Capitolo 5

129 6 0
                                    

Nei giorni successivi divenne più facile nascondere la verità. Certo, temevo ancora che gli occhi dei miei compaesani fermassero su di me, ma tutto passava quando uscivo dal villaggio e mi dirigevo a Fhael, luogo dove non ero più una Kokiri sola, ma una fatina senza ali che si divertiva con i suoi amici. Stare con Vanille, però, era sempre più difficile, soprattutto se faceva domande sull' Esterno. Era così che le creature della foresta chiamavano chi veniva da fuori. Stare sola con lei era piacevole come prima, ma dovevo stare all'erta sul non far trasparire alcuna emozione: se Vanille si fosse accorta che qualcosa non andava, si sarebbe piantata davanti a me affinchè le dicessi tutto. Lei era così: Allegra e determinata; la mia roccia. Dato che stare sola con lei era sempre problematico, incontravo spesso Flora e Ax e li invitavo ad unirsi a noi: tutti insieme andavamo in giro per la piccola cittadina cercando ogni cosa che ci potesse far divertire e passare piacevolmente la giornata. Non sapevo se a Vanille la cosa piacesse o no e preferivo evitare l'argomento. È buffo: facevo tutto quello per non perderla, ma sentivo chiaramente che continuando in quel modo il nostro rapporto sarebbe solo peggiorato. Una sera mi trattenei più del solito a casa sua: suo padre era tornato. Il padre di Vanille, Ty, era affettuoso e gentile come la moglie Dhera ma, al contrario di lei, non lo dimostrava apertamente. Diede a Vanille un bacio sulla fronte e le scompigliò i capelli azzurri con la mano troppo grossa per essere quella di una fata. Alla mia vista, accennò un sorriso dolce - ma comunque sostenuto - e, dopo aver scompigliato anche i miei capelli ricci, corse ad abbracciare forte la consorte. Era un pò che non lo vedevo: era partito per un lungo viaggio verso Oel, la capitale del regno delle fate, ma nè io nè Vanille sapevamo il motivo di quella partenza. Non eravamo a conoscenza nemmeno di dove si trovasse Oel, sapevamo solo che era una grandissima città fuori dalla foresta.

Fuori dalla foresta...

Sapevo che una volta passato il ponte che fungeva da ingresso per la foresta c'era un altro mondo là fuori. Spesso mi ero ritrovata a viaggiare con la fantasia sulle meraviglie del mondo esterno basandomi sui  miei libri d'avventura, l'unico genere che io abbia mai letto. Adoravo i protagonisti di quei libri, così spavaldi e sicuri di sè, che sapevano cavarsela in ogni situazione. Desideravo tanto avere un quarto del loro coraggio. Uscire dalla foresta era il mio sogno nascosto, un sogno irrealizzabile dato che i Kokiri erano destinati a morire anche solo mettendo un piede fuori dalla foresta. Non capivo come facessero i Kokiri, con la loro immensa sete di sapere, a disinteressarsi totalmente del mondo esterno o, quanto meno, a nascondere la loro possibile curiosità. Ebbi un sussulto. Per un secondo, pensai al mio essere Kokiri. Scacciai i dubbi dalla mia testa e tentai di pensare ad altro: osservai Ty. Il volto mi sembrava stanco e molto diverso da come me lo ricordavo: aveva delle grosse occhiaie sotto i tondi occhi verdi e la sua pelle color ghiaccio - un grigio molto chiaro - era segnato da parecchie rughe. Sembrava terribilmente invecchiato dalla sua partenza risalente a due settimane fa, precisamente due giorni prima del mio irreale incontro presso il torrente. Sotto il ciuffo di capelli verde prato che cadeva pesantemente sulla fronte si poteva notare il simbolo del suo elemento: Due goccie azzurrine portavano la scritta "Rash", nome del Dio dell'acqua. Era uno degli incaricati per l'investigazione  sulla secchezza del torrente,probabilmente per via del legame che aveva con l'acqua, e per un attimo mi chiesi se il viaggio ad Oel non c'entrasse qualcosa col lavoro.  Rimasi a parlare con Ty, Dhera e Vanille fino a che la luna non si fece alta in mezzo agli astri notturni. Dovevo tornare a casa. Più volte Dhera e Vanille mi proposero di restare a dormire lì per quella notte e Ty si offrì addirittura di accompagnarmi a casa: non voleva certo che una bambina si aggirasse nel bosco la notte, specie in quel periodo pieno di spiacevoli sorprese. Rifiutai entrambe le proposte dicendo che non c'era alcun pericolo: il villaggio non era tanto lontano dalla radura. Alla fine prevalsi. Vanille mi fece tornare alla mia statura naturale e mi salutò con la sua deliziosa vocetta che rimbombava nella quiete notturna. Ricambiai il saluto e mi incamminai verso il bosco buio. La verità era che avevo bisogno di stare un pò da sola a riflettere. Ripensai a ciò che tentai di lasciarmi alle spalle in quei giorni, e realizzai che non ci avevo ancora riflettuto davvero. Due terribili domande mi attanagliavano la mente:

L'ultimo eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora