"Ma io lo so, lo sento. Prima o poi io e te ci facciamo a pezzi."
Mario
Mario mosse le gambe intorpidite, ancora ad occhi chiusi. Non voleva aprirli, si stava così bene con quel peso caldo sul petto. Sentiva Claudio aggrappato a lui, la sua testa nell'incavo del collo e le sue braccia forti ad avvolgerlo. Restò così per un po', a godere del contatto con il tepore del suo corpo che non gli dava nessun fastidio, nonostante l'aria estiva. Ricadde in un sonno leggero e non si rese neppure conto di quanto tempo fosse passato. Si risvegliò con il volto di Claudio ancora incastrato in quel punto, tra la spalla e il collo. Solo che si accorse che ora Claudio non dormiva più. Gli stava lasciando piccoli e brevi baci sulla pelle. Mario potè sentire la consistenza di quelle labbra morbide su di sé e brividi di piacere lo pervasero. Aprì gli occhi, cercando di abituarsi alla luce improvvisa che filtrava dalla finestra. Claudio se ne accorse subito.
"Buongiorno bell'addormentato." Gli sussurrò all'orecchio, portando poi gli occhi sui suoi. E a Mario non sarebbero mai bastati neppure tutti gli anni del mondo per abituarsi a quella visione. A quegli occhi che al mattino erano ancora più limpidi e verdi. Quegli occhi a pochi millimetri dai suoi. Sorrise e accarezzò il ciuffo scombinato di capelli che ricadeva sulla fronte di Claudio.
"Buongiorno a te." Gli rispose con un filo di voce. Si erano addormentati insieme alle prime luci dell'alba, dopo che Claudio aveva passato la notte a leggere la sua storia. A giudicare dalla luce che proveniva dall'esterno avevano dormito per gran parte della mattina. Mario non se ne preoccupò. Avevano il fine settimana libero, quei tre giorni erano tutti per loro. Fu Claudio a parlare per primo.
"Senti, a me è venuta un'idea!" Esclamò, con la stessa espressione di un bambino entusiasta il giorno di Natale. Mario non replicò, si limitò ad osservarlo perplesso, aspettando che continuasse.
"Abbiamo questi giorni tutti per noi prima che io riparta. Potremmo andarcene da qualche parte, solo io e te, che ne dici? Tu hai bisogno assolutamente di una vacanza, Mario." Accentuò il concetto passando il dito sotto i suoi occhi stanchi.
"Mi stai dicendo che ho una brutta cera per caso?" Gli chiese Mario con aria fintamente offesa. Claudio alzò le spalle.
"Si. Si, Mario hai una bruttissima cera." Confermò, scoppiando a ridere poco dopo e guadagnandosi un'occhiataccia. Ma era ovvio che gli avrebbe detto di sì. Era Claudio, Mario gli avrebbe sempre detto di sì. E così si trovarono un'ora dopo in auto, in viaggio verso Napoli, con la valigia di Mario riempita delle prime cose che aveva trovato in giro e quella di Claudio mai aperta da quando era arrivato a Roma il giorno prima. Mario permise a Claudio di guidare la sua macchina e l'altro stava al volante, con il finestrino totalmente abbassato e il vento caldo a scompigliargli i capelli. Cantava una canzone che in verità Mario non aveva mai sentito in vita sua. Ma lo osservava attento, come se stesse facendo qualcosa di estremamente importante. Rideva di tanto in tanto, quando Claudio stonava più del solito.
"Clà lo sai vero, che non sei un cantante?" Gli chiese tra una risata e l'altra, perché Claudio urlava con una convinzione incredibile.
"Certo che lo sono!" Esclamò Claudio, convinto e offeso.
"Tanto lo so che tu sarai il primo a comprare il mio disco." Continuò poi, rivolgendogli un sorriso compiaciuto, che fece ridere ancora di più Mario.
"Si certo, credici." Esclamò, prima di posare le mani sulle orecchie, fingendosi stanco di tutto quel frastuono. Ma in realtà non lo era. Non si sarebbe mai potuto stancare di tutto questo. Di loro. Arrivarono a Napoli due ore dopo, Mario intontito dalle urla di Claudio durante tutto il viaggio e Claudio felicissimo, che si guardava intorno ammirando tutto ciò che gli capitasse a tiro.
"Non sono mai stato a Napoli." Disse contento, continuando a guardarsi intorno, mentre Mario lo osservava. Ed era bellissimo con quel sorriso sulle labbra e gli occhi così luminosi. Mario amava quel sorriso. Amava che lo avesse proprio lì, in quel momento, con lui. Gli piaceva pensare che Claudio quel sorriso lì c'è lo avesse solo quando stava con lui. Anche se forse era un pensiero stupido e privo di senso. A lui piaceva pensarla così. Voleva sentirsi importante per Claudio. Voleva che loro due insieme fossero importanti. Lasciarono le valigie in hotel e poi andarono a pranzo in un ristorante lì vicino. Claudio chiese un tavolo nella veranda esterna, così da potere ammirare il panorama. Stette un po' in silenzio a guardarsi intorno, poi si voltò verso di lui.
"È bellissimo." Esclamò. Mario annuì in risposta, guardandosi anche lui intorno e ammirando quello stesso panorama.
"È bello essere qui con te. Questa cosa la dobbiamo fare più spesso." Continuò poi Claudio, posando una mano sulla sua e lasciandolo senza parole. A Mario sembrò un gesto incredibilmente bello, intimo. Un gesto che non aveva nulla a che fare con l'amicizia. Che era di più. Giocherellò con le dita di Claudio, prima di stringergli la mano a sua volta. Poi provò a fargli capire.
"Se solo mi venissi a trovare più spesso potremmo passare più momenti così, stare sempre così." Sussurrò, abbassando lo sguardo sulle loro mani unite.
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Quando ci rivedremo
FanfictionClaudio e Mario uniti da un destino bellissimo, che li porterà ad incontrarsi ogni 26 agosto, dal 2010. Un destino tanto bello quanto bastardo, perché li metterà alla prova per fin troppo tempo. La storia di due vite destinate ad intrecciarsi, a sco...