Capitolo 8

166 7 1
                                    

Percorsi il sentiero di prima a ritroso, in silenzio. Il vento soffiava debolmente tra i rami che già ospitavano foglie secche e mai come allora la foresta mi parve più vicina alla distruzione. Non capivo se era solo una mia impressione o stesse succedendo davvero, ma c'era qualcosa di strano nel vento, negli alberi e perfino tra i popoli che abitavano la foresta, e la morte che si stava insinuando silenziosa tra noi ne era la prova. A casa, Vanille era immobile. Non staccava gli occhi dalle assi lucide e uniformi che componevano il pavimento, tentando di trattenere invano le lacrime che cadevano dolcemente dal suo volto e si posavano a terra. Cercai con tutta me stessa di confortarla, di dire che tutto sarebbe andato bene, ma non mi credevo nemmeno io. Decisi di rimanere in silenzio perché questa era la cosa migliore, e Vanille parve apprezzare quella quiete. Cosa si prova a perdere un genitore? Probabilmente non troverò mai risposta a questa domanda, ma in quel momento mi convinsi a credere che sarebbe stato come perdere tutto, anche se non ne ero certa. Non potevo capire Vanille, tutt'ora non posso, riesco solo fare orribili fantasie sul suo stato d'animo. Restò a casa mia per un po', poi tornò da sua madre e mi ricorda di lei solo quando la nominò. "Anche Dhera starà soffrendo come Vanille? Anche lei, la creatura più simile ad una madre che io conosca, starà cercando di nascondere il dolore?" Mi chiesi se non fosse il caso di andare a Fhael e piangere con loro: mia sorella e mia madre. Scartai subito l'idea: "No. Non essere stupida, loro non sono la tua famiglia. Vanille è la tua fata, come tutti i Kokiri hanno, e Dhera, per quanto sia gentile, è sua madre. Non la tua." Mi fece male pensare tutto ciò, ma era la verità che andava accettata, prima che mi convincessi davvero di essere una fata. Quando la casa divenne vuota, un forte senso di solitudine mi afferrò e pensai a Ty. Pensai alla morte.

In una foresta la cui vita è immortale, come si potrebbe immaginare la morte e prepararsi di conseguenza? E, soprattutto, com'è morto Ty? Cosa aveva causato la prima vittoria dell'oscurità tra noi? Immaginai i suoi ultimi istanti, il suo respiro affannato e il cuore che cessava di battere. Riusciì quasi a vedere il corpo immobile e spento che giaceva sul letto di foglie, Vanille e Dhera che piangevano con la faccia nel petto di Ty.

Lo avevano tenuto nascosto, o l'intera Fhael era radunata intorno al corpo che rappresentava la fine della foresta? Una fitta mi prese lo stomaco, i miei occhi si gonfiarono e li sentiì annegare sotto le lacrime pronte a scorrermi in viso. Perché piangevo? Ancora oggi non lo so con sicurezza. Piangevo per Ty, per Vanille, ma anche per paura. Solo in quel momento ebbi una vaga idea di ciò che provava Vanille: sentivo il suo dolore, l' amaro stupore, la sua rabbia: in tutto questo tempo, una sola creatura della foresta aveva incontrato la morte, ed era suo padre. Allo stesso tempo, sentivo il mio cuore accelerare il battito, avevo paura di spegnermi, temevo che il cuore si fermasse, ma la sensazione era quasi... piacevole? "No. No, ho paura della morte, come lo sarebbero tutti."  Come poteva il Grande albero Deku fare finta di niente e annunciarmi una cerimonia della quale non conoscevo l'esistenza, mentre la foresta stessa andava incontro ad un triste destino? Lui sapeva, di certo qualcuno glielo aveva riferito, ma probabilmente non gli importava. Non era lo stesso albero Deku che secoli fa salvò la foresta, non poteva esserlo se il suo popolo lanciava urla di disperazione e lui continuava la sua vita senza alcun problema... dov'era la sua saggezza infinita e la capacità di dar vita ad ogni cosa bella presente nella foresta? Soltanto pensare una cosa del genere sul mio creatore mi fece sentire male e per un breve momento rimangiai tutto... finché non mi ricordai qualcosa che avevo realizzato col tempo:

"Io non sono una Kokiri e lui non è il mio creatore"

Ormai ne ero certa e, in un certo senso, lo speravo, forse ne sarei addirittura andata fiera sin da allora. Non facevo parte di una razza saccente e falsa, e ne ero felice. Ma Vanille non meritava questo, e la rabbia in me cresceva sempre di più, come un'innocua fiammella pronta a diventare un incendio e divorare il mondo.  Riuscivo quasi a sentire il fumo denso, nero, che mi rapiva...

L'ultimo eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora