La mia mano sfiorava le sue dita, morbide e ruvide al tatto. Una scarica elettrica si propagò dal braccio fino a tutto il corpo e inaspettatamente mi trovai a precipitare in un pozzo senza fine. Cadevo, cadevo, giù, giù e cominciai ad avvertire uno strano odore, odore di...vomito. Ma che cazzo?!
Aprii gli occhi e una macchia fetida di uno strano colore era sparsa sulla parte di pavimento che separava il mio letto da quello di Abby.
<<Cos'hai fatto?!>> chiesi frustata con un tono ancora mezzo addormentato e rimbambito.
<<Non sono riuscita a raggiungere il bagno, eh>> rispose con un sottile imbarazzo.
<<Dove sei stata tutta la notte? Sei rientrata tardi>>
<<Nulla, le solite cose. Sono andata in un pub, ho conosciuto uno stronzo, mi sono ubriacata, non ricordo cosa sia successo dopo, come abbia fatto a tornare in albergo, ed eccomi qui>>.
Era ancora arrabbiata con me, si poteva vedere a miglia di distanza, si capiva dalla sua espressione corrucciata. Tuttavia era tornata da me, questo era l'importante.
Abby andò a recuperare dell'acqua è uno straccio per pulire, intanto io mi diressi verso il bagno per fare una doccia, ne avevo proprio bisogno. L'acqua che scorre, che ti porta via lo sporco e insieme tutti i tuoi problemi, non è meraviglioso? La sensazione che per un attimo la tua vita è perfetta, non potrà mai accadere niente di brutto, è fantastica. Avvertii per un millesimo di secondo una fitta alla caviglia, quindi chiusi il rubinetto della doccia e mi accovacciai per terra per massaggiarla. All'improvviso tutta la sofferenza che poche ore fa era fuoriuscita senza poter essere fermata, ritornò. Portai le mani alla testa, strattonai con forza i miei capelli, le lacrime scorrevano una dopo l'altra come gocce di pioggia. Sentii la porta chiudersi: Abby era tornata. Appena avvertì un gemito, si precipitò verso la doccia, mi coprì con un asciugamano e si sedette accanto a me stringendomi fra le sue braccia. Rimanemmo così per mezz'ora, quando una campanella interruppe il silenzio. Era pronto da mangiare. Se non ve l'avevo ancora detto, questo albergo è molto familiare, appartato, con poche persone, perciò è suo abito avvertire con una campanella l'ora del pranzo e della cena.
Abby mi aiutò ad alzarmi, a vestirmi, infine mi porse le stampelle. Continuavamo a non parlare, solo sguardi furtivi e compassionevoli da parte della mia amica. Adesso aveva capito che avevo bisogno di questo, qualcuno che mi stesse accanto senza voler nulla in cambio, nemmeno una parola.
Ci avviammo verso la sala da pranzo, ma toccai a malapena cibo. La mia forchetta spostava a destra e a sinistra i chicchi di pasta, la mia mano la seguiva e il mio cervello era altrove.Finito di mangiare, tornai faticosamente nella mia stanza e mi stesi sul letto. Abby decise di andare in spiaggia con i miei genitori, invece io stetti a guardare il soffitto fino a quando i miei occhi non si chiusero. Lo stesso sogno incombeva su di me: allungo la mia mano, non riesco a raggiungerlo, gli sfioro le dita, cado e mi risveglio sudata. La luce del sole era svanita, era già calata la sera. Quanto avevo dormito?! Qualcuno bussò alla porta, ma non risposi, non volevo vedere nessuno.
<<Ti prego Maggie apri>> Abby insisteva <<Guarda che la sfondo! Anzi, vado a chiedere un passe-partout alla proprietaria>> pestava i piedi come un'indemoniata, però per un po' non l'avrei più sentita.
E invece...di nuovo la porta veniva colpita a suon di pugni, tuttavia questa volta erano più pacati, leggiadri.
<<Maggie, non farmi preoccupare, va tutto bene? Per favore apri>> quella voce, era armonia per le mie orecchie, mi diede la forza di alzarmi. Esitai per un istante. Perché aprirgli? Che diritto aveva? Non lo volevo nella mia vita, dovevo darci un taglio.
Ma prima che potessi far qualcosa, la porta cominciò a cigolare e una testa apparse dalla fessura.
<<Abby mi ha dato la chiave>> la agitò in bella vista accennando un sorriso birichino.
<<Me l'ha messa in mano, poi è scappata via>> la solita, mi abbandona nel momento del bisogno. Mi lascia da sola con lui, con l'ultima persona che avrei voluto affrontare: Kevin.
<<Allora, come va la caviglia?>>
<<Dolorante>> non riuscii a pronunciare altro. Si avvicinò a me, mi cinse la vita e mi aiutò a raggiungere il letto. Si sedette accanto a me. Mi mancava il respiro, non sentivo nessuna traccia di ossigeno arrivare ai polmoni, il fiato era affannato come dopo una gara di corsa. Mi accarezzò il braccio e scorse le sue dita fino a toccare le mie.
<<Sai, ero in pensiero per te. È da due giorni che non vieni in spiaggia...stai bene?>> trattieni le lacrime, trattieni le lacrime, non farle uscire, trattienile. Con un magone in gola dissi solo <<No>> e scoppiai in lacrime. Forse il dolore che avevo non era ancora uscito veramente, ma dopo quella notte credo che me ne sia liberata completamente. Non potevo sfogarmi con lui, non potevo rivelargli quello che provavo, perciò rimanemmo lì così, uno accanto all'altro. Appoggiai la testa sulla sua spalla e Kevin allungò il suo braccio e mi strinse contro di lui. Le mie lacrime bagnavano il suo petto, si inoltravano nella fessura della sua T-shirt bianca. Un senso di leggerezza si sprigionò dal mio stomaco e la mia sofferenza si affievoliva. Chiusi gli occhi e stetti lì, fra le sue braccia, tra il suo calore.Mi sembrava di aver vissuto un sogno: io e lui eravamo finalmente insieme. Quando mi svegliai compresi che non lo era, Kevin era ancora accanto a me. Era stato con me tutta la notte, ero ancora tra le sue braccia. Com'era bello quando dormiva, pensai. Alzai la testa per vedere il suo sguardo, sollevai una mano e la posai dolcemente sul suo viso. Lo accarezzai, accarezzai i suoi capelli, il suo petto e posai nuovamente la mia testa su di esso.
<<Buongiorno>> si strofinò gli occhi, allargò le braccia e sbadigliò profondamente. Io rimasi a fissarlo con la mia faccia da ebete e quando stavo per ricambiare il buongiorno, arrivò Abby.
<<Buongiorno piccioncini, come ve la passate?>> la guardai con il mio sguardo da rimprovero. Perché l'aveva detto?!
Mi discostai immediatamente da Kevin per l'imbarazzo e lui accennò un sorriso beffardo. Non sapevo cosa dire, quindi corsi in bagno incurante della mia caviglia dolorante. Per fortuna però il dolore stava diminuendo, il giorno dopo avrei potuto già togliere la fascia, aveva detto il medico.La porta della stanza si chiuse, sbirciai dalla porta del bagno e vidi che nella stanza era rimasta solo Abby.
<<Che ti è preso?>> mi domandò con un tono alquanto ironico.
<<Cosa è preso a te! Perché hai detto quelle parole?>> ero infuriata, no anzi, imbarazzata, volevo sprofondare.
<<Eravate appiccicati, siete rimasti appiccicati tutta la notte, lui si è lasciato con la sua ragazza...cosa volevi che pensassi?>>
Cosa?!
<<Aspetta, cosa?! Si-so-no-la-scia-ti>> ribattei incredula. I fuochi d'artificio cominciarono a spiccare il volo e una miriade di lucine lampeggianti sovrastavano la mia testa.
<<Sì, non te l'avevo detto?>> disse Abby in modo sarcastico, come se non avesse saputo di aver tralasciato un particolare così importante. Invece lo sapeva. Afferrai d'istinto il cuscino e glielo lanciai in testa.
<<Ahi! Ma perché?!>>
<<Perché! E te lo chiedi pure? Tu lo sapevi e non me l'hai detto!>> la mia frustrazione era alle stelle, volevo rompere ogni cosa che si trovava a un millimetro di distanza da me.
<<Tra il vomito e le tue domande mi sono dimenticata di dirtelo, scusa>>
<<Niente scuse, dovrai far ben altro che chiedermi scusa>>
<<Ok, ho afferrato...comunque>> la storia della loro rottura stava prendendo inizio, anzi fine <<ieri sera, quando sono entrata nel pub, ho visto Kevin e Jade seduti ad un tavolo, stavano discutendo animatamente. Ho provato a captare quello che stavano dicendo ma non ho sentito quasi nulla solo: perché l'hai fatto? Io non me lo merito. Scusa, non succederà più e altro ancora. Poi Kevin si è alzato, ha detto che non ne voleva più sapere di lei e se n'è andato lasciando Jade in lacrime>>.
Cosa mai sarà successo? Pensai, ma sinceramente ora come ora non me ne importava, non era necessario sapere la risposta, l'importante era che si fossero lasciati. Basta, kaputt.
STAI LEGGENDO
Un giorno per innamorarsi [IN PAUSA]
RomanceCiao! Sono Maggie, non sono una ragazza molto normale, la mia vita è stata un inferno. Non sono una di quelle fighe che se la tirano, no, sono la solita sfigata che se ne sta in disparte. Ma dopo questi dieci giorni indimenticabili, niente è più nor...