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"In Giappone, quando un oggetto di ceramica si rompe, ci sono artigiani che riempiono le crepe con dell’oro. Questi artigiani vedono le riparazioni come qualcosa di bello. Sanno che gli imprevisti succedono. Che le cose cambiano. Sanno che nessuno sopravvive intatto a questo mondo. Ma questo non ci rende persone inferiori. Le crepe fanno parte di noi. Faranno sempre parte di noi. Ci rendono persone migliori. Ci rendono persone piu’ forti. Ci rendono persone nuove".

Milano, 26 Agosto 2014

Claudio

Il frastuono della gente intorno a lui lo disturbava, non permettendogli di concentrarsi. Era una giornata troppo calda, di quelle tipiche del mese di agosto, e sarebbe volentieri andato al mare se avesse potuto. Ma quel giorno cominciavano le riprese della seconda stagione e quindi era lì, in quel camerino caldo, con un climatizzatore rotto e un copione che non riusciva proprio a imparare a memoria. Ripeté mentalmente per l'ennesima volta la stessa frase, mentre la truccatrice gli spalmava il trucco sul volto, rendendo quella giornata estiva ancora più calda. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e osservò la data impressa sul display. 26 Agosto. Lui e Mario non si vedevano da due anni, da quei giorni passati a Napoli. Sospirò, mentre qualcuno lo venne a informare che dopo mezz'ora sarebbero iniziate le riprese. Si guardò un'ultima volta allo specchio. Se qualcuno glielo avesse chiesto Claudio avrebbe risposto senza alcuna esitazione di essere felice, realizzato. Aveva tutto ciò che aveva sempre sognato, aveva avverato i suoi desideri. La vita perfetta. La sua era una vita perfetta. Eppure c'era qualcosa nei suoi occhi, che spesso gli faceva dubitare di tutto. Era da tanto che non sorrideva di quei sorrisi sinceri e veri che lo rendevano diverso. Non si fermava mai a pensare a quanto potesse essere vuoto tutto quel caos. Eppure quando lo faceva si sentiva quasi impazzire. Così si chiudeva in quel suo mondo perfetto, poco reale, ma poco importava. Eppure era il 26 agosto. E quello era un giorno importante. E Mario non lo aveva cercato. Aveva ancora pochi minuti prima dell'inizio delle riprese. Afferrò il cellulare e decise di chiamarlo, subito, prima di pentirsene.
"Pronto?" Due cose lo gelarono. Quella non era la voce di Mario, no, troppo poco calda, troppo poco roca, troppo poco bella. E quella voce era assonnata, chiunque fosse si era appena svegliato. Si era appena svegliato al suono del cellulare di Mario. E quindi aveva dormito con Mario.
"Ciao, io sono...sono Claudio, Mario è lì?" Chiese in difficoltà, non sapendo cosa altro dire. Cosa era lui per Mario? Era solo Claudio. Loro due non si erano mai definiti, non gli piaceva farlo. Ci fu silenzio, durò dei secondi incredibilmente lunghi. Poi finalmente sentì la sua voce.
"Clà?" La voce di Mario era incerta, quasi sorpresa.
"Hey! Buon anniversario!" Esclamò Claudio e si trovò a sperare che la persona che stava con Mario in quel momento sentisse tutto. Non sapeva perché, in realtà era un pensiero incredibilmente stupido. Eppure lo sperava.
"Cosa?" Chiese Mario. Non aveva capito. Sicuramente si era appena svegliato, esattamente come la persona al suo fianco. Un moto di fastidio colpì Claudio. Lui e Mario, quando erano insieme, dormivano sempre nello stesso letto, i corpi intrecciati. Un'altra persona aveva preso il suo posto.
"Oggi è il 26 Agosto, Mario." Precisò. E si trovò a sperare che l'altro capisse. Ebbe paura che Mario avesse dimenticato tutto. Che avesse dimenticato lui.
"Oh si, è vero! Scusa Clà, è che mi sono appena svegliato. Come va lì? Tutto ok? Il lavoro?" Mario aveva cambiato argomento, quasi in difficoltà. Claudio restò per un attimo in silenzio per metabolizzare quell'improvvisa freddezza, quel tono distante.
"Tutto ok." Si limitò a rispondere. Mario gli aveva parlato tanto di Nicolò. Prima come semplice amico, poi si erano messi insieme. Eppure Claudio non ne era mai stato intimorito. Lo aveva sempre considerato una presenza marginale, passeggera nella vita di Mario. Si dimenticava persino della sua esistenza a volte. Lo considerava qualcuno che in fondo non aveva importanza. Eppure una sensazione strana questa volta lo prese alla bocca dello stomaco. Sentiva Mario troppo distante, lo percepiva lontano. Gli ci volle pochissimo per prendere una decisione.
"Questa sera vengo a Roma." Poco importava del resto, del lavoro, della sua vita. Per due giorni avrebbero fatto a meno di lui.
"Vieni? Qui? Perché? È successo qualcosa?" Ancora quel tono distaccato, Mario stava parlando a un estraneo. Eppure stava parlando con lui. Avevano condiviso tutto. Cosa gli era successo? Cosa si erano fatti?
"Non è successo niente. Solo che mi manchi."

Quando ci rivedremoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora