Capitolo 11

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Capitolo 11
"Perché devo essere sempre invitata a queste feste?" dico esasperata facendo volere i miei vestiti sul letto.
In questo momento mi trovo nel mio armadio, letteralmente. Sono alla ricerca disperata di un abito giusto per la cena di beneficenza.
Odio profondamente questo tipo di eventi perché vengono invitati tutti i personaggi più rinomati della città; il problema di fondo non è la loro presenza, perché basta ignorarli ed il gioco è fatto, ma la causa del mio odio nei loro confronti deriva dal fatto che si presentano, non perché hanno a cuore i problemi sociali, ma solo per far in modo di uscire sulle copertine delle riviste e, soprattutto, per iniziare a spettegolare tra di loro. Il peggio però arriva quando iniziano a volersi informare sulla tua vita privata; in quel preciso istante rimpiango i pranzi in famiglia, durante i quali tutti i tuoi parenti iniziano a chiederti se qualche uomo ha iniziato a far parte della tua vita. E tutto questo non fa altro che alimentare la mia rabbia nei suoi confronti.
Dopo un'altra mezz'ora dispersa nei meandri del mio armadio, riesco a trovare un abito adatto all'occasione:un semplicissimo tubino nero che mi arriva al ginocchio, al quale abbinerò delle décolleté nere. Per renderlo leggermente più importante, decido di indossare una collana con uno smeraldo che le fa da pendente. La cena ha inizio alle 21:30, ora sono le 21:15 ed io devo ancora truccarmi e aggiustarmi i capelli. Odio i ritardi, per cui mi sto iniziando ad innervosire.
Decido di realizzare un trucco molto leggero: fondotinta, eye-liner, matita e rossetto color corallo; mentre sui capelli passo la piastra così da renderli lisci. La maggior parte del mio tempo è stato speso nella vana speranza di ottenere una riga di eye-liner simmetrica. Alla fine credo di esserci riuscita. Afferro la mia borsa e mi dirigo verso l'uscita.
Controllo l'orologio del mio salotto, il quale segna le 21:45.
Cavolo sono in ritardo di 15 minuti e devo ancora partire da casa. Mi affretto ad uscire dal mio appartamento, dirigendomi verso il parcheggio.
Arrivo al salone nel quale si svolgerà l'evento, alle 22:00 in punto. Mi avvio in direzione dell'ingresso e mostro il mio invito al buttafuori.
Non appena metto piede nel salone, tutti gli occhi sono puntati su di me; per questo non mi piacciono i ritardi, di solito non appena arrivi tutti iniziano a fissarti. Lo so di essere "un personaggio pubblico" però questa cosa mi mette ancora in soggezione. Faccio finta di nulla e mi dirigo a salutare l'organizzatrice dell'evento.
"Buonasera cara. Scusa il ritardo ho avuto un intoppo con l'auto" dico sorridendole, sperando mi creda.
"Samantha, da quanto tempo. Non preoccuparti per il ritardo, ancora non avevamo iniziato. Parla con il maître, così saprai dove accomodarti" dice sorridendo la Signora Smith.
Una volta scoperto il mio posto mi dirigo, accompagnata dal caposala, verso il tavolo assegnatomi.
La serata è stata organizzata per l'ospedale della città che ha avuto alcuni problemi con dei macchinari del reparto di maternità; dato che questi macchinari sono molto costosi, e che alla Signora Smith stanno molto a cuore cause di questo genere, ha deciso di organizzare questa cena. Alla fine della serata ognuno dei presenti, metterà in una specie di cesta, una cifra a piacere, che poi la Smith porterà all'ospedale.
La serata sta procedendo molto bene, fino a quando le signore Rodriguez e Clinton, due sessantenni che spettegolano di tutto e tutti, non mi hanno accerchiato cercando di estorcermi informazioni sulla mia vita privata.
"Samantha, i tuoi genitori come stanno? Vivono ancora a Baltimora?" Chiede la Clinton.
"Sì" rispondo sbuffando, cercando di mantenere la calma.
"Cara, e quando ti deciderai a trovarti un uomo e costruire una famiglia tutta tua? Sai hai 24 anni, mi sembra ora" mi dice sprezzante la Rodriguez.
"Signora Rodriguez, non voglio essere scortese nei suoi confronti, ma non credo siano affari suoi" le rispondo acida e spazientita.
"Mary, hai sentito? Si è alterata? Non è che ci sta nascondendo un bel manzo?" Ammicca la Clinton.
Non so per quale assurdo motivo ma non appena nominano questo presunto bel manzo, nella mia mente compare il volto di Logan. Comincio a pensare ai suoi occhi magnetici è bellissimo. Sospiro, è solo ora mi accorgo che quelle vecchie megere si sono allontanate ridacchiando. Mah, queste sono matte da legare.
Verso fine serata, incontro un mio vecchio amico del college, Antony.
"Antony, da quanto tempo! Saranno minimo 8 anni che non ci vediamo!" Gli dico abbracciandolo.
Al liceo eravamo migliori amici, poi durante il terzo anno si è dovuto trasferire a Seattle a causa del lavoro del padre. Era un amico fantastico. Questo pensiero mi riporta a lei, però fortunatamente Antony mi saluta e scaccia la malinconia.
"Samantha, sei bellissima! Già eri una figa al liceo, ora sei semplicemente fantastica" dice complimentandosi con me. Continuiamo a parlare per una mezz'oretta, poi mi accorgo che forse sta cercando di flirtare. Spero vivamente di no. E poi lo respingerei quindi decido che è ora di andarmene.
"È stato bello rivederci. Cerchiamo di non riperderci di nuovo" ammicca Antony.
"Certamente! Ora però torno a casa, sai domani ho molto da lavorare" lo avviso e dopo averlo salutato mi avvio verso casa.
È stata una lunga serata, ma alla fine era per una buona causa. Nel tragitto verso il mio appartamento, non faccio altro che chiedermi, per quale motivo quando hanno parlato di un presunto compagno, ho subito pensato a Logan. Ultimamente è troppo presente nei miei pensieri. Tutto questo, sento di averlo già vissuto per qualcun altro. Spero non sia come penso, perché se è così, deve uscire dalla mia vita.
Che cavolo mi sta succedendo?


Buonasera❤️
Vi è piaciuto questo capitolo? Fatemi sapere con un commento.
Al prossimo aggiornamento!❤️
Baci
—Somebody

DUE CUORI TRA LE DUNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora