19.

2K 164 30
                                    

"Vuoi che te lo giuri? E allora te lo giuro su quello che vuoi, come vuoi tu, come dici tu. Ma dentro di te, lo sai. Lo sai che da me non devi temere niente. Lo sai perché continui a tornare. E io continuo ad aspettarti."

Mario

Mario si guardò intorno distrattamente, il buio e il disordine campeggiavano in quella stanza d'albergo troppo piccola in cui abitava da due giorni ormai. Due giorni al buio, non era uscito da lì dentro, aveva fatto portare solo una pizza la sera prima e non aveva neppure avuto voglia di mangiarla tutta. Per questo, quando Emma gli aveva mandato quel messaggio, pochi minuti prima, aveva avuto la tentazione di risponderle che no, non sarebbe andato a cena con lei, perché l'ultima cosa che voleva era uscire di lì e probabilmente sorbirsi un interrogatorio da parte della sua amica. Poi però si era reso conto che, per quanto in quel momento lo desiderasse, non sarebbe mai potuto restare in quella camera in eterno. Quindi aveva accettato il suo invito, reprimendo il desiderio di mettersi a dormire ed estraniarsi dal mondo. Cercò con lo sguardo la sua valigia, abbandonata in un angolo della stanza. Si alzò dal letto e la aprì, concentrandosi per trovare dei vestiti da mettersi addosso quella sera. Optò per dei pantaloni neri e una semplice camicia, poi andò a fare una doccia. Doveva assumere un aspetto che non ricordasse quello di un barbone, se voleva che Emma non gli facesse più domande del solito. Si ritrovò qualche ora dopo ad uscire da quell'hotel con passo svelto. Decise di non prendere il taxi perché dopo quei due giorni aveva bisogno di prendere un po' di aria fresca e così si incamminò verso il ristorante in cui avrebbe dovuto incontrare l'amica. Ripensò inevitabilmente a Claudio, a ciò che era successo tra loro solo qualche giorno prima. Gli mancava, Claudio, inevitabilmente e terribilmente. Ormai era abituato alla presenza costante dell'altro nella sua vita. Però non riusciva a tornare sui suoi passi, non aveva intenzione di farlo questa volta. Claudio si era comportato in modo egoista, quando invece Mario aveva accettato di tutto per stargli accanto. Anche il suo matrimonio con un'altra persona. Non meritava quello, non meritava che gli venisse negata proprio da Claudio la possibilità di farsi una vita sua, di conoscere qualcun altro. E questo lui avrebbe dovuto capirlo. Eppure la cosa che più gli faceva male non era quella. Non era che Claudio fosse geloso di lui. La cosa che più lo uccideva era che l'altro non avesse scelto lui. Che qualsiasi cosa accadesse, in qualsiasi caso, lui sarebbe rimasto con Emma. E quello non sarebbe cambiato, Mario ormai ne era sicuro. Arrivò al ristorante con qualche minuto di anticipo, quindi non si stupì di non trovare Emma. Si sedette al tavolo riservato a loro e afferrò il cellulare.
"Sono qui che ti aspetto, sbrigati che sto morendo di fame!" Digitò velocemente, prima di poggiare il telefono sul tavolo. Si guardò intorno. Adorava quel posto, spesso ci andava con Claudio. Scosse la testa perché non c'era neppure un attimo in cui il pensiero dell'altro non lo tormentasse. Continuò a guardarsi intorno, finché la sua attenzione non fu catturata da qualcosa. O meglio, da qualcuno, che aveva un'aria fin troppo familiare. Sbattè le palpebre più volte, incredulo, perché non riusciva a capire il motivo per cui anche Claudio fosse lì. Claudio che si guardò un po' intorno e poi si fermò, sorpreso tanto quanto lui, quando notò Mario seduto poco distante. Cercò di tenere a bada l'impulso di fuggire via, mentre vedeva l'altro avvicinarsi a passo incerto. Claudio si fermò proprio di fronte a lui, muovendosi un po' in difficoltà. Gli rivolse un sorriso tirato, che Mario non ricambiò.
"Hey!" Lo salutò Claudio. Mario lo ignorò, rivolgendogli subito la domanda che lo stava tormentando.
"Cosa ci fai qui?" Gli chiese soltanto, con freddezza. Vide Claudio farsi serio.
"Anche io sono felice di rivederti, Mario!" Esclamò ironico, un sorriso amaro sulle labbra. Mario trattenne un sorriso, perché nonostante tutto sì, cazzo, era ovvio che fosse felice di vederlo. Ma questo Claudio non doveva saperlo per forza.
"Comunque sono qui perché dovrei cenare con Emma. Ma a quanto pare ha deciso di farsi attendere." Continuò poi Claudio e a Mario fu improvvisamente tutto chiaro.
"Che stronza!" Esclamò, sbattendo il pugno sul tavolo. Non poteva credere che la sua amica lo avesse tradito in quel modo, costringendolo a quell'incontro forzato. Questo perché di certo l'altro le aveva raccontato tutto, quindi di sicuro anche Claudio ne sapeva qualcosa. Quei due avevano organizzato tutto insieme, ne era sicuro.
"Come scusa?" Gli chiese Claudio, visibilmente sconvolto. Mario alzò gli occhi al cielo.
"Non fare lo stupido. Sai esattamente di cosa sto parlando." Gli rispose. Ma l'altro sembrò non capire proprio cosa Mario volesse dire.
"Anche io sono qui perché Emma mi ha invitato a cena, Clà. E a quanto pare tu non ne sapevi nulla, quindi deduco che abbia preso in giro entrambi." Spiegò e Claudio lo osservò con l'aria di uno che aveva appena capito tutto.
"Che stronza!" Esclamò quindi anche lui e Mario annuì in segno di assenso. Poi si alzò in fretta, deciso ad andare via, ma Claudio fu più rapido.
"Dove vai?" Gli chiese, afferrandolo per un braccio. Mario se lo ritrovò incredibilmente vicino, per la prima volta dopo quei lunghi giorni distanti. Percepì il calore caldo del suo respiro sul collo e la presa, decisa e dolce allo stesso tempo, sul suo braccio.
"Sono venuto qui per cenare con la mia amica, ma a quanto pare lei ha deciso di non presentarsi. Me ne torno a casa." rispose semplicemente e vide lo sguardo di Claudio farsi triste.
"Puoi restare ancora per un po'? Prendiamo qualcosa da mangiare noi due, no?" Gli chiese e Mario si perse nel verde. Capì che comunque era una lotta persa in partenza.
"Non credo che sia una buona idea, Claudio." Riuscì a rispondergli, la presa dell'altro ancora salda sul suo braccio. Sospirò, sperando che Claudio lo ascoltasse e lo lasciasse andare.
"Ok, non ti va di cenare, ho capito. Andiamo a fare un giro allora." Gli disse, continuando a tenere la mano sul suo braccio e trascinandolo fuori con lui.
"In realtà sono stanco Clà, vorrei tornare a casa." Mario si allontanò dalla sua presa e respirò forte una volta fuori dal ristorante.
"Bene, torniamo a casa allora. Quella nostra però." Mario alzò gli occhi su Claudio a quelle parole. L'altro lo osservava speranzoso, gli occhi un po' lucidi. Non potè fare a meno di sorridere.
"Io devo tornare nella mia stanza...ho tutto lì." Gli ricordò e a quelle parole Claudio annuì, come se si fosse improvvisamente ricordato qualcosa di molto importante.
"Beh...Allora ti accompagno in hotel." Gli rispose soltanto, poi cominciò a camminare senza neppure ascoltare la sua risposta. Mario non potè fare altro se non seguirlo, gli occhi bassi sulla strada e il passo lento. Si strinse nella giacca, perché cominciava a far freddo, o forse era solo colpa di quel silenzio pesante tra loro. Camminarono ancora a lungo, a regnare quel silenzio religioso spezzato solo dai loro respiri e dalle voci di qualche passante.
"Non mi sposo più." Glielo disse così, in modo tanto semplice e naturale che a Mario sembrò quasi che non fosse uscita proprio dalle sue labbra quella frase. Si fermò quindi e lo osservò, per accertarsi di aver sentito bene. Claudio aveva lo sguardo basso sull'asfalto.
"Cosa hai detto?" Gli chiese, quando si rese conto che l'altro non avrebbe parlato.
"Ho detto che non mi sposo più." Ripetè Claudio, e questa volta Mario avrebbe potuto giurare di aver sentito bene.
"Perché?" Fu un soffio quasi impercettibile quello che uscì dalle sue labbra e sperò che Claudio lo avesse sentito.
"Perché lei ha capito tutto." Claudio alzò le spalle e Mario un po' si sentì morire a quelle parole. Emma aveva capito, cosa esattamente? Che lui amava Claudio? Che in fondo aveva sempre sperato che Claudio la lasciasse e scegliesse lui? Si sentì tremendamente in colpa nei confronti della sua amica, al pensiero che forse le stava causando sofferenza.
"Che vuol dire?" Chiese allora e la sua voce tremò un po'. Claudio afferrò una sigaretta dalla tasca dei jeans e la accese, aspirando poi con fin troppa lentezza.
"Vuol dire che ha capito che voglio stare con te. E che non possiamo sposarci per questo, perché farebbe un torto a se stessa e a me, non rendendomi felice come fai tu." Claudio parlò piano, gli occhi fissi a terra e la sigaretta che bruciava tra le dita. A Mario servì qualche minuto per assimilare quelle parole. Tra Emma e Claudio era finita, poteva finalmente averlo per sé. Eppure c'era sempre qualcosa che non lo rendeva del tutto felice.
"Mario?" Si sentì richiamare ad un certo punto. Così si accorse di essere rimasto zitto, con lo sguardo perso nel vuoto, per fin troppo tempo. Sentì le dita di Claudio accarezzargli la guancia e poi le sentì scendere sul collo. Erano calde, a contatto con la sua pelle, eppure gli misero i brividi.
"Torna a casa con me." Gli sussurrò Claudio, ora anche le sue labbra erano poggiate sul collo di Mario. La sigaretta ormai spenta sull'asfalto. Mario non si riusciva a spiegare come si fossero trovati stretti in quell'abbraccio così all'improvviso. Non poté fare a meno di stringerlo a sua volta.
"Quindi mi stai dicendo che ora che la tua fidanzata ti ha lasciato puoi stare con me. Perché non sei stato tu a lasciarla, vero Claudio?" Mario gli parlò all'orecchio, a voce bassa, non interrompendo quel contatto. Ma sentì Claudio irrigidirsi ugualmente.
"Che significa questo?" Gli chiese l'altro, interrompendolo lui quel contatto e ristabilendo la distanza. Per la prima volta quella sera posò gli occhi sui suoi e lo scrutò. Erano incredibilmente verdi, anche al buio. Eppure erano contornati dalle occhiaie, segno che forse neppure Claudio aveva chiuso occhio in quei giorni.
"Significa che ancora una volta non sono io la tua scelta. Significa che se non fosse stato per Emma, per il suo altruismo e la sua capacità di comprendere sempre tutto, tu in questo momento saresti in qualche negozio a scegliere le bomboniere." Mario gli urlò contro perché da anni era così. Si vedeva messo sempre all'angolo. Era lui che Claudio diceva di amare. Eppure a lui non lo aveva mai detto. Eppure aveva sempre scelto le altre.
"Che cosa te ne importa di come siamo arrivati a questo? Ora sono qui, siamo qui, possiamo stare insieme cazzo!" Gli urlò Claudio a sua volta, afferrandogli una mano.
"Perché dovremmo?" Chiese Mario, perché voleva sentirselo dire il motivo. La voleva sentire quella ragione.
"Sul serio mi stai chiedendo perché? Dopo tutti questi anni?" Claudio si allontanò da lui incredulo. E allora lui ne fu sicuro. Da quella guerra nessuno dei due sarebbe uscito vincente.
"Credi che dopo tutto questo tempo mi basti sapere che la tua fidanzata ti abbia lasciato per buttarmi felice tra le tue braccia? Credevi sul serio che sarei stato felice di sapere che ancora una volta io sono la tua seconda scelta?" Gli chiese Mario, sentì la voce tremare, ma decise di ignorare quel nodo in gola.
"Non sei mai stata la seconda scelta, lo sai quello che provo per te."
"Eppure non me l'hai mai detto." Affermò Mario, alzando le spalle. Perché il peso delle parole non dette in tutti quegli anni ora pesava troppo su di lui. Perché a lui quelle parole servivano, tanto quanto i gesti, perché aveva paura di credere in quel sogno bellissimo che gli stava offrendo Claudio e poi restarne schiacciato. E non avrebbe potuto sopportarla, un'altra delusione. Aspettò speranzoso delle parole che non arrivarono, Claudio abbassò lo sguardo a terra, in difficoltà. Così decise di andare via, aveva bisogno di allontanarsi da quella situazione, da lui. Ma Claudio lo bloccò ancora, tenendolo per mano.
"Ne possiamo parlare a casa?" Sussurrò speranzoso. E Mario avrebbe voluto dirgli di sì, in fondo, stringerlo, tornare a casa con lui, averlo suo finalmente, dopo tutto quel tempo. Ma non lo fece. Perché aveva paura, perché voleva certezze. Perché senza di quelle tutto sarebbe stato un enorme salto nel vuoto.
"Dimostrami che è me che vuoi. Non perché sei rimasto solo, ma perché vuoi solo me." Gli riuscì a dire, un po' a fatica. Poi se ne andò. E questa volta Claudio non lo fermò.

***

Scusate l'attesa, ma ho avuto davvero pochissimo tempo per scrivere. Prometto di cercare di aggiornare il prima possibile. Vi ringrazio sempre per le letture e i commenti e poi ringrazio Giulia e Vittoria che mi aiutano sempre un sacco nei momenti di crisi con questa storia (quindi praticamente sempre!) Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate... a presto! 🖤

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 03, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Quando ci rivedremoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora