Capitolo 7

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Da quella sera, i giorni presero una nuova forma. Sentivo in me una gioia e una voglia di fare che non mi era nuova: era la stessa che avevo quando mi allenavo con la spada. Passavo la mattina con Vanille, come sempre, giocando a Fhael o cercando di scoprire posti nuovi attraverso il labirinto di tronchi, sperimentando nuove combinazioni di passaggi. Cercavo di stancarmi il meno possibile con lei, senza dare alcun sospetto sulle mie notti passate in bianco: non volevo dirle niente, non ora. Finivamo le nostre escursioni al tramonto, quando il cielo si tingeva rosso fuoco e il sole si preparava a cedere il suo dominio alla luna. Dopo una giornata di giochi, il primo bisogno sarebbe quello di affondare la testa tra le morbide piume del cuscino e tuffarsi nel mondo onirico, e fino a pochi giorni fa avrei fatto proprio questo. Ma la magia e la voglia di imparare erano troppo forti, più del sonno: ogni sera mi dirigevo al solito frutteto portando con me alcuni viveri e cenavo con Daraen. Sapeva un sacco di cose, troppe per la sua apparente età, ma non mi facevo troppe domande."Magari, è normale che gli Esterni sappiamo così tante cose." Mi raccontava della la vita fuori dalla foresta, quella vita che era una leggenda agli occhi degli altri Kokiri. Mi parlava di città, piccoli villaggi, razze bizzarre e paesaggi che apparivano nei più antichi libri di fiabe conservati nella biblioteca. Una sera, parlò del Mare. «Il Mare è un'infinita distesa d'acqua salata, molto diversa da quella di un lago o un ruscello. È popolato da incredibili creature marine, alcune davvero immense... diversi scritti parlano di numerosi popoli sottomarini, umani che si sono adattati alla vita acquatica sviluppando branchie o chiedendo a Nysha, Dea del Mare, la sua benedizione. Naturalmente, la prima teoria è la più accreditata. Insomma... non credo che una Dea possa consacrare ogni umano che chiede la sua protezione...»

Dunque, ciò che avevo sognato era il Mare. Dopo quel sogno, non vidi niente di insolito... anzi, non riuscivo nemmeno a sognare. Il mio sonno ormai era ridotto a circa tre ore, e dormivo così profondamente che le fantasie del mio inconscio non mi sfioravano nemmeno. Quel sogno era avvenuto solo una settimana fa, ma mi sembrava fosse passata una vita intera. Dopo cena, ci allenavamo. Daraen aveva preso davvero sul serio la mia richiesta: era un insegnante severo, ma gentile. Era deluso quando non riuscivo ad imparare un incantesimo, ma gioiva con me quando avevo successo.

Le prime lezioni furono le più dure.

Daraen iniziò a mostrandomi un Globo di Luce, l'incantesimo che aveva usato per illuminare la notte del nostro primo incontro, e nonostante fosse un incantesimo di base ed estremamente semplice, mi ci volle un pò per eseguirlo nel modo più accettabile. Passai la prima notte d'allenamento ripetendo la formula e muovendo il palmo della mano destra sotto lo sguardo divertito di Daraen, che non si risparmiava grosse risate e consigli, e tutto ciò mi irritava. Poi,  alle primi luci dell'alba -con le forze che tentavano di abbandonarmi- dalla mia mano si creò una piccola sfera blu che emetteva una fievolissima luce. Sapevo che non era perfetta, ma non riuscivo a trattenere un grido di entusiasmo: Il mio primo incantesimo! Anzi.. in realtà era il secondo, ma questo era una magia che volevo davvero compiere, mentre l'incantesimo curativo l'ho fatto contro la mia volontà. Vidi Daraen annuale soddisfatto, e mi sentiì fiera come non mai. Alcune volte mi dimenticavo che era solo pochi anni più grande di me... anche se non sapevo la sua effettiva età. Lezione dopo lezione, la mia fiducia in Daraen cresceva sempre di più, e lo trovavo davvero strano per una come me, incapace di reggere il peso di un qualsiasi rapporto. Alcune volte mi stupivo addirittura che il rapporto con Vanille durasse ancora, e mi chiedevo come fosse possibile. "Come può una fatina così piccola avere la capacità di restare al mio fianco per tutto questo tempo?"

Giorno dopo giorno, però, le ore di sonno mancate si fecero sentire. Daraen lo capì all'istante: bastava guardarmi per capire che avevo bisogno di riposo, col bordo degli occhi nero per la stanchezza e la pelle ancora più pallida del solito. «Così non va, Elpha: ti ammalerai.»

L'ultimo eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora