Capitolo 17 - Andare avanti, tornare indietro.

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Se avessi potuto fermare quell'attimo, lo avrei fatto senza indugio. Attanagliata dalla paura, dai dubbi, da tutte le domande che frenetiche e martellanti tempestavano la mia mente, eppure allo stesso tempo libera da ogni esitazione. Non avevo che loro. Non desideravo che loro. Sarebbero stati il mio tutto e quello non solo mi bastava, ma mi completava e mi permetteva di sentirmi così viva che la morte, in quell'istante, era diventata qualcosa che avrei saputo addirittura accettare.

«Che ne dici, Mark, li fai tu gli onori di casa?»

Non potevo vederlo, alle mie spalle, ma potevo guardare gli occhi di Mark che per qualche istante si spostarono da me per guardare Ethan e dunque tornare su di me, che gli sorrisi per incoraggiarlo. Lo baciai a lungo, lentamente, sulle sue labbra morbide che indugiavano sulle mie come a chiedermi il permesso di farmi sua. Allungai le braccia per raggiungere con le dita i suoi capelli quindi le sue guance infuocate e le sue ciglia lunghe. Gli chiusi le palpebre e lo baciai ancora, fino a sentire l'esitazione sparire, sciogliendosi per dar vita al coraggio, che permise alle sue mani di sfiorare i miei fianchi, inducendomi a muovermi quel tanto che bastò perché la mia eccitazione entrasse in contatto con la sua. Scivolai su di lui che, fremendo, ansimò sulle mie labbra, piegandole poi in un sorriso compiaciuto, sebbene percepii la sua titubanza a lasciarsi andare. Prese il mio viso tra le mani e lo tenne vicino al suo, mentre cominciavo lentamente a muovermi intraprendendo un ritmo sempre più cadenzato, aiutato poi dalle mani di Ethan sui miei fianchi che mi abbassavano e alzavano su Mark con foga crescente. Lo cercai dunque con la mano, volgendola dietro di me per toccarlo e chiedergli silenziosamente di unirsi in quello che a me sembrò il momento migliore della mia vita. L'afferrò e la strattonò dietro la mia schiena, facendomi torcere e cadere su Mark per non cedere al dolore che mi avrebbe causato tentare una sciocca resistenza alla quale, alla fine, avrei comunque dovuto cedere. Gli occhi di Mark si allarmarono per qualche secondo, prima di capire che andava tutto bene, che per quanto quel gesto sembrasse un'angheria gratuita, mi aveva comunque strappato un gemito e fatta contrarre intorno a lui con uno spasmo violento, di pura e incontaminata estasi. Non era quasi più una questione di sesso. Era paradossale, forse insensato, ma i miei uomini, gli unici e soli amori della mia vita, erano lì con me, per me, per donarmi ciò di cui avevo bisogno. Di essere amata senza limiti e confini, in virtù di un amore privo di ragione, così alienante e sacro da dare l'impressione di essere impossibile, eppure così dannatamente palpabile da contraddirsi, diventando un paradosso, un ossimoro, un'entità così eterea al cospetto della quale non potevo fare a meno di piegarmi. Mi chiesi se sarei mai riuscita a smettere di stupirmi di quanto amore fossi in grado di provare, di sopportare, e comunque sempre di anelare. Mi ero riscoperta capace di esaudire i miei desideri, di capire soprattutto quali fossero, di rischiare tutto per avere di più e mi chiesi quanto avrei potuto ancora chiedere e volere prima di perdere ogni cosa. Poi, in un fulgido attimo di fredda lucidità, mi resi conto che non avrei cercato più niente da quel momento in poi, che avrei smesso di desiderare tutto ciò che non fosse quello che avevo in quella stanza. Non era più soltanto questione di trovare me stessa: io avevo trovato chi era disposto ad accettare chi fossi. C'erano voluti due uomini, tanta sofferenza e un percorso tutto in salita, ma potevo dire di essere nel punto dal quale non mi sarei più allontanata.

Persi il fiato quando Ethan sprofondò dentro di me senza troppi preamboli, e fu Mark a sostenermi mentre rischiavo di cadere a peso morto su di lui per la fitta lancinante di dolore che mi avevano causato le eccezionali dimensioni di Ethan. Rimase immobile per qualche secondo, permettendomi di abituarmi della sua presenza dentro di me in concomitanza con quella di Mark.

«Le hai fatto male.» Ringhiò mio marito, afferrando il braccio di Ethan.

«Non più di quanto riesca a sopportare.»

«Lo hai chiesto a lei?»

«Conosco meglio il suo corpo e il suo limite anche meglio di lei stessa.»

Fleshly Connection - Connessione CarnaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora