-Ritratto appeso erratamente-
Jane non riesce a prendere sonno.
La principessa assume innumerevoli posizioni, nel suo baldacchino a una piazza e mezza, e nonostante si senta protetta dalle cortine serrate, che le permettono inoltre di riposare nella completa oscurità non riesce proprio a schiacciare quella sgradevole sensazione di curiosità.
Eppure ha già detto a Susan, la sua domestica personale, di svegliarla alle tre in punto, in modo che possa introdursi nella stanza della consanguinea per esaminare quei tomi e ficcare il naso alla francese tra le pagine del suo diario.
Accende la lampada a olio sul comodino e la utilizza per scorgere l'orario segnato dall'orologio nero a pendolo dalle lancette argentate, scelto da lei, un vero bijou.
La lancetta più corta segnata sulle tre e la più lunga sulla mezza la costringe a sgridare Susan l'indomani e con uno sbuffo d'irritazione, Jane si alza, aprendo rabbiosamente le cortine.
I suoi piedi nudi gelano al contatto con il pavimento in marmo bianco e la vestaglia in seta senza l'ausilio di lenzuola e piumone causa la cosiddetta pelle d'oca sulla ragazza che con la sua lanterna in mano lascia la stanza, alla volta di quella della gemella.
Percorre nel massimo silenzio i corridoi che la separano da essa, proprio mentre zampetta attentamente in punta di piedi lungo l'ultimo urta il gomito contro un quadro che, evidentemente attaccato erroneamente, cade a terra in un tonfo.
La fanciulla spalanca gli occhi, sibilando:
-Diamine! Porca Annabeth.-
Successivamente si guarda attorno circospetta.
Tutto sembra al suo posto e nonostante stia tirando le orecchie nessun rumore molesto, proveniente da qualcuno che è stato svegliato per la confusione, le giunge.
Spostando la luce della lanterna verso quella bigottona, a suo parere, di zia Charlotte, ritratta con quell'orrendo parruccone palesemente finto nel dipinto, continua per la sua strada, scorgendo finalmente la porta nera, impreziosita da dettagli dorati, della sorella.
La apre appena e maledice mentalmente lo scricchiolio dovuto alla mancanza di olio lungo le sue giunture.
Tuttavia riesce lentamente a infiltrarsi nella stanza e a raggiungere la scrivania.
Afferra tre dei tomi, infilando con cautela dei fermagli rubati dal portagioie posato poco distante da lì, per tenere il segno delle pagine che stava consultando la legittima proprietaria, prima di afferrare il diario e avviarsi nuovamente verso la porta.
Un fruscio proveniente dal giaciglio della gemella la fa voltare di scatto nella sua direzione.
-Jane? Che ci fai qui?-
Mormora assonnata quella, strizzando gli occhi per riconoscere la figura illuminata da raggi della luna.
Quella dannata non ha tirato le tende!
Pensa quella, colta in fragrante.
-Mh. Nulla. Controllavo se la tua esistenza procedesse al meglio.-
Risponde, nascondendo ciò che ha trafugato dietro la schiena.
L'inferma annuisce lievemente e vista l'oscurità non nota nulla di sospetto.
-Gesto nobile da parte tua, mi sento meglio, ti ringrazio.-
Mormora, prima di girarsi di schiena e infilare le braccia sotto il cuscino.
-Torna pure a riposare, o domattina ti sveglierai con delle occhiaie che toccano terra.-
-Certo, certo. Volo.-
Jane chiude la porta dietro di se e per una volta non può che ringraziare la fortuna, che stranamente l'ha aiutata.
Percorre in tutta fretta la strada di ritorno verso le sue stanze, con il timore che la servitù sia già al lavoro.
Un sospiro di sollievo lascia le sue labbra carnose, mentre chiude la porta della camera dietro di se, raggiungendo la scrivania.
Posa la lampada sopra alcuni libri di psicologia, che adora studiare, e inizia a sfogliare le pagine del taccuino segreto al lume della fioca luce.13 agosto 1841
Caro Diario,
Volevo innanzitutto informarti che tra un mese è il mio compleanno, e non vedo l'ora di festeggiare.
Tuttavia oggi è stata una giornata molto impegnativa.
Il mio insegnante di galateo e comportamento,il signor Cooper, mi ha ripreso innumerevoli volte.
Non capisce proprio che alla veneranda età di undici anni desidererei solamente giocare con mia sorella nei giardini della villa, tuttavia, vista la sua segreta esistenza non possiamo svolgere tale attività, causa la paranoia degli adulti.
Grazie a Dio, non abitiamo ancora nel castello con il nonno, la nonna e gli zii, ciò equivarrebbe a ulteriori trucchetti per nascondere Jane, e non potrei sopportare di star più lontana da lei di quanto non lo sia già.
Tornando a quell'uomo frustrato del signor Cooper, mi ha inculcato in testa le buone maniere a tavola, ovvero quale delle innumerevoli forchette argentate utilizzare per prima, come masticare con riguardo e in che modo pulirsi la bocca con il tovagliolo di seta.
Sembrano sciocchezze ma non è così!
Un solo movimento diverso dalla sua idea e mi costringe a ripetere il finto pranzo nuovamente.
Davvero uno strazio.
Quasi invidio Jane, nella sua accogliente stanza a leggere libri su libri.
Insomma, nemmeno io volevo essere la candidata designata a diventare terza in linea di successione alla corona.
Ora ti lascio, mamma mi sta chiamando e tutti in famiglia sappiamo quanto stia soffrendo per il divorzio ormai prossimo.
A presto!Catherine
La diciassettenne sposta l'attenzione dalla pagina scritta da mani infantili, che commisero parecchi errori ortografici e sintattici verso quella adiacente, dissentendo con il capo per certe parole scritte in quella pagina giallognola, rovinata dal tempo.
3 aprile 1847
Abbandonai questo quaderno a undici anni e ora, a diciassette, non posso che rimproverarmi per non averne scritto più di una misera pagina.
Ai tempi i miei problemi erano ben diversi, frivoli, facilmente risolvibili, nonostante ciò mi sembravano delle montagne insormontabili.
Lo stesso vale per ora, probabilmente tra qualche anno riderò di questo terribile momento della mia vita, o probabilmente no.
Forse, questo problema mi appare superabile perché non ne ho fatto parola con nessuno, magari tale atteggiamento non mi permette di comprendere e accettare la situazione.
Tuttavia, non saprei a chi rivelare il mio segreto.
Papà è molto impegnato, Annabeth troppo superficiale per far di lei un'ascoltatrice,
Nonno troppo malato e nonna troppo occupata a curarsi di lui,
Gli zii fuori discussione poiché troppo autoritari per invogliarmi a parlare con loro,
Rosalie e Jasper troppo legati ai loro fratelli per mantenere il silenzio e Jane, beh è Jane, non capirebbe.....oggi ho visto una particolare fotografia ritraente...La sottoscritta chiude il diario rabbiosamente, interrompendo la lettura del resto delle parole, prima di lanciarlo contro la martoriata porta della cabina armadio, mentre una nuova ammaccatura prende posto sia lì che nel suo cuore.
Non capirebbe.
Per chi diavolo l'ha presa quella doppiogiochista della sorella? Per una sprovveduta come sua cugina Beverly che sa a malapena formulare una domanda? Per quell'insulsa poco di buono di Annabeth?
Non ci vede dall'ira e in un gesto dettato dalle emozioni con un colpo del braccio rovescia i testi rubati dalla gemella a terra, che successivamente vengono nascosti sotto la sedia accanto alla scrivania, colma a sua volta di classici come "Orgoglio e Pregiudizio" "Jane Eyre" e "Cime Tempestose" che la bionda è solita leggere.
Ella sposta furiosamente le coperte che si spiegazzano sotto la sua forza e si infila nel letto, ancora verde di rabbia.
Poco prima di riaddormentarsi, un orrido promemoria le giunge alla mente: il principe Kotler, il fidanzato idiota dell'amabile Catherine giungerà lì fra poche ore e sarà ospitato alla tenuta per una settimana, probabilmente la più lunga della sua vita.

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Principessa Jane
General FictionDiciannovesimo secolo, anno 1847. I Crawford sono membri di un casato reale, il capostipite primo in linea di successione alla corona inglese. La sua rispettabile famiglia, composta dalle figlie Jane e Catherine e dalla nuova compagna Annabeth, è sp...