13.

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"-Amare è un verbo, non un sostantivo. Non è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare. A volte lasciano la terra secca, ma sotto, nelle cavità oscure, scorrono, poi a volte risalgono e sgorgano, fecondando tutto.
-E allora che devo fare?
-Amare lo stesso. Puoi sempre farlo: amare è un’azione.
-Anche quando si tratta di amare chi ti ha ferito?
-Ma questo è normale… Due sono le categorie di persone che ci feriscono, Leo, quelli che ci odiano e quelli che ci amano…
-Non capisco. Perché chi ci ama dovrebbe ferirci?
-Perché quando c’è di mezzo l’amore le persone a volte si comportano in modo stupido. Magari sbagliano strada, ma comunque ci stanno provando… Ti devi preoccupare quando chi ti ama non ti ferisce più, perché vuol dire che ha smesso di provarci o che tu hai smesso di tenerci."

Claudio

Claudio lo vide allontanarsi a passo incerto, lentamente. Lo vide fermarsi un attimo e sperò che si voltasse ancora, che gli desse la possibilità di spiegarsi. Ma Mario dopo pochi istanti tornò a camminare e si chiuse la porta di quella sala elegante alle spalle. Claudio sospirò sonoramente, prima di avviarsi anche lui verso l'entrata. Si sedette accanto ad Emma, e per uno strano scherzo del destino il loro tavolo era proprio di fronte a quello dell'altro. Gli bastava alzare gli occhi per scorgere la figura di Mario. Era con altri amici di Federico ed era sul serio da solo. Con lui non c'era Nicolò né nessun altro. Claudio sorrise con amarezza. Mario e Nicolò si erano probabilmente lasciati e lui ora si stava per sposare. Forse era vero ciò che dicevano tutti. Se il destino non è dalla tua parte, certe storie non sono proprio destinate a cominciare. E forse il loro destino era quello. Restare separati. Mario non alzò gli occhi durante la cena neppure per un attimo, neppure per prestare attenzione agli sposi. Restò con lo sguardo basso sul piatto di fronte a lui tutto il tempo. Claudio non poteva vedere i suoi occhi, ne poteva solo immaginare il nero, forse adesso un po' più lucido. Lui però guardò l'altro per tutto il tempo, nella speranza di poter incontrare il suo sguardo. Non riusciva neppure a prestare attenzione alle parole di Emma, accanto a lui. Ancor di più quando Mario si alzò senza dire nulla a nessun membro del suo tavolo e si allontanò in silenzio, raggiungendo una scalinata poco distante.
"Claudio, mi stai ascoltando?" Emma riprovò per l'ennesima volta a catturare l'attenzione di Claudio, che aveva seguito l'altro con lo sguardo.
"Cosa?" Le chiese, ritornando per un attimo lucido, ma alzandosi anche lui dalla sedia.
"Ti ho detto che potremmo prendere spunto per le decorazioni da quelle di questa sala. Hai visto quanto sono belle?" Gli chiese Emma, un po' spazientita.
"Si certo, scusa, vado un attimo fuori a fumare una sigaretta." Le rispose di fretta, prima di seguire Mario su per le scale. Si ritrovò sul tetto del ristorante, con una vista mozzafiato intorno e Mario seduto su un muretto a fumare una sigaretta. Gli si avvicinò piano, ma l'altro si accorse subito della sua presenza. Alzò gli occhi su di lui e lo guardò quasi spaventato, Claudio lesse nel suo sguardo la voglia di scappare via da lui.
"È bellissimo qui." Gli disse, continuando ad avvicinarsi lentamente e ammirando Milano dall'alto. Mario fece un tiro, poi buttò fuori il fumo, sospirando rumorosamente.
"Si, lo è." Gli rispose soltanto, alzando gli occhi al cielo. Claudio fece lo stesso. Solo allora si accorse del blu limpido di quella sera di agosto, c'erano decine di stelle ben visibili ed era strano che in quella città tanto luminosa se ne potessero vedere tante. Si sedette accanto a Mario, tanto vicino da sfiorarlo. Sentì il calore del suo corpo e dopo un anno tornò a rabbrividire. Senza dire nulla gli prese la sigaretta dalle mani e aspirò dallo stesso filtro su cui si erano posate le labbra dell'altro. Gli sembrò quasi di percepirci il sapore di Mario su quella sigaretta. Poi scosse la testa per il pensiero sciocco che la sua mente aveva formulato. Mario lo osservò un attimo, lo sguardo fisso sulle sue labbra. Ma non disse nulla.
"Dov'è Nicolò?" Tornò allora a chiedergli e questa volta aspettò una vera risposta. L'altro lo capì, infatti sospirò e alzò le spalle.
"Ci siamo lasciati." Affermò, guardando un punto impreciso di fronte a lui. Claudio provò tante cose. Cose per le quali si sentì cattivo. Perché all'inizio provò gioia, perché non avrebbe più dovuto condividere l'altro con nessuno. Poi il senso di colpa per ciò che aveva appena pensato si fece spazio in lui. Infine arrivò la tristezza, perché non sarebbe cambiato nulla, non in quel momento.
"Quando?" Gli chiese soltanto, in un soffio. Mario alzò ancora le spalle e sorrise, tornando a puntare i suoi fari neri su di lui. Erano ancora più scuri di quanto li ricordasse, eppure per Claudio quei due occhi erano sempre stati la luce di un porto sicuro a cui ancorarsi.
"Pochi mesi dopo il nostro incontro a Milano. Non andava più. Io non... Non ero più lo stesso." Claudio notò la difficoltà con cui Mario ne parlò. Pensò a quanto dovesse essere stato difficile per lui cercare di portare avanti le cose con Nicolò dopo ciò che era successo tra loro.
"Mi dispiace." Claudio riuscì a dire solo questo.

Quando ci rivedremoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora