Una decisone difficile

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Pov. Alexis
Mi svegliai e mi misi a sedere sbadigliando.
Mi guardai intorno, per poi alzarmi e andare verso la finestra.
Mi scoppiava la testa, erano successe troppe cose e nonostante cercassi di negarlo, non mi ero ancora ripresa dalla notizia del giorno precedente.
Istintivamente strinsi i pugni, ripensando all'accaduto.
Quello sguardo penetrante... non me lo sarei mai dimenticato.
Una scarica di rabbia mi pervase, strinsi più forte i pugni mentre le nocche incominciarono a sbiancare.
Diedi un pugno al muro, per poi appoggiarvici la schiena e scivolare lentamente, fino a sedermi a terra con le ginocchia strette al petto.
Mi presi la testa tra le mani e feci dei respiri profondi cercando di riacquistare lucidità.
Dopo una manciata di minuti, riuscii a calmarmi e pian piano mi alzai.
Poi uscii dalla stanza e andai a fare una doccia.
Mi vestii, legai i capelli e scesi a fare colazione.
Entrai in cucina e la prima cosa che notai, era un bigliettino bianco al centro della tavola.
Mi avvicinai e lo presi, per poi aprirlo.
La calligrafia era abbastanza disordinata, segno che la persona aveva scritto velocemente, ma riconobbi subito che apparteneva a mia madre.
Lo lessi:
"Ciao piccola, starò via per tutta la giornata è probabilmente tornerò molto tardi stasera. Mi raccomando, fai attenzione e abbi cura di te! Ti voglio bene!
                                                             Mamma"

Meglio. Non sarei riuscita ad affrontare una conversazione con lei, o almeno, non ancora.
Piegai il bigliettino e lo rimisi sul tavolo, poi iniziai a fare colazione.
Appena finii, salii le scale ed entrai in camera.
Andai verso il letto ai cui piedi si trovava il mio zaino.
Lo presi e mi girai per andarmene ma il mio sguardo si fermò sul comodino, o meglio, non proprio su di esso ma su quello che vi era poggiato sopra.
La collana col pallone da calcio che mi aveva regalato mio padre.
Allungai la mano verso di essa, ma tentennai per un attimo.
Poi mi decisi e la presi.
La rigirai tra le mani, per poi metterla al collo e uscire dalla stanza.
Uscii di casa e mi diressi verso la scuola.
Guardai distrattamente quello che succedeva intorno a me mentre camminavo e passando, vidi il campo vicino al fiume. Inizialmente mi fermai ma subito dopo scossi la testa e ripresi a camminare più velocemente.
Varcai il cancello della scuola e, senza perdere tempo, andai verso la sede calcistica della squadra. Era il momento di mettere in chiaro delle cose.

Pov. Victor
Ero arrivato da poco a scuola e mi ero aggiunto al gruppetto formato da Arion, Riccardo, Gabi e JP.
Stavamo parlando quando Arion si ammutolì e si mise a fissare qualcosa.
Arion: " Ragazzi, ma quella non è Alexis?" Disse indicando un punto imprecisato.
Noi ci girammo verso la direzione indicata e vidimo una chioma biondo platino camminare velocemente.
Riccardo: "Si, è lei." Disse lui con tono preoccupato.
Gabi: " Dove sta andando? Tra 5 minuti dovremo entrare." Disse lui con espressione interrogativa.
Riccardo: "Non vi preoccupate ragazzi, in ogni caso lei se la sa cavare. Comunque dobbiamo parlare della prossima partita..."
Da lì in poi non ascoltai il capitano, ero troppo impegnato a seguire la nostra amica con lo sguardo.

Pov. Alexis
Arrivai alla sede ed entrai velocemente.
Guardai in giro e da una porta di vetro vidi Mark Evans, Jude Sharp e Celia Hills girati di spalle che probabilmente parlavamo della tattica da usare per la partita che avremmo disputato quel pomeriggio.
Io avanzai verso di essa.
La porta si aprì automaticamente e di scatto i tre si voltarono.
Mi guardarono straniti.
Mark Evans: " Alexis, cosa ci fai qui? Le lezioni incominceranno a momenti!"
Io: "Voi lo sapevate..." dissi io chinando la testa.
Mark Evans: "Che cosa...?" Disse lui confuso
Io: "Voi sapevate di mio padre...!" Dissi io alzando di poco il tono di voce.
Alzai la testa e mi ritrovai davanti delle espressioni scioccate.
Io: "Avanti, rispondi... VOI SAPEVATE DI MIO PADRE FIN DALL'INIZIO, O MI SBAGLIO?" Dissi avanzando di un passo.
Nessuna risposta.
Io: "AVANTI, DITE QUALCOSA! QUALUNQUE COSA... V-vi prego..."
La mia voce tremava.
Sentivo gli occhi diventare lucidi e le lacrime minacciarono di uscire ma subito le ricacciai indietro. Presi un respiro profondo.
Mark: "È vero, noi sapevamo di tuo padre..." Disse lui dispiaciuto senza però distogliere lo sguardo dal mio.
Io: "Come sospettavo..." dissi voltandomi per dirigermi verso la porta.
Celia: " Ma te l'abbiamo nascosto solo per il tuo bene!" Disse lei con la voce tremante.
Mi voltai, e andai verso di loro a grandi passi fermandomi a qualche metro dai tre.
Io: " Per il mio...bene...? PER IL MIO BENE?! Per come la penso io, non è con i segreti che si fa il bene delle persone..."
Poi scossi la testa.
Io: " Ed io che mi sono fidata di voi... Forse ho fatto un grosso errore..."
Aprii il mio borsone sotto lo sguardo sconcertato di Celia. Mark e Jude si scambiarono uno sguardo affranto.
Presi la mia maglia, la numero undici e la guardai per qualche secondo.
Poi avanzai verso Mark e la allungai verso di lui, senza apparenti esitazioni. Lui mi guardò e i nei suoi occhi la tristezza era evidente.
Lo guardai con freddezza.
Io: " Non intendo più far parte della squadra della Raimon."
Lui prese la maglietta e la guardò per qualche minuto.
Poi alzò lo sguardo verso di me.
Io mi voltai ed andai verso la porta.
Cercai in tutti i modi di trattenere le lacrime almeno finché non sarei uscita da lì.
Ma una riuscì ad uscire.
La sentii scendere sulla guancia e arrivare fino al mento.
Poi la sentii cadere.
Un plic risuonò nel silenzio della stanza attirando l'attenzione dei tre.
Allora oltrepassai velocemente la porta e uscii correndo dalla sede.
Corsi e corsi fino ad arrivare al campo della scuola.
Scesi le scale e mi fermai al centro.
E lì lasciai che le lacrime sgorgassero senza interruzione.
Mi accovacciai a terra tenendomi le gambe strette al petto con le mani, la testa china.
Rimasi lì per qualche minuto, nel silenzio più totale, interrotto da qualche mio singhiozzo.
A risvegliarmi fu la campanella.
Mi alzai in fretta, asciugandomi gli occhi con le mani e mi misi a correre verso il portone.
Arrivai correndo davanti alla mia classe e piano aprii la porta.
Il professore si voltò di scatto.
Professore: " Signorina Blaze è in ritardo!"
Io: " Mi dispiace molto professore, non succederà più." Dissi scusandomi.
Professore: "Non ti preoccupare, che sia però l'ultima volta. Piuttosto entra e prendi posto."
Entrai e vidi con la coda dell'occhio che tutti erano seduti.
Non volli girarmