9

15 2 3
                                    

Appoggiò la sua mano sulla mia schiena e mi spinse leggermente per avvertirmi di fare un passo in avanti. Mi tolse la benda e il buio di un attimo fa si tramutò in luce. Una trentina di persone urlarono all'unisono: <<Sorpresa!>> e io mi sentii sopraffare sia dalla rabbia, perché sicuramente era stata Abby ad organizzare tutto e lo sa che io odio queste cose, sia dalla vergogna e dall'imbarazzo, in quanto la voglia di sprofondare in questo momento era salita alle stelle. Mi rivolsi verso Kevin e dissi: <<Io me ne vado>>
<<No, dai resta>> ribatté.
Nessuno poteva farmi cambiare idea, feci dietro front per uscire, ma mi strattonò il braccio.
<<Lasciami andare!>> stavo iniziando a piangere dal nervoso, tuttavia non era stato Kevin a fermarmi.
<<Non andartene, ha fatto tutto questo per te. Ti prego, non rovinare la sorpresa, è stato così carino>>
<<Cosa?! Non sei stata tu a farlo, Abby?>>
<<Certo che no! Sarò anche stronza a volte, ma so che odi questo genere di cose, non l'avrei mai fatto>>
Allora, è stato Kevin. Che dolce, si preoccupa per me. Però questo non cambia il fatto che voglia andarmene. Non sono in vena di festeggiamenti.
<<Ok. Comunque io torno in albergo. Per favore, non costringermi a restare>>
<<Va bene, come vuoi>>
Mi girai un'ultima volta per guardare Kevin, che stava parlando con dei ragazzi, e poi uscii.

Fuori c'era fresco, un brivido percorse il mio corpo. Si intravedeva il mare calmo e il sole stava tramontando. Portai le mani sugli avambracci e cominciai a sfregarmi per scaldarmi. Ad un tratto qualcuno posò una giacchetta sulle mie spalle, scorse le sue mani fini a toccare i miei polsi, mi voltai e mi trovai nuovamente faccia a faccia con Kevin, il mio eroe.
<<Mi spiace che la sorpresa non ti sia piaciuta, speravo di tirarti su il morale>> disse sconfortato.
<<No, non dispiacerti...sei stato carino...e solo che io...>>
...e solo che io ti amo, e non riesco a dirtelo, e non posso starti vicino con questo groppo in gola che vuole uscire, ma non ci riesce, perché è troppo fifone da farlo.
<<...e solo che io...>> esitai un'altra volta <<ora non mi sento in vena di festeggiamenti>> abbassai lo sguardo e fissai le sue scarpe nere che aderivano sull'asfalto della strada.
Percepii una sua mano alzarsi e le sue dita si posarono sulla parte inferiore del mio mento. Diede una leggera pressione, spinse e mi sollevò la testa per guardarmi negli occhi.
<<Ok. Allora, ti andrebbe di fare una passeggiata?>>
<<Ehm, la caviglia>> dissi indicandola.
<<Ah giusto, scusa>> replicò imbarazzato grattandosi la nuca con la mano destra.
<<Sarà meglio se torno in albergo>>
Quanto mi sarebbe piaciuto passare la serata da sola con lui, ma - accidenti! - la sfiga è sempre dalla mia parte.
<<No>> si fermò un attimo a pensare <<ho io la soluzione>> ribatté con un sorrisino beffardo sulla faccia.
<<Ah! Che fai!>> mi prese, come stamattina quando caddi, tra le sue braccia e mi portò fino in spiaggia, fino alla riva del mare, e mi adagiò sulla sabbia.

Devo ammetterlo, ma fino a quel momento non ero mai stata in spiaggia alla sera. È uno spettacolo meraviglioso: il mare è calmo, limpido, la luna riflette la sua luce su di esso; in lontananza si intravedono gli scogli fino ad andare oltre, fino al mare aperto, fino all'oceano; la sabbia è umida al tatto e il cielo tempestato di stelle.
Kevin si sedette accanto a me e posò un braccio sulla mia spalla cingendomi a sé. Un brivido raggelò il mio corpo, appoggiai la mia testa nell'incavo del suo collo e subito mi sentii meglio.
Quella notte non parlammo, restammo lì ad ammirare il paesaggio, restammo uno accanto all'altro, restammo insieme.

<<Maggie, Maggie, Maggie. Sveglia!>>
<<Che vuoi!>> esclamai scontrosa e mezza addormentata. Una cosa che non si dovrebbe mai e poi mai fare è interrompere il mio sonno: le conseguenze per la persona che lo fa sono davvero terribili. Meglio non saperle e - soprattutto - meglio non venirle mai a sapere.
<<Stavo facendo un sogno celestiale e tu l'hai interrotto. Spero ci sia un valido motivo>>
<<Ehm...volevo solo sapere...>> balbettò picchiettando i due indici, come una bambina piccola e capricciosa.
<<Cosa Abby, cosa!>> dissi scocciata.
<<Volevo solo sapere cos'è successo ieri sera>> sputò il rospo con una velocità supersonica, come per togliersi un peso che portava da anni.
A sentire quelle parole "IERI SERA" mi si scaldò il cuore, ritornai al sogno che era stato appena interrotto. E che venne nuovamente interrotto perché la curiosità della mia amica non sa aspettare le esigenze degli altri.
<<Siamo andati in spiaggia e siamo rimasti a guardare il mare>> cominciai a raccontare smielata.
<<E poi?>>
<<E poi si sono fatte le due e io dovevo tornare in hotel, altrimenti i miei mi facevano fuori>>
<<Ma dai! Quindi non è successo di nuovo niente, sei la solita Maggie>>
<<Senti chi parla, almeno io ho qualcuno da amare, tu nemmeno quello>> affermai però con tono scherzoso.
<<Su questo hai ragione>> replicò sorridente.
<<Va beh, ora andiamo che è tardi. Il medico non aspetta!>>
Finalmente potevo liberarmi della fasciatura. Non la sopportavo più!
Per precauzione, andammo a fare un'ultima visita, ma speravo che con la caviglia fosse tutto a posto.

<<Margaret Johnson>> urlò un'infermiera.
<<È il nostro turno>> disse mia madre.
Entrammo nell'ambulatorio del medico e ci sedemmo su una sedia. La stanza non era molto spaziosa, le pareti erano bianche con qualche piccolo quadro appeso qua e là; di fronte a me c'era una scrivania su cui erano sparse delle cartelle cliniche e delle ricette. Arrivò il dottor Robinson, strinse la mano ai miei genitori e si sedette anche lui.
<<Dalla lastra>> disse ispezionando una delle cartelle posate sulla scrivania <<sembra che vada tutto bene, niente di rotto. Se non ti fa più male a camminare, direi che possiamo togliere la fasciatura>>
<<Sì, sì, tutto bene>> risposi.
<<Allora, togliamola!>> accennò un sorriso e si alzò.

Un giorno per innamorarsi [IN PAUSA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora