II. Fastidi

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"No! Assolutamente no! Ho già accettato di venire a quella festa, non parteciperò mai a una gara di limbo" sbraitò in inglese Levi liberandosi con uno strattone dalla presa di Farlan mentre Isabel cercava di convincerlo ad andare con loro.

Rivaille dopo tutte le suppliche a pranzo e del primo pomeriggio aveva accettato di accompagnarli al party di domenica sera, visto che Isabel era stata convinta dal signor Smith che si sarebbero sicuramente divertiti.

"Oh avanti! E poi perché stiamo parlando in inglese?" Domandò la giovane rossa.
"Levi crede che se non parlerà l'italiano la gente e gli animatori si avvicineranno meno a lui, nonostante qualunque lavoratore nella struttura sia un maestro nella lingua" spiegò Farlan scuotendo la testa rassegnato dal comportamento del migliore amico.

La loro discussione fu interrotta da un uragano che si precipitò su di loro: era alta, magra, con gli occhiali e una coda di cavallo un po' sfatta, probabilmente reduce delle sue corse.

"Buongiorno ragazzi, io sono Hanji Zoe, la capoanimatrice. Siete nuovi, vero? Sappiate che per qualsiasi informazione sulle attività e le iscrizioni potete rivolgervi a me!" Esclamò frizzante, già emozionata all'idea di avere due giovani come loro. "Siete una coppia voi due immagino. Vacanzina romantica?" Alzò più volte le sopracciglia dando delle legge e gomitate d'intesa al ragazzo che arrossí imbarazzato.

"Stiamo insieme però siamo qui con lui" indicò alla sua destra il corvino mentre Hanji sbatteva gli occhi confusa.
"Chi?"
"Lui è Lev...NO! È SCAPPATO! Quel farabutto!" Urlò il biondo furioso per esserselo fatto scappare così da sotto il naso.

Rivaille aveva iniziato a correre non appena quella psicopatica di capoanimatrice gliene aveva dato l'occasione, sperando di riuscire ad evitare la figuraccia del limbo -magari con tanto di collana a fiori-.

Scosse la testa scacciando quell'orribile pensiero per poi raggiungere poco lontano alcuni campi da bocce.
Come al solito -come in spiaggia- erano occupate da vecchi abbronzati, senza maglia che lasciavano in vista l'enorme pancia.

Si riparó all'ombra dei piccoli tetti delle piste appoggiandosi con le braccia alla ringhiera; non gli piaceva molto giocare, ma era rilassante vedere come tutti cercassero di avvicinarsi il più possibile al boccino, misurando con i piedi o il dito la distanza delle bocce da quest'ultimo.
Portò una mano tra i capelli rimuovendo l'elastico che li teneva raccolti per poi lasciare che la leggera brezza li scompigliasse.

Nonostante avesse caldo non aveva messo il costume visto che non aveva la minima intenzione di andare in piscina o a prendere il sole.

"Hey! Bella signorina! Hey maglietta bianca!" Levi alzò gli occhi al cielo per quella confusione che si stava creando ma strinse i denti non appena una mano si posò sulla sua spalla. Maglia bianca, signorina...oh no.
"Che ne dici di una gara di limbo invece di stare..." il giovane si bloccò quando vide il viso e soprattutto gli occhi di quella che da dietro gli era sembrata una ragazza, che invece si rivelò essere un giovane dai tratti marcati e gli occhi di un raro grigio che Eren -lo sfortunato animatore- non aveva mai visto in vita sua.

Si fissarono per qualche secondo incapaci di proferire parola, quando il corvino gli schiaffeggiò con forza la mano mentre i suoi occhi si assottigliavano.

"Non toccarmi con le tue luride mani, idiota" disse in inglese vedendolo subito fare un sospiro di sollievo.
Per sua immensa fortuna era straniero e non capiva l'italiano, si era risparmiato un'immensa figura di merda.

Si stampò in faccia un enorme sorriso passandosi la mano colpita tra i capelli per poi sedersi accanto a lui che sgranó leggermente gli occhi capendo che quel tipo voleva attaccare bottone.

"Sono Eren Jaeger" continuò a sorridergli.
"Non te l'ho chiesto" sbottò già scocciato dall'eccessivo entusiasmo del giovane.
"Lo so, ma è educato presentarsi quando s'incontra una persona. Tu come ti chiami?"
"Non t'interessa saperlo davvero"
"Ma sì, invece!" Tentò di convincerlo il castano mentre gli occhi verdi sprizzavano gioia.

Rivaille si alzò in piedi pronto ad andarsene ma non fece molta strada che quel coso con il sorriso perenne lo raggiunse e si maledisse per essere nato con le gambe corte.

"Dai, me lo dici il tuo nome?"
"Se me lo chiedi per favore..."
"Per favore!" Unì le mani davanti al viso in segno di scongiura.
"No" detto questo lo superò affrettando il passo per raggiungere la sua camera e magari uno splendido libro.

"Vieni con me, qui ci sono un sacco di posti per divertirsi in compagnia!" Tentò inutilmente di convincerlo, facendogli così perdere definitivamente le staffe.

Levi si voltò verso di lui con uno sguardo di fuoco che lo fece tremare.

"Ascoltami bene, idiota. Io non sono uno di quei ragazzini che puoi trascinare a fare balli di gruppo o cose idiote come una gara di limbo. Potrei elencarti molte cose migliore di questa merda di Resort e una di queste sarebbe la semplice vacanza in montagna che volevo"
"Ho capito, ma sei qui, quindi ti conviene godertela finché puoi. Inoltre fino a quando non mi dirai come ti chiami, dovrò trovarti un soprannome...mmh..."
Si portò una mano sotto al mento pensando a un nomignolo adatto fino a quando una lampadina gli si accese in testa.

"Tronchetto"
"Come prego?"

"Tronchetto. È un modo carino per dirti che sei rigido, dovresti rilassarti e goderti la vita!" Esclamò sorridendo Eren ricevendo in cambio un pallido terzo dito e la vista del fondoschiena del ragazzo che si allontanava a tutta velocità.

Quel ragazzino era molto intrigante, il carattere così freddo e distaccato incuriosì maggiormente il giovane dai capelli castani.
Non sarebbe stato male divertirsi un po'.

*

Levi sospirò per l'ennesima volta mentre entrava nell'ascensore per sua fortuna vuoto.

Ovviamente, però, il Signore lo malediva dall'alto, perché appena le porte fecero per chiudersi, una giovane scattò all'interno con lui, appoggiando entrambe le mani alle ginocchia per riprendere fiato.

Il corvino la lasciò perdere ammirando il suo riflesso nello specchio dell'ascensore. Osservò come i suoi capelli avessero creato un'onda, data dal loro essere legati in una coda, e sbuffò ricordandosi di essere stato scambiato per una femmina.

Meledí mentalmente quell'Eren attorcigliandosi al dito una ciocca nera con un mezzo broncio sulle labbra.

"Il taglio lungo ti ha stancato?" Chiese la giovane in inglese, presumendo che il giovane ragazzo accanto a lei fosse straniero.
Rivaille le lanciò uno sguardo scocciato al quale la bionda non sembrò farci caso.
"Stanca quando qualcuno ti scambia per una ragazza" sbottò e la vide accennare un leggero sorriso. Levi non disse nulla, non era di scherno e almeno sperò non lo fosse.
"Sono la parrucchiera del Resort, Nanaba, se vuoi sabato dopo pranzo avrei un posto per te. È un vero peccato che i tuoi capelli non ti piacciano essendo che sono così belli e curati" gli afferrò la ciocca che poco prima lui stesso teneva tra le dita e lo guardò negli occhi.
"Avrei il taglio perfetto per te" mollò la presa sui suoi capelli.

"A che ora?" Accettò così Rivaille sperando che quella donna non scherzasse.

Temeva che un taglio diverso da quello a cui era abituato potesse risultargli ridicolo.

"Due e trenta" le porte dell'ascensore si aprirono al piano del corvino che, dopo un cenno di saluto, percorse il corridoio fino alla sua camera dove trascorse il pomeriggio rimasto a leggere.

Gli occhi bugiardi di cui mi innamorai || Ereri ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora