Occhi belli

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Era il duemila undici, quando per la prima volta vidi su Facebook la richiesta di occhi belli. Devo dirvi che inizialmente, nonostante fosse davvero bello non ero così convinta. Aveva degli occhi verdi smeraldo, incastonati in un taglio a cerbiatto. Un nasino alla francese, capelli biondi cenere, ed il piercing alla lingua. Aveva foto della scuola, foto così diciamo fuori moda. Così all'improvviso, un messaggio. Era lui, Andrea. Solite domande, ciao come stai, di dove sei, quanti anni hai. Io rispondo, a volte no. Ma lui non demorde. Mi racconta che ha diciannove anni, e di Aprilia, e che frequenta l'ultimo anno di un istituto meccanico. Mi dice che tifa la Roma, e che questo lo ha spinto ad inviarmi la richiesta perché ha visto i miei post. Rido mentre leggo quelle poche righe. Ma io sono così, farfallona. Spengo il cellulare e torno ad ascoltare la lezione. Beh, io ho diciotto anni, ho perso un anno in un classico, e sono finita in un professionale. Penserete che non adorassi studiare, ma non era proprio così. Insomma, avevo la testa rivolta altrove ed avevo pagato e provato, il conto amato della bocciatura sulla mia pelle. Così, avevo capito che il greco ed il latino non erano adatti a me. Ed ero finita in un grafico pubblicitario, in cui devo dirvi mi ero inserita bene. Era il secondo anno lì dentro, ero al quarto! Sia chiaro. Ed avevo stretto amicizia con chiunque dato il mio carattere, logorroico e simpatico! Così, mi ero trovata a confrontarmi con le amiche di banco su Andrea. Francesca vedendolo la prima volta, su facebook esclamò "cazzo però! E tu sei ancora indecisa? Ma sbrigati ad uscirci!". La pollastrella della comitiva Giulia segui Francesca. Ed anche Sara era del loro parere. Ma io non ero decisa. Avevo trovato il mio mondo, la scuola andava bene, ero appena diciottenne impegnata nella patente. Insomma, ero appena uscita da una storia tormentata. In cui il mio ex ragazzo aveva finito per mettersi con la tipa del suo amico. Tutto questo mentre, uscivamo in quattro. Insomma avevo preso una bella botta, ed ero ancora su strade fangose per quanto riguardava questo aspetto. Ma occhi belli, mi tormentava. Giorno e notte. Così decisi di lasciargli il mio numero di telefono. Ed iniziammo a parlare. Sempre di più. La sua voce era così dolce, così semplice che è davvero difficile spiegarla. Ma era una di quelle voci che ti colpisce, ti colpisce la sua tranquillità. Emanava sicurezza, gioia, voglia di vivere. Per non parlare della prima volta che l'ho sentito ridere. Aveva la risata di un bambino, di chi vede il mondo per la prima volta. Di chi è innamorato, di tutto della vita. Della voglia di vivere. Insomma, le mie giornate passavano, così. Con occhi belli, con storia inglese, con le amiche di banco. Pensavo di cavarmela fino a quando non ha iniziato a chiedermi di vederci dal vivo. Io sono sempre stata insicura di me stessa, anche se devo dire non è che i ragazzi mi mancassero. Ma non ho avuto mai un'autostima così, alta di me stessa. Ma Andrea provava in tutti i modi, e quando mi disse che sarebbe venuto fuori scuola, all'uscita ho finto di stare male e sono tornata due ore prima. Un'altra volta, sono scappata su un autobus, avvisandolo del fatto che mi eravamo venuti a prendere. Ma lui continuava, continuava. Così un sabato, io e Francesca eravamo in giro per Frascati, ferme ad un bar fumando una sigaretta. Lei mi guarda e mi dice " senti i, ma perché non chiami Andrea? E lo fai venire qui. E sabato sera, sei uno spettacolo stasera, vedrai che verrà sicuramente. Insomma è un mese che vi sentite tutti i giorni, abitate a venti chilometri e tu non fai altro che a scappare. Prima o poi si stancherà. Avanti chiamalo!" Chiamatelo destino. Chiamatelo come volete, fu lui a chiamarmi. " ehi, Ivy, dove sei?" Arrossii. E gli dissi " andré sono ad un bar a Frascati con una mia amica, e tu?" Lui esplose a ridere e mi disse " io sono con Mirko, ad Albano. Se non hai da fare, un quarto d'ora venti minuti, e sono lì da te. Mi aspetti?". Il cuore cominciò a gallopparmi, ma Francesca sorrise e fece un accenno col viso. " Vabbene" -"sentii la sua voce piena di enfasi " oddio non ci credo che mi hai detto di sì. Mi sbrigo, quando sono lì ti scrivo ok? Ci vediamo tra poco". Riagganciai presi, Francesca per un polso e la strattonai dalla sedia " avanti andiamo al bagno, devo ritruccarmi! Andrea sta arrivando insieme ad un suo amico!!" Francesca esplose a ridere ed entrammo come due sceme nel bagno, del bar. Un bagno piccolo con una porta sulla destra ed uno specchio centrale, con un lavandino sotto. Insomma il classico bar di paese, ma se fosse stato possibile farlo parlare avrebbe distrutto circa metà paese. Mi ritruccai al volo, presi il telefono e chiesi a Francesca se dalle foto ero riconoscibile. Lo so, sembra stupido eppure andò così. Scoppiamo a ridere, ed andammo verso la piazza. Cominciò a far freddo, e mi chiesi Andrea quando sarebbe arrivato. Mentre fumavo, il telefono comincio a squillare. Lo passai a Francesca che lo passo a me, lo ripassai a lei che con lo sguardo alterato mi fece capire che avrei dovuto rispondere.
"Pronto"-"teso guarda io sono arrivato mai tu dove sei?". Il buco nello stomaco. Ma chi me l'aveva fatto fare. Cominciai a guardarmi intorno. E vidi una macchina grigia, parcheggiata di fronte a me. "Esci dalla macchina" gli dissi. Lo sportello si aprì, ed apparve la sua figura in un luogo cappotto nero. Gli dissi " voltati mi vedi? Sono sotto il portone principale ti aspetto qui". Riattaccai il telefono e vidi due figure muoversi verso di me. Sempre di più. Attraversarono la strada e furono di fronte a noi. C'erano solo due lampioni ad illuminarci era novembre. Ed il freddo era pungente. Ma vi posso assicurare, che quando la luce illuminò Andrea, fu come se tutto si fermò. Era una delle cose più belle che io avessi mai potuto vedere. Restai, fregata. E fu solo l'inizio di ciò che poi sarebbe stata la mia storia più importante.

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