«Scappato?»
L'espressione di Vanille era cambiata all'improvviso. La piccola incurvatura delle sue minuscole labbra si trasformò in un espressione seria, troppo seria per lei.
«Ma... neanche un ringraziamento?! Che motivo aveva di andarsene dopo le nostre cure?»
«Non ne ho idea» dissi, cercando di nascondere le mie emozioni. L'espressione di Vanille cambiò di nuovo e tornò sorridente e gioiosa come sempre. Mi piaceva guardare il suo piccolo volto. Sapevo che il viso delle fate aveva dei tratti aggraziati, ma quello di Vanille era particolarmente bello:
aveva dei grandi occhi verdi che richiamavano i riflessi dei raggi solari sui rami degli alberi e dei lunghi capelli azzurri come il più limpido dei cieli primaverili. In mezzo alla fronte avrebbe dovuto esserci il simbolo del suo elemento madre, ma lei non aveva ancora trovato un legame particolare con nessuno dei sei poteri portanti della foresta: era ancora troppo piccola, certi legami con la natura si svelano solo col passare del tempo.
Le ali, troppo grandi rispetto al minuscolo corpicino, avevano dei meravigliosi riflessi smeraldo e si muovevano in modo aggraziato e quasi ipnotico quando Vanille volava.«Credi che sia meglio andare a cercarlo?» Chiesi io, cercando di cammuffare la mia voce tremante. «No!» scattò lei.
«Insomma...se è riuscito ad andarsene, vuol dire che sta bene... » continuò.
«...sei stata brava con le cure, complimenti!» A quelle parole, mi sentì mancare. Sentivo il bisogno di cambiare discorso: l'idea di non poter dire a Vanille cosa era davvero successo mi faceva sentire una pessima amica verso l'unico essere che mi era stato davvero vicino, ma se le avessi detto tutto l'avrei persa e sarei rimasta sola.
Ed io non riesco a stare sola.
Tra i Kokiri avevo molte conoscenze, ma nessuno di loro era davvero da considerare un amico. Li definirei piuttosto un gruppo di persone che conoscevo appena, che salutavo quando li vedevo per le stradine solo perchè abitavamo nello stesso piccolo villaggio ed eravamo, in un certo senso, costretti a stare insieme. Non che gli altri avessero qualcosa che non andava: il problema ero io. Non riuscivo a comunicare con loro, ero troppo ansiosa e timida per fare i loro giochi in tranquillità e finivo sempre per stare sola con me stessa. Vanille era l'unica che era riuscita ad andare oltre la mia timidezza: lei era la mia fatina, l'unica con cui mi trovavo bene.O quasi.
Abbassai gli occhi col mio solito fare insicuro e timido, questa volta giustificato, e iniziammo ad attraversare il villaggio per dirigerci nel cuore della foresta. Non sapevo cosa dirle. Sapevo che per non destare sospetti avrei dovuto comportarmi come sempre, ma non ci riuscivo. Mi misi ad osservare il villaggio: una quindicina di alberi sui quali vi erano costruite delle graziose casette. Al centro vi era quello che prima era un laghetto, ma ormai si era quasi tutto seccato ed era rimasta solo una fossa con due dita d'acqua sporca.
Alzai lo sguardo e vidi Betty seduta sul tetto di casa sua, come sempre, con i suoi morbidi capelli d'oro che ondeggiavano leggiadri al debole ritmo del vento. Ritornai a guardarmi intorno: cinque Kokiri giocavano a mosca cieca e altri due condividevano un libro dal grosso volume. Probabilente conoscevo tutti loro, ma non riuscivo a ricordarne i nomi esattamente come a loro sfuggiva il mio, probabilmente.
Incontrai Farn, il Kokiri a cui quel giorno toccava andare al fiume e portare acqua al villaggio. Era un tipo molto cordiale e gentile. La sua corporatura gracilina non dava l'impressione che vivesse nella foresta ma, in compenso, era un pò più alto degli altri. Aveva degli occhietti vispi di uno strano verde spento che tradivano la sua pacatezza: quegli occhi osservavano tutto, erano cosparsi da una enorme curiosità e un gran bisogno di conoscenza. A prima vista non sembrava affatto un tipo tranquillo, ma bastava che lui aprisse bocca per far restare di stucco il suo interlocutore.
Mi fece un cenno con la mano ed io risposi con un fil di voce, a disagio davanti al suo sguardo. Non ero nemmeno sicura che mi avesse sentito. Ad ogni paia di piccoli occhietti da bambino che sentivo addosso a me, mi saliva una forte inquietudine che cercavo di scacciar via guardando altrove.
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L'ultimo eroe
FanfictionUn umano cresciuto nel popolo dei Kokiri sarà l'ultima speranza per il regno degli Dei. "L'ultimo eroe" è una fanficton basata sulla saga "The legend of Zelda".