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"Ed il problema è che noi non ci siamo lasciati andare quando dovevamo, per poterci riprendere quando sarebbe potuto avvenire."

Roma, 26 Agosto 2013

Mario

Mario afferrò con aria stanca l'ennesimo piatto della giornata e si diresse al tavolo che lo aveva ordinato.
"Ecco i vostri burritos, signori. Buon appetito." Sorrise, prima di dirigersi di nuovo in cucina. Odiava quel lavoro, al mattino era diventato un incubo abbandonare il suo appartamento per dirigersi in quel posto. Odiava tutto, i colori troppo accesi, gli odori troppo forti, la gente poco educata che se la prendeva con lui se un piatto era troppo salato. Odiava tutto. Era passato un altro anno. Un altro anno in quel posto, un anno in cui ancora le case editrici gli avevano sbattuto le porte in faccia. Si sedette, perché ormai era quasi arrivata l'ora della chiusura e la gente stava cominciando ad andare via. Sentì vibrare il cellulare in tasca e si affrettò ad afferrarlo, sorridendo subito dopo alla vista di quel messaggio.

"Oggi è il 26 agosto, ti ricordi vero?" 

Pensò a quanto fosse sciocca quella domanda di Claudio. Si, lo ricordava. Come avrebbe potuto dimenticare? Stava per rispondere, ma una voce conosciuta catturò la sua attenzione.
"Mario Serpa, ti ricordi di me o mi hai dimenticato?" Alzò gli occhi incredulo, per poi correre ad abbracciare Federico dopo essersi accertato che fosse lui. Non si vedevano da più di un anno, lui era rimasto a Milano, lavorava lì e ormai viveva con Clarissa. Mario non poteva fare a meno di pensare ogni volta a quanto questo fosse strano. Lui e Claudio si erano conosciuti praticamente nello stesso istante. Eppure Federico e Clarissa stavano insieme, si amavano tanto... Loro invece? Cosa erano loro due? Cosa erano diventati? E che ne sarebbe stato di loro con il tempo? Mario non riusciva a darsi delle risposte.
"Fede!" Esclamò, stringendo l'amico in un abbraccio caloroso. Federico gli era mancato tantissimo, sebbene in tutti quei mesi avessero continuato a sentirsi costantemente. L'altro gli rivolse un sorriso affettuoso.
"Allora ti ricordi ancora di me!" Esclamò ironicamente, prima di tornare ad abbracciarlo.
"Certo che mi ricordo di te! Ma cosa ci fai qui? E Clarissa? Come sta?" Chiese Mario, senza riuscire a contenere l'entusiasmo. Si accorse solo in quel momento che Federico non era solo. Un ragazzo era con lui, Mario non lo aveva mai visto prima. Aveva gli occhi blu, sembravano buoni. E un sorriso dolce. E lo guardava quasi come se avesse avuto una visione. Mario abbassò lo sguardo, in imbarazzo.
"Clari sta bene e io sono qui a Roma per lavoro, ma mi fermo poco. Lui è Nicolò comunque." Disse Federico, rispondendo a quella domanda che Mario gli aveva posto con lo sguardo. Il ragazzo gli sorrise calorosamente, porgendogli la mano, che Mario strinse un po' incerto.
"È un mio amico di Milano che si è trasferito qui a Roma da poco e cerca lavoro. Qui per caso cercate personale?" chiese Federico.
"Sono disposto a fare qualsiasi cosa. Tanto sarebbe solo un impiego momentaneo, finché non troverò qualcosa che sia meglio insomma." Aggiunge l'altro e Mario non riuscì proprio a trattenere una risata.
"Si, diciamo tutti così all'inizio." Esclamò, guadagnandosi un'occhiata triste da Federico, di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Lui non voleva essere compatito da nessuno.
"Comunque posso farti avere un colloquio con il proprietario di questo posto." Aggiunse poi, e Nicolò gli rivolse un sorriso riconoscente.
"Oh grazie, ti sarò grato tutta la vita per questo!" Esclamò e a Mario venne da ridere. Perché lavorare in quel posto era tutto fuorché qualcosa di cui gioire. Restarono a parlare per un po', seduti a un tavolo del ristorante, mentre ormai non c'era più nessun cliente. A Mario era mancato tanto parlare con Federico e quel Nicolò sembrava davvero simpatico. Certo, forse un po' esagerato, visto che per tutta la sera non gli aveva praticamente tolto gli occhi di dosso, ma alla fine anche questo a Mario mancava. Sentirsi importante per qualcuno. E dopotutto gli faceva piacere, nonostante l'imbarazzo.
"E Claudio?" Chiese Federico ad un certo punto. E a Mario mancò per un attimo il respiro.
"Claudio è tornato in Italia. Sta a Milano adesso. Ha finito il corso di recitazione e ha superato il provino per un telefilm. Ha da poco iniziato le riprese. Ma Clarissa non lo sa?" Chiese, perché non riusciva a credere che Claudio non si fosse sentito con la sua amica.
"In realtà lui e Clarissa non si sentono da quasi un anno. Ultimamente Claudio ha chiuso i rapporti con tutti." Disse Federico, con un tono quasi arrabbiato.
"Si beh... Anche noi due non ci sentiamo spesso. Lui ora è sempre molto impegnato con il lavoro e..." Mario si sentì stupido. Non era compito suo giustificare sempre i comportamenti dell'altro, lo sapeva, eppure non riusciva a farne a meno. E Federico glielo disse.
"Non spetta a te giustificarlo, Mario. Si deve sempre trovare il tempo per chi si ama." Aveva ragione, Mario lo sapeva. Ma non ebbe il tempo di ribattere, perché il telefono del suo amico prese a squillare insistentemente.
"Scusate, è Clarissa." Disse, prima di allontanarsi per parlare con la sua fidanzata. Mario restò solo con Nicolò a reprimere l'impulso di fuggire via.
"Sarà bello lavorare insieme." Gli disse l'altro, nel vano tentativo di rompere il ghiaccio. Mario si limitò ad annuire.
"Ok, ho capito, sei di poche parole. Magari però qualche sera potresti, non so... Portarmi a fare un giro per Roma, sai, non conosco nulla qui. Magari ti lascio il mio numero." Disse, poi afferrò il telefono di Mario senza attendere risposta. Memorizzò il suo numero in rubrica. E Mario era quasi certo che quel numero non sarebbe mai stato utilizzato.
Tornò a casa a notte fonda, Federico sarebbe dovuto ripartire l'indomani, quindi si erano goduti quelle poche ore da passare insieme. Nicolò gli aveva dato un bacio leggero sulla guancia, dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo per il nuovo lavoro e incitandolo a chiamarlo per quel giro per Roma. Solo allora ricordò quel messaggio a cui non aveva ancora risposto. Si stese sul divano e compose il numero di Claudio. Come al solito dovette aspettare un bel po' prima che l'altro rispondesse.
"Mario?" La sua voce gli arrivò lontana. Sapeva che nonostante fosse notte l'altro non dormisse ancora. E infatti il frastuono che poteva avvertire attorno a lui glielo confermò.
"Hey. Sei ad una festa?" Gli chiese quasi timidamente Mario. Ormai si sentiva sempre di troppo nella vita di Claudio. Una presenza fuori posto, quasi inutile.
"Si, stiamo festeggiando per la fine delle riprese del quinto episodio." Gli urlò l'altro, per farsi sentire e sovrastare la confusione intorno a lui. Mario dovette allontanare il cellulare dall'orecchio.
"Volevo solo rispondere al tuo messaggio. Non ho dimenticato che giorno era oggi Clà, non potrei dimenticarlo." Gli disse, ma a bassa voce. Si vergognava di dirglielo, si sentiva terribilmente fuori luogo.
"Cosa? Mario scusa, non ti sento, c'è troppo casino. Ci sentiamo domani, ok?" E Mario sapeva che probabilmente non si sarebbero sentiti neppure l'indomani. Che magari Claudio gli avrebbe inviato un messaggio, dicendogli che era troppo impegnato per chiamarlo. E forse era giusto così. Annuì, quasi come se l'altro potesse vederlo, e poi chiuse la chiamata, non dando nessuna risposta. Tanto Claudio non lo avrebbe sentito. Non stavano insieme da un anno, Mario ne sentiva la mancanza costante da un anno. Ma a Claudio sembrava non importare. E lui non si sarebbe mai permesso di farglielo notare, di dirgli quanto ne sentisse la mancanza. La persona a cui teneva di più al mondo stava realizzando i propri sogni. E lui era così felice di vederlo brillare. Allora forse era giusto dividersi e basta. Vivere la propria vita senza l'altro. O almeno provarci. Digitò veloce quel messaggio, prima di pentirsene.
"Domani sera ti porto a conoscere Roma." Lo inviò a Nicolò, mentre immagini vivide di un anno prima si facevano spazio in lui. Avrebbe tanto voluto dimenticare tutto, perché a volte è meglio non sapere. È meglio vivere nel rimpianto di come sarebbe stato. Perché invece sapere esattamente come sarebbe stato, aver vissuto anche solo una piccola porzione di felicità, fa ancora più male. Quei ricordi erano diventati lame affilate in lui, eppure non riusciva a farne a meno. Non riusciva a non rivivere di continuo quei tre giorni a Napoli.

