Diciannovesimo secolo, anno 1847.
I Crawford sono membri di un casato reale, il capostipite primo in linea di successione alla corona inglese.
La sua rispettabile famiglia, composta dalle figlie Jane e Catherine e dalla nuova compagna Annabeth, è sp...
Jane si dirige verso una cassapanca, estraendone un lungo vestito rosa in pizzo a spalline larghe. Scioglie i capelli lisci, indossa degli orecchini argentati a cerchio e una collier di diamanti, con braccialetti abbinati. Si trucca leggermente e esce con disinvoltura dalla stanza, consapevole degli occhi grigi che a breve la squadreranno. -Sono incantato.- Annuncia Kotler con voce suadente, prendendo la mano della donzella tra le sue prima di lasciarci sopra un bacio, senza smettere di guardarla negli occhi. Un lieve rossore sopraggiunge sulle guance di Jane che non pronta ad ammetterlo indietreggia mettendo distanza tra lei e il giovane. -Così mia sorella e Hans si sono diretti in biblioteca?- Domanda, spostando una ciocca ribelle dietro la schiena. -A quanto pare.- Replica lui, sorridendole appena, alzando un sopracciglio. -Ah, quindi ora si chiama così? Corro a domandare a George Grantinoel se viene in biblioteca con me allora.- Insinua maliziosamente, iniziando a camminare seguita dal principe. -Anche ammirata da quel tizio? Mia cugina ne parla perennemente, tuttavia non capisco che abbia di tanto degno di nota.- -È un cantante, bello da morire, non gli serve altro per finire sulla bocca di tutti. Comunque, se serve a rassicurare il tuo ego spropositato sei più bello di lui.- Spiega lei con leggerezza, fermandosi davanti alle scale che condurranno nella stanza con il mare di libri. -Lo so, ma è meraviglioso sentirlo dire da te.- In risposta la ragazza gli lancia uno sguardo ammonitore, prima di posare la mano sulla maniglia della porta della sorella. -Pensavo fossimo diretti alla biblioteca.- Replica il suo compagno, la fronte gli si corruga in segno di confusione. -Fidati, sono qui dentro. Seguimi.- E detto ciò spalanca la porta, puntando lo sguardo sui due ragazzi che seduti sul letto si stanno scambiando svariati baci. -Woah! Sorellina, disturbo?- Ella le ricambia uno sguardo eloquente mentre il principe diventa paonazzo non appena vede il fratello sull'uscio, con un ghigno sulle labbra. -A quanto pare no. Il principe Kotler voleva restituire una camicia al fratellino quindi eccoci qui! Vi siete forse persi nella misteriosa e oscura strada verso la biblioteca?- Il biondo avanza verso il fratello che in un gesto secco, alzatosi in piedi afferra la stoffa, mormorando un furioso ringraziamento. -Jane!- L'ammonisce Catherine, facendole intuire con un gesto del capo che la sua presenza non è gradita. -D'accordo, d'accordo! Io e Kotler togliamo il disturbo, procreate pure in pace.- Sibila sorridendo maleficamente, afferrando il principe per un braccio, trascinandoselo dietro, sbattendo la porta prima di udire un: -Jane dannazione sparisci!- da parte della gemella.
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-Vorresti un caffè?- Si rivolge al principe, ancora divertito dalla sua performance di poco prima. -Si, ti ringrazio.- Sposta lo sguardo su di lei. -Perfetto, andiamo in cucina, di certo qualcuno potrà prepararcelo.- E detto ciò si incammina al piano inferiore, seguita dal suo ospite. Si assesta davanti l'uscio di ciò che pare una cucina. Uno sferraglio di utensili da conferma allo straniero della sua tesi, e segue la ragazza all'interno. -Hey Nelly! Puoi preparami due caffè?- Si rivolge a un anziana domestica dai capelli bianchi, il petto prosperoso, stretto in un grembiule sporco di farina e dal sorriso perlato e gentile. -Certo, signorina. Quanto zucchero e latte?- -Per me qualche goccia di latte, Kotler?- -Anche per me,grazie.- Conferma, osservando ciò che lo circonda. Una piccola cucina, sui toni del bianco, si estende lungo la parete a nord, a est, illuminata dalla luce proveniente dal giardino, si trova un'enorme dispensa in legno e vetro, contenente numerosi calici, tazze, piattini e bicchieri da shot, tuttavia è l'enorme banco in acciaio il vero protagonista della storia, su di esso sfilano orgogliosamente miriadi di cupkake, torte e leccornie di ogni genere. Il fischio della caffettiera distoglie il principe dalla sua scrupolosa ammirazione. Non era mai stato in una cucina, prima d'ora. Jane gli porge la tazzina, decorata da piccoli fiori e da una striscia dorata sull'impugnatura. -Principe azzurro? Lo vuoi o no questo caffè?- -Ti ringrazio, grazie anche a lei, Nelly.- Afferma educatamente, guadagnandosi un sorriso smagliante dalla signora. Successivamente, sotto ordine di Jane, I due raggiungono la sua stanza, dove si siedono sul suo sofà. -Possiamo approfondire il motivo per la quale sei segregata in questo maniero?- Domanda curioso il tedesco, posando la sua tazzina sul tavolino di cristallo poco lontano dal divano. -Non sono affari tuoi, ma oggi mi sento particolarmente magnanima. Quando avevo sei anni non ero affatto incline ad imparare tutte le norme dei reali, come stare a tavola, essere gentile sempre e comunque, sorridere in continuazione, salutare elegantemente con la manina..ecco, non faceva per me comportarmi come una stupida bambola di pezza.- Inizia, serrando gli occhi come a riacchiappare il ricordo per raccontarlo meglio possibile. -Così a mio padre venne una brillante idea perché non dovesse sforzarsi nell'educarmi, o chi per lui: chiudermi nelle tenute, occasionalmente a palazzo reale, nascondendo a popolo e giornalisti la mia nascita, spacciando mia sorella per l'unica sopravvissuta in uno sfortunato parto. Ovviamente, alcune persone mi avevano già vista, quindi mio padre si dannò parecchio per convincere tutti che fosse sempre stata Catherine a scorrazzare per il prato con il mio cavallino bianco. E così, da dieci anni orsono, non metto nemmeno la punta dell'alluce fuori di qui. O almeno, così pensano loro.- Un ghigno vittorioso raggiunge presto la bocca della ragazza. -In realtà indosso un mantello nero, occasionalmente, e mi reco in città ad incontrare i miei amici, Corin, Charlotte, Evelyn e Mattew che nonostante l'iniziale sospetto per la mia somiglianza con la loro principessa, si sono convinti con il tempo che non avessi alcun legame con ella. Come no.- -Sei molto furba, e tua madre? È sempre stata d'accordo con tuo padre? L'ho conosciuta e non mi sembra affatto una persona malvagia.- In risposta, gli occhi chiari della principessa lo fulminano e se potesse uccidere con un solo sguardo lui sarebbe presto cenere. -Penso che tu abbia ficcanasato abbastanza, per oggi. È ora di cena, dovremmo recarci in salone.- Replica freddamente, spronando con dei saluti algidi il giovane ad andarsene, che, pentitosi della sua curiosità l'accontenta ritirandosi per prepararsi all'evento ormai prossimo.