A Claudio e Mario,
che in fondo saranno
sempre destinati ad
essere.
"Stelle predestinate.
Lui e io ci siamo scontrati come due stelle predestinate e in quel brevissimo istante ho sentito cosa si prova ad essere immortali."
Milano, 26 Agosto 2010Mario
Libertà. Ecco ciò che sentì Mario dopo essere uscito fuori da quell'edificio che era stato teatro dei suoi sogni, delle sue soddisfazioni, ma anche dei suoi peggiori incubi. Era libero. Libero di viversi la vita, realizzare i propri sogni, vivere, conquistarsi la sua indipendenza e il suo posto nel mondo. Andare a Roma, a Londra, a Parigi, in tutti quei posti che sognava di visitare. Poteva finalmente scrivere, essere importante, realizzarsi. Si sentiva potente, come solo a pochi minuti dalla laurea ci si può sentire. Come se tutto il mondo fosse lì, ai suoi piedi, pronto ad accoglierlo. Aveva ventiquattro anni Mario e si era appena laureato in lettere a pieni voti. Respirò profondamente, tirava un vento afoso, tipico della stagione estiva. Milano era caotica, piena di auto, gente immersa nel traffico, clacson che stridevano. Tossì appena, rendendosi conto di avere appena inspirato aria tutt'altro che pulita.
"Serpa, ce l'abbiamo fatta!" Non fece in tempo a voltarsi, perché Federico gli si gettò praticamente addosso, facendolo barcollare. Era stato il suo migliore amico in quegli anni, avevano studiato insieme, condiviso l'ansia prima di ogni esame, vissuto la vita universitaria con la frenesia e l'entusiasmo dei vent'anni. Mario gli sorrise, poi lo strinse forte. Senza Federico probabilmente quegli anni sarebbero stati molto più duri. Altri colleghi si unirono a loro in poco tempo, tutti avevano ancora il tocco sulla testa e quella toga addosso fin troppo calda per una giornata di agosto. Mario osservò il cielo che cominciava a tingersi di rosso. I tramonti erano in assoluto i suoi momenti preferiti della giornata. Sarebbe stato capace di stare ore ad ammirare le mille sfumature che il cielo assumeva a fine pomeriggio, il sole farsi sempre meno luminoso e tingere del suo rosso il blu del cielo. Si, i tramonti erano in assoluto la sua cosa preferita.
"Senti Mario, lo so che ti avevo promesso che saremmo andati a divertirci con gli altri alla festa. Ma Clarissa non ci vuole proprio andare, quindi non è che magari a te andrebbe bene andare a bere qualcosa tutti e quattro insieme?" Gli chiese ad un tratto Federico, con lo sguardo più dolce e persuasivo del suo intero repertorio. Sapeva esattamente quanto Mario aspettasse quella festa, eppure non riuscì ad arrabbiarsi con lui, né a dirgli di no. Federico frequentava Clarissa ormai da qualche mese e sembrava che lei gli piacesse sul serio. Mario stava per rispondere di sì senza pensarci e lo avrebbe fatto se non si fosse reso conto solo dopo qualche secondo delle parole dell'amico. Sarebbero stati in quattro. Ebbe una strana sensazione alla bocca dello stomaco e temette che la sua voce fosse troppo insicura quando chiese all'amico chi sarebbe stata la quarta persona. Perché Mario lo sapeva esattamente. Non poteva che essere il migliore amico di Clarissa.
"Ci sarà anche Claudio Sona con noi." Gli rispose Federico, facendogli poi l'occhiolino. Mario abbassò lo sguardo imbarazzato. Non aveva mai parlato a Federico di quanto gli piacesse Claudio Sona, di quanto lo trovasse assolutamente bellissimo, tanto che spesso durante le lezioni restava lì a fissarlo come se fosse la cosa più bella del mondo. Non gliene aveva mai parlato, eppure per qualche strana ragione il suo amico sembrava averlo capito comunque. Non potè fare altro che accettare di passare quella che sarebbe probabilmente stata una delle serate più imbarazzanti della sua vita. Eppure mai si sarebbe aspettato che potesse andare peggio di quanto temesse. Invece fu proprio così. Passò un'intera serata seduto ad un tavolo piccolo e sporco, di un bar vicino all'università, accanto a Federico e Clarissa che erano troppo impegnati a baciarsi per accorgersi di lui. Claudio Sona gli stava seduto proprio di fronte, impegnato a bere e leggere gli SMS che chissà chi gli inviava. L'apice della serata si toccò quando Clarissa e Federico si alzarono e si avviarono verso l'uscita, non smettendo mai di baciarsi e barcollando ubriachi fino alla porta.
"Fede..." Mario cercò di richiamare il suo amico, ma si rese subito conto che sarebbe stato impossibile farsi notare da Federico in quel momento. Quindi tornò sconsolato a sorseggiare il suo quarto drink. Non si rese conto di quanti interminabili minuti di silenzio passarono, a lui sembrarono secoli, prima che Claudio Sona alzasse lo sguardo e lo osservasse per la prima volta dopo un'intera serata. E forse Mario avrebbe preferito che proprio non lo facesse. Quegli occhi erano troppo verdi, troppo limpidi, troppo lucidi, troppo belli. Non potè fare altro che abbassare lo sguardo, in imbarazzo.
"Mi sa che non ci siamo mai visti." Gli disse Claudio. Ma Mario dovette alzare di nuovo a fatica lo sguardo per essere certo che si riferisse proprio a lui. Non riuscì a trattenere un mezzo sorriso.
"Ci siamo visti invece, svariate volte." rispose, non riuscendo a trattenere una punta di risentimento perché come poteva essere che quel Claudio Sona non si ricordasse di lui? Era forse trasparente?
"Ah si?" Gli chiese l'altro sorpreso, strascicando le parole a causa dell'alcol.
"Si, ti sei imbucato al mio compleanno e mi hai vomitato addosso, abbiamo frequentato le stesse lezioni praticamente per cinque anni e la tua migliore amica sta con il mio migliore amico." Gli disse tutto d'un fiato, prendendo poi un respiro soddisfatto alla fine, quando vide lo sguardo sorpreso e anche un po' imbarazzato di Claudio Sona. E si sarebbe aspettato di tutto. Che l'altro continuasse ad ignorarlo, che andasse via lasciandolo lì come un idiota. Di tutto. Tranne quello che Claudio Sona fece. O meglio disse.
"Ah... Ok. Ti va di andarcene da questo posto?"
Andarcene? Insieme? Mario avrebbe voluto chiedergli questo, ma avrebbe di sicuro fatto la figura dello scemo. Quindi si limitò ad annuire, cercando di mantenere la calma. Condusse Claudio a casa sua, lo sentì dietro di sé durante tutto il tragitto, il suo fiato caldo che sbatteva sul suo collo. Lo sentiva tanto, troppo vicino, le loro mani si sfioravano di tanto in tanto. Mario aveva la vista offuscata, era ubriaco e probabilmente anche Claudio lo era, ma poco gli importava in quel momento. Stava portando a casa sua Claudio Sona. Non avrebbe rovinato tutto come al solito. Si fece coraggio mentre apriva la porta del suo appartamento. Si guardò in giro, imbarazzato per la confusione lasciata da Federico poche ore prima, per i vestiti sul pavimento della cucina e i calzini sul divano. Poi si voltò lentamente verso l'altro.
"Ecco, siamo arriv-..." Non riuscì praticamente a terminare la frase, perché Claudio si gettò sulle sue labbra all'improvviso, sbattendo la porta dietro di sé e mettendogli subito le mani sotto la maglietta, a contatto con la sua schiena fredda. Mario non potè fare altro che rispondere a quel bacio, assaporando quelle labbra morbide che tanto aveva ammirato e lasciando che Claudio schiudesse le sue labbra per approfondire il contatto. Claudio lo portò a poggiarsi al muro, prendendo a muoversi con prepotenza contro il suo corpo. E Mario sentiva che se non si fosse fermato subito non ci sarebbe mai più riuscito. Si staccó a fatica e a corto di fiato solo quando riuscì a realizzare ciò che stava per accadere.
"Aspetta..." Sussurrò, allontanando le mani dell'altro, che aveva già cominciato a slacciargli la cintura.
"Cosa c'è?" Gli chiese Claudio, prendendo a lasciargli piccoli morsi sul collo. Mario lo allontanò ancora.
"Devo... Devo lavare i denti. Sai, tutto quell'alcol..." Gli disse, sentendosi un perfetto idiota quando Claudio lo guardò come se fosse impazzito.
"Tu intanto mettiti pure comodo..." Continuò poi, indicandogli il letto alle sue spalle e scappando in bagno, chiudendo subito la porta dietro di sé. Si appoggiò ad essa e sospirò forte, poi cominciò a parlare tra sé e sé, sussurrando per non farsi sentire da Claudio, a pochi metri da lui. Era una cosa che faceva sempre quando era nervoso.
"Forza Mario, non essere stupido, non rovinare tutto come al solito, di là c'è Claudio Sona che ti aspetta, non puoi essere tanto stupido!" Riuscì a calmarsi solo qualche minuto dopo, deciso ad andare fino in fondo questa volta. Si tolse in fretta i vestiti, si lavò i denti e indossò la toga senza nulla sotto. Aprì la porta con fare provocante e per l'ennesima volta quella sera si sentì un idiota. Claudio non era più a letto, ma in piedi di fronte a lui. Si stava rivestendo per andare via.
"Ah stai... Stai andando via." Constatò, non riuscendo a trattenere la delusione. L'altro lo osservò dispiaciuto.
"Si, io... Scusa, è che siamo entrambi ubriachi e ho visto che si sta facendo giorno e allora ho pensato che volessi dormire." Disse Claudio, ma a Mario sembrò poco convinto e quasi in difficoltà.
"Ah ok si va pure, tranquillo, puoi anche uscire dalla finestra se lo preferisci." Gli rispose ironico. E probabilmente doveva anche sembrare abbastanza arrabbiato, perché Claudio ricominciò a togliersi i vestiti.
"No, io posso restare." Affermò l'altro, risedendosi sul letto.
"No no, va pure."Ribattè Mario, rendendosi conto di quanto quella situazione stesse diventando ridicola. E di quanto lui stesse sembrando disperato.
"No, io resto!" Esclamò Claudio deciso, stendendosi sul letto. Mario abbassò lo sguardo in imbarazzo.
"Scusa, sono un disastro in queste cose...mi faccio prendere dall'ansia e rovino sempre tutto." Ammise, sedendosi sul bordo del letto. Claudio gli sorrise con dolcezza accarezzandogli un ciuffo disordinato che gli ricadeva sulla fronte. A Mario fece uno strano effetto. Fu come se avesse capito che quello era uno dei momenti che avrebbe ricordato praticamente per sempre nella vita. Le dita di Claudio che per la prima volta gli sfioravano i capelli.
"Sta' tranquillo... Al massimo possiamo diventare amici, no?" Propose Claudio, continuando a sorridere.
"Si possiamo." Confermò Mario, dopo un attimo di esitazione. Perché Claudio Sona gli era sempre piaciuto. E averlo vicino in qualsiasi forma sarebbe comunque stato bello. Tolse quella toga che lo faceva sembrare uno stupido e mise una maglietta troppo larga che usava per dormire. Si stese accanto a Claudio, che subito lo abbracciò, stringendolo a sé. Affondò il viso sul suo petto caldo, prendendo un respiro profondo, mentre Claudio continuava ad accarezzarlo piano.
"Comunque è assurdo, lo so, ma non ci siamo ancora presentati. Io sono Claudio." Lo disse così, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E Mario scoppiò a ridere. Perché era assurdo che ancora Claudio non gli avesse chiesto il suo nome. Gli rispose solo quando finalmente riuscì a smettere di ridere, a corto di fiato.
"Io sono Mario." Gli rispose semplicemente, mentre Claudio lo stringeva un po' più forte. Restarono per un po' in silenzio, solo il rumore dei loro respiri era percepibile nella stanza. Mario in quel momento ebbe una strana sensazione, una delle più strane e belle della sua vita. La sensazione che qualcosa fosse cambiato per sempre, qualcosa di profondo, come un legame. Ebbe l'assurda sensazione che qualcosa di molto simile al destino li avrebbe uniti per sempre, li avrebbe destinati. O forse semplicemente sperava fosse così.
"Clà, non andremo più all'università." realizzò Mario dopo qualche minuto.
"Lo so." Gli rispose l'altro, alzando le spalle.
"Credi che ci rivedremo?" Chiese ancora Mario, sperando che in fondo il giorno dopo si sarebbero solo salutati e non detti addio. E la risposta di Claudio lo fece sorridere.
"Sì, ci rivedremo." Gli rispose l'altro. Poi si addormentò, seguito dopo pochi minuti da Mario, ancora stretto a lui. Mentre il sole sorgeva._____________
Ciao a tutte! Eccoci con una nuova storia. Come sicuramente qualcuno avrà notato prende spunto dal film "One day". Da lì prendo l'idea iniziale, riprenderò delle scene, altre cose invece saranno diverse. Insomma spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio Vittoria per aver visto subito il film quando le ho parlato della mia idea e per aver passato un intero pomeriggio ad aiutarmi e a plottare con me mentre puliva casa. E ringrazio Francesca che non ci ha sfanculate e ha creato la bellissima copertina di questa ff. ❤️ E poi ringrazio voi che ancora a distanza di mesi continuate a leggere le mie storie precedenti. Spero che anche questa vi piaccia. A presto!
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Quando ci rivedremo
FanfictionClaudio e Mario uniti da un destino bellissimo, che li porterà ad incontrarsi ogni 26 agosto, dal 2010. Un destino tanto bello quanto bastardo, perché li metterà alla prova per fin troppo tempo. La storia di due vite destinate ad intrecciarsi, a sco...