Un anno prima...

Claudio lo stava baciando, proprio Claudio, il suo Claudio. A Mario ci volle un po' prima di realizzare che stesse accadendo sul serio. Poi si lasciò finalmente andare a quel bacio, tra quelle braccia che conosceva tanto bene. E fu strano, perché tra loro era già successo. Ma ora c'era qualcosa di diverso, c'era la consapevolezza, c'era Claudio che lo stava baciando dopo le parole bellissime che gli aveva detto sulla spiaggia. Claudio lo tirò con sé, non interrompendo mai il contatto tra le loro labbra. Aprì la porta della camera e trascinò Mario dentro, sbattendola alle sue spalle. Lo spinse con forza sul letto, posizionandosi a cavalcioni su di lui e continuò a baciarlo. Mario intanto cercava di concentrarsi per imprimere nella sua mente ogni istante, ogni dettaglio, ogni più piccolo movimento delle loro labbra che si muovevano insieme le une sulle altre. Portò le sue mani sotto la maglietta dell'altro e gli accarezzò la schiena, sentendolo quasi rabbrividire. Claudio si spostò sul suo collo, lasciando su di esso una scia di baci umidi. Si fermò su un punto esatto della sua pelle e prese a torturarlo con piccoli morsi, mentre si spingeva con il bacino su quello di Mario. Mario non riuscì a trattenere un gemito sentendo l'erezione dell'altro premere su di lui. Non riuscì a fare nulla, perso in quei baci, in quei morsi, se non stringere le spalle di Claudio tanto forte che temette di fargli male. L'altro abbandonò un attimo il suo collo per sfilarsi i pantaloni e fare lo stesso con quelli di Mario. I loro corpi sfregarono l'uno con l'altro, a separarli solo la stoffa leggera dei costumi ancora umidi. E poi successe tutto in un modo tanto rapido che quasi non se ne rese conto. Claudio infilò deciso la mano nel costume di Mario e cominciò a muoverla su di lui, contemporaneamente continuò a premersi e a strusciarsi con il bacino sul suo corpo, in movimenti sempre più veloci e scomposti. Mario si aggrappò ancora più forte alle sue spalle, mentre raggiungevano l'apice del piacere insieme e chiuse gli occhi, sperando che quel momento durasse per sempre. Claudio si accasciò su di lui, con la testa nell'incavo del suo collo. Restarono così per un po', Claudio che continuava a lasciargli baci umidi sul collo e Mario che intanto gli accarezzava la schiena nuda e si beava di quel contatto. Poi si addormentarono. Stretti, come sempre.
Dopo quella notte non osarono andare oltre, Mario cominciò a credere che quel momento non fosse mai esistito. Che fosse stato solo frutto della sua immaginazione. Claudio si comportò come se non fosse mai successo. Solo la notte, quando erano soli in stanza, a volte si lasciava andare a qualche bacio e a nient'altro. Si addormentarono però sempre come quella notte, stretti l'uno all'altro. Passarono la loro piccola vacanza fuori dal mondo così, tra spiagge, passeggiate, discorsi spesso senza senso e baci timidi scambiati prima di andare a dormire.
Lasciarono a Napoli loro stessi, mostrarono a Napoli quanto belli fossero insieme.

Quando ci rivedremoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora