Capitolo due: L'infernale Quinlan

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Molti di noi, forse l'intera città, sperava contro ogni logica che dopo quel quattro luglio, Jason Blossom, non fosse annegato. Che lunedì mattina saremmo tornati a scuola e lui sarebbe stato lì, o che avremmo visto lui e Cheryl ad un tavolo da Pop's, ma questo era prima dell'innegabile insopprimibile realtà, del suo corpo gonfio fradicio d'acqua. Un corpo con un buco di pallottola in fronte e dei terribili segreti che potevano essere svelati solo dal freddo bisturi del corner, o dal battito rivelatore di un cuore colpevole.

Uno che avesse guardato da fuori avrebbe detto che a quel tavolo c'erano quattro persone. Ma io ero lì e vi posso dire in tutta onestà che ce n'erano solo tre. Una bionda, una dai capelli corvini e il rosso più fortunato dell'universo. Per un unico luminoso momento fummo solo ragazzi. Le scintillanti luci al neon di Pop's tenevano il buio lontano, aprendo la strada il giorno dopo. Il giorno della resa dei conti.

Per quanto scioccanti fossero quelle tre parole, erano niente in confronto ai segreti che il corpo di Jason aveva rivelato durante l'autopsia. Che Jason non era morto quel quattro di luglio, come tutti credevamo. Ma più di una settimana dopo. 

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