The "Strange" (Creepypasta FanFiction) (prima o poi la revisiono)

".... Cosa?....... "

dopo due settimane di merda in Francia, ovvero il paese che odio di più dopo la corea del nord, sono finalmente tornata da mio marito: il Wifi, e posso continuare a scrivere :)

(...) Tirai un sospiro di sollievo, quando entrando in una delle numerose sale mediche della struttura, riuscii finalmente a trovarla. 
Mi lascia scappare una risata quando vidi quello che stava accadendo; Strange si era arrampicata su un armadio di vetro contenente medicinali e non sembrava avere alcun intenzione di scendere; i medici si erano mobilitati andando a chiamare quelli della sicurezza per farla scendere e nel frattempo uno, che aveva un bellissimo taglio aperto sulla fronte, stava cercando di farla scendere punzecchiandola con una scopa.

Rimasi a guardare in silenzio (per così dire) mentre accorrevano gli agenti della sicurezza armati di sedativo ed altre minchiate varie; avrei voluto intervenire e portarla via di lì, riportarla a casa ma non potevo in alcun modo: se mi fossi mostrato avrebbero capito che siamo ben più d'uno, dando inizio così aduna perlustrazione a tappeto delle aree inabitate di qualsiasi stato del mondo pur di scovarci...

Ero sul punto di prendere ed andarmene quando nella testa mi rimbombò il suono statico di un televisore rotto, seguito dalla voce finta dell'operatore "Torna immediatamente qui.", deglutii a fatica, ero stato scoperto ed ora ero certo di essere nei guai... ma in fondo, cosa poteva farmi? non ero un suo proxy, non dovevo sottostare alle sue regole e non mi importava quello che avrebbe detto!!

Con tutta la calma del mondo mi avviai verso la direzione in cui si trovava quella baracca nella qualche quel branco di stronzi vivevano; arrivai quasi due ore dopo, trovando l'operatore seduto in una poltrona del salotto assieme a Zalgo....
Ora forse mi sarebbe dovuto importare quello che avrebbe detto; mi materializzo al centro della stanza, tenendo le braccia incrociate al petto, rimanendo a fissare entrambi i demoni che mi trovavo di fronte.
Appena Zalgo mi vede si alza in piedi, percorrendo la distanza che ci separa in due falcate e rimanendo in piedi a fissarmi negli occhi, con quel suo stupido modo di fare da superiore; prende un respiro profondo prima di parlare.

Zalgo: ti era stato ordinato di non andare a cercarla.

-non prendo ordini da lui.- indicai l'operatore.

Zalgo: primo, l'ordine proveniva da me e secondo, avendo non solo trasgredito ad un mio ordine ma anche messo a repentaglio la sicurezza e l'incolumità di tutti gli esseri fra umani, proxy, demoni e fantasmi, mi ritrovo costretto a punirti.

Sbuffai quasi divertito, con a seguito un sorriso.

- e cosa vorresti farmi, sentiamo, togliermi la roba che uso per fare i miei "giocattoli"?-

Lui sorrise di rimando... 

Zalgo: no, quelli puoi tenerli... 

Allungò una mano, appoggiandomela sul petto.

Zalgo: per aver disobbedito ad un ordine diretto ed aver messo in pericolo tutti noi, verrai esiliato nella tua stessa dimensione fino a nuovo ordine.

Non ebbi neppure il tempo di protestare, fece tutto in un attimo; mi diede una spinta , facendomi cadere all'indietro, non riuscii a vedere più nulla per qualche secondo prima di accorgermi di essere caduto sul pavimento in camera mia; ma non in quella alla magione, quella era la camera che avevo nella mia sottodimensione.
Mi alzai da terra e corsi fuori dalla stanza; attraversai l'atrio di corsa ed arrivai alla porta d'ingresso, quella che mi permetteva di accedere a quel luogo.
Afferrai la maniglia della porta con entrambe le mani e provai a tirare verso di me, ma inutilmente. Tutto quello che feci per uscire fu inutile, mi distrussi addirittura le articolazioni delle mani a furia di prendere a pugni la porta e per quanto ci provassi, non riuscivo a materializzarmi all'esterno di quel posto; in fine collassai sulle assi di legno del pavimento sfinito, col volto costellato da numerose perle di sudore e il naso sanguinante.
Riuscii a tirarmi in ginocchio ed ad asciugarmi il sangue su una manica della tunica, macchiandola di un giallo dorato; solo dopo diversi minuto, riuscii a rimettermi in piedi.