Il dolore non finisce mai? Una persona come può sopportare tutto questo?
Sei morta, eppure continui a respirare. Sei morta, eppure continui a pensare.
Sei morta, eppure continui a soffrire.
Sei in uno stato catatonico dal quale non ti puoi risvegliare, è peggio della morte. Sarebbe più facile essere in una tomba senza più nessun segno vitale, almeno il cervello cesserebbe di riflettere. Ma comunque questo non basterebbe, la tua anima continuerebbe a girovagare in cerca della sua metà mancante. E se mai l'incontrerà, ritornerebbe ad affliggerla tutta la sofferenza precedentemente provata.Gettai tutto il mio peso sulla sabbia e mi accovacciai contro l'estremità inferiore dell'ombrellone. Le mie lacrime si riversavano una dopo l'altra in un'incessante tempesta salata.
<<Maggie, tutto bene?>> Abby appoggiò una mano sulla mia spalla destra e si inginocchiò.
La guardai e di scatto la abbracciai forte.
<<Cos'è successo?>> mi chiese, sperando che dessi una risposta. Stavolta non volevo scappare dai miei problemi, stavolta sarei stata una ragazza forte.
<<È tutto finito>>
<<Finito>> ripeté.
<<Sì, e non voglio più corrergli dietro come una gallina stupida, basta, ho chiuso>>
<<Tu hai chiuso>> replicò incredula.
<<La finisci di ripetere le mie parole>>
<<E tu la finisci di piangerti addosso e convincerti che è tutto a posto. Lo so che non è così, lo so che è difficile da superare e da dimenticare>>
<<No, questa volta sono seria, non lo voglio più rivedere, o almeno non lo voglio più vedere in quel modo. Spero che riusciremo ad essere amici>>
<<Ok, come vuoi. Ora direi che è meglio tornare in albergo>>
<<No, resto qua>>
<<E con i tuoi che facciamo? Hanno visto anche loro la tua patetica scena, mi hanno chiesto cosa stava succedendo, perché eri in quelle condizioni...non sapevo cosa rispondere. Ho detto loro di aspettare, che avrei cercato di capire quale fosse il problema...adesso cosa gli diciamo?>> blaterò disperata.
<<Non lo so, la soluzione migliore è raccontare loro la verità, ormai non ho più nulla da perdere>> ribattei arresa.
Non mi importava più nulla, volevano castigarmi? Va bene, intanto non sarebbe servito a niente, non sarebbe stato peggiore del dolore che lacerava il mio cuore.Mi aiutò ad alzarmi e ci dirigemmo verso il tavolo dove erano seduti mamma e papà.
Mi guardavano arrivare in lontananza, la faccia di mio padre era severa, quella di mia madre era preoccupata e sconvolta.
Ci sedemmo e rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Avevo lo sguardo perso, fisso in un punto nell'orizzonte.
<<Allora>> Abby cercò di rompere il ghiaccio.
Senza pensare, strattonai il suo polso per avvertirla di non parlare. Mi guardò come per dirmi "Cosa stai facendo?", poi spostò il suo sguardo verso i miei genitori e si ammutolì.
<<Mamma, papà, noi torniamo in hotel. Sono stanca, forse mi sta venendo il ciclo, ho un po' di dolore alla pancia>> naturalmente stavo mentendo, solo il dolore era vero, ma non era quello di cui avevo appena parlato. Mi serviva una scusa per scappare, per scappare di nuovo. Dov'era finita la ragazza che voleva essere forte? Ah, sì, è stata massacrata da se stessa.<<Perché non gliel'hai detto?>> mi chiese Abby.
Silenzio.
<<Maggie>> mi scrollò.
Silenzio.
<<Avevi deciso di dire tutto. Adesso perché hai cambiato idea?>>
Silenzio.
Eravamo sedute sul mio letto, le sue mani sulle mie spalle continuavano a farmi sballottare provocandomi lievi spasmi. Ero ritornata ad essere un autonoma, o forse peggio, una statua: il cuore era diventato pietra ed ogni mia emozione era svanita.
Un conato di vomito trasalì tutto il mio corpo, mi misi una mano sulla bocca e corsi in bagno.
Ad ogni rigetto fuoriusciva ogni granello di dolore, rabbia, disperazione e, terminato l'ultimo, non rimasero che i frantumi di un'anima di vetro colpita nel suo punto più debole: il cuore.
Abby mi sollevò i capelli e mi porse un asciugamano, ma io non lo afferrai, lo lasciai cadere. Lo guardai posarsi per terra lievemente, sembrava così leggiadro, avrei voluto sentirmi anch'io così. Invece ero diventata di ghiaccio e di marmo, pesante e senza alcuna possibilità di librarmi nell'aria come una farfalla.
Mi coprii il volto con entrambe le mani e ripresi il mio pianto cessato poco tempo fa. Tuttavia, quello non bastava, non era sufficiente per dimenticare.DIMENTICARE: questa parola mi fa venire i brividi solo a pensarci. A volte cancellare qualcosa dalla mente è un bene, a volte un male. I ricordi dell'infanzia, dell'adolescenza non si vorrebbero mai scordare, ma ce ne sono alcuni che purtroppo hanno causato troppa sofferenza. Proprio questi, come quello che mi era appena successo, si vorrebbero schiacciare, tritare, fare a pezzettini e poi bruciare. Ma è difficile. Spesso sono quelli che marcano di più la tua vita. E allora come si fa a dimenticare?
Un infarto? Uno shock epilettico? Una sedia elettrica? O basta solo chiudere gli occhi e non svegliarsi più?
La morte sembra allettante in un momento come questo, ma non è la soluzione.Abby raccolse l'asciugamano bianco dal pavimento e cautamente mi tolse lo sporco dalla bocca. Poi mi aiutò ad alzarmi, mi condusse nuovamente al letto e mi ci adagiò sopra.
Mi voltai sul lato sinistro e strinsi forte a me il cuscino.
Rimasi con gli occhi spalancati a fissare il pavimento, senza pensare a niente, senza provare niente.
Senza accorgermene, il sonno prese il sopravvento e dormii quella notte come la Bella Addormentata.Al risveglio trovai sul comodino un vassoio con sopra una tazza di caffè e latte, una brioche guarnita con il cioccolato e una fetta di pane ricoperta di marmellata di albicocche. Guardai quel buonissimo e prelibatissimo cibo con disgusto, lo discostai dalla mia vista, però il comodino non era lungo come un tavolo, perciò rovesciai tutto. Avvertii la tazza e i piattini frantumarsi, andare in mille pezzi come il mio cuore, e provai una mista sensazione di piacere e amarezza.
<<Cos'hai fatto!?>> Abby irruppe nella stanza.
<<E io che ti ho pure portato la colazione qui. Questi sono i tuoi ringraziamenti, grazie>> era molto alterata.
<<Prego>> ribattei con indifferenza, quasi non mi ero accorta di aver pronunciato quelle cinque lettere, erano uscite spontaneamente.
Irritata dalla mia risposta, fece dietro front e si lasciò alle spalle la porta, che sbattè con violenza.Gettai la mia faccia sul cuscino e per qualche secondo non respirai. Ero troppo disperata, troppo arrabbiata, troppo frustrata, troppo innamorata. Cominciai a dare pugni sul materasso, a cui seguirino calci: tutto il mio corpo era in fermento. Perché esiste l'amore nella vita? Perché ci si innamora? Perche?!
<<Perché? Perché? Perché?>> urlai senza accorgermene.
<<Cosa succede tesoro?>> mia madre irruppe nella stanza. La sua espressione trapelava angoscia e preoccupazione, con un cenno di compassione, nonostante non sapesse tutto quello che era successo fino adesso.
<<Mamma>> esitai per un momento <<non ce la faccio più>> e scoppiai a piangere, a piangere come non avevo mai fatto veramente prima. Mi avvinghiai a lei, la mia testa ricadde sui suoi morbidi seni, e le sua braccia mi cinsero a sé.Abby pov's
<<Chi si crede di essere? Miss "mi faccio servire e riverire senza nemmeno un po' di riconoscenza"?>> blaterai tra me e me <<ok, stai soffrendo...ma adesso basta, ho anch'io la mia dignità e la mia vita!>>.
Stavo camminando speditamente con le braccia tese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno, quando mi arrestai di colpo.
Due bambine di circa 5 anni stavano camminando verso di me. Avevano entrambe un cono gelato in mano e si sorridevano a vicenda. Ad un tratto una cadde per terra e l'amica urlò: <<Sara!>>. Allungò il suo braccio per afferrare la mano della sua compagna in lacrime e disse: <<Non preoccuparti, non è successo niente, è già tutto finito>>. Le fece un sorriso che venne subito ricambiato, si abbracciarono e continuarono il loro cammino.
Una lacrima scese dal mio viso, mi ricordai della mia infanzia, di quante volte Maggie mi avesse aiutato in momenti difficili; invece adesso io l'avevo abbandonata, non ero riuscita a sopportarla nemmeno per qualche giorno.
Che vigliacca che sono!
Feci dietro front e corsi da lei. Arrivata davanti alla porta della camera, feci un respiro profondo e spalancai il varco che ci separava. Rimasi attonita per un istante, stava piangendo, di nuovo.
Perché l'ho lasciata sola? Poi soprattutto...Maggie sta abbracciando suo madre?! È proprio vero che l'amore e la sofferenza fanno dimenticare tutto.
Da quel che mi ricordavo, non erano mai state in buoni rapporti. Sua madre naturalmente le voleva bene, ma Maggie non aveva mai ricambiato il suo affetto: era sempre stata scontrosa nei suoi confronti. D'altro canto però, la signora Johnson aveva un carattere un po' particolare, eccentrico e a volte realmente non riuscivi a sopportarla. Questo era stato causa di vari litigi tra i membri della famiglia che avevano provocato altrettante lacerazioni nel cuore della mia amica. Non erano stati d'aiuto neanche i parenti che si accanivano contro sua madre, peggiorando la situazione.
Sì, la sua famiglia è un caos unico...ma questa è un'altra storia.Scossi la testa per riprendermi e mi scaraventai sul letto per cingere Maggie dalla schiena. Voltò il suo viso logorato dalle lacrime verso il mio per regalarmi un cenno di sorriso, poi ritornò sul petto di sua madre.
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Un giorno per innamorarsi [IN PAUSA]
RomanceCiao! Sono Maggie, non sono una ragazza molto normale, la mia vita è stata un inferno. Non sono una di quelle fighe che se la tirano, no, sono la solita sfigata che se ne sta in disparte. Ma dopo questi dieci giorni indimenticabili, niente è più nor...