene, mi sei mancato, ma in altro modo no.
Odio ripetermi, ma sei sposato e per me è un vincolo sacro, che non romperei mai. Mi stupisce che tu non ne abbia riguardo, invece.»
«Min, te l'ho detto.
Non la amo, l'ho sposata per ragioni stupide» insiste di nuovo.
«Allora lasciala, divorzia!
Perché devi tenere quella povera ragazza legata a te, per umiliarla continuamente, mancandole di rispetto, ed in pubblico per giunta!»
«Perché lei sapeva a che cosa andava incontro sposandomi. Non l'ho raggirata, né le ho mentito. Sono stato onesto, sul perché della mia scelta.
Ha accettato prendendosi anche le conseguenze.»
«Ma che razza di discorso è questo! Cosciente o meno, dovresti avere un minimo di riguardo verso di lei. Non è un bambolotto, è una persona con dei sentimenti e un cuore, che tu non ti fai scrupoli a calpestare. Santo cielo, ha una dignità anche lei!»
La difendo a spada tratta, perché odio uomini come lui.
«Va bene, te la faccio più semplice: io la uso, lei usa me. È un accordo il nostro, non un vero matrimonio.»
Come no, e io ci credo.
«Ma smettila!
Credi davvero che sia una di quelle sciocche donnette, che si fanno imbambolare da certi discorsi?» Sono furiosa, adesso.
Lui sghignazza, si rimette a posto i capelli e dice: «mai pensato.
Ma ho voluto provarci lo stesso, anche se è davvero questo che c'è tra noi.
Una sorta di contratto, del quale beneficiamo entrambi. Lei per le sue motivazioni, io per le mie.»
Prendo un respiro e ribatto: «puoi anche convincerti che davvero sia così, ma io ho visto come ti guarda. Il dolore nei suoi occhi quando ti sei allontanato con quella donna. Lei ti ama, e solo uno stupido egoista e narcisista non se ne accorgerebbe.»
A questa non replica, non può, o così credo io.
Sospira e aggiunge: «resta il fatto che io ti voglio. Non me ne farò una ragione fino a quando non ti avrò.
E se speri che ti dia pace, scordatelo. Come ti ho già detto, sarai tu a volerlo, credimi.»
Basta, per me la discussione finisce qui.
Fortunatamente siamo arrivati alla zona dei loro alloggi.

Smonto dalla vettura, non lo degno di uno sguardo e mi dirigo svelta dal gruppo, che è in trepidante attesa.
Consegno loro le chiavi, dicendo di prendersi il tempo che serve per sistemarsi. Un coro di grazie è la loro risposta.
Hanno apprezzato le sistemazioni, quelle mini casette spaziose e confortevoli. Sento gli schiamazzi e le risate che provengono da dentro le abitazioni.
Car, invece è ancora lì fuori, in attesa.
«Fai fare il tour anche a me?» Le sue tattiche mi sfiancano.
«Sei abbastanza grande da sapertela cavare da solo.
Ma dimmi solo una cosa, perché sei qui, come hai fatto a sapere del lavoro?»
Si gratta il mento e risponde: «le voci girano.
Ho visto l'annuncio e Samara mi ha riferito di aver sentito tuo padre e Milligan parlare, alla festa. Lei lavora per lui.»
Questo spiega tutto.
«E ti ha lasciato venire qui senza dire nulla?» So che può sembrare un interrogatorio, ma non riesco a frenare la curiosità.
«Ovviamente, no. Ha avuto a che ridire, ma non è servito. Non mi è importato»
Scuoto la testa affranta.
«Capisco. Bene, ti saluto, ho del lavoro da fare. Sistemati con calma, non c'è fretta. Ciao Caronte.»
Muovo solo un passo, prima che mi afferri.
«Ti ricordi come mi chiamavi, quando eravamo lì?»
Lo ricordo bene, fin troppo.
«Certo. Non ho dimenticato niente.»
«Chiamami in quel modo, un'ultima volta, e poi ti darò pace. Promesso.»
«Car...» lo supplico.
«Solo questo, non ti chiederò più niente» ma devo credergli?
«Solo per questa volta... amore mio.» Gli volto le spalle e fuggo devastata.
Dalle lacrime e dalla sofferenza che stanno aggredendo il mio cuore, la mia anima.

 Dalle lacrime e dalla sofferenza che stanno aggredendo il mio cuore, la mia anima

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SIAE. The Choice. SU Pubblicato 07/07/2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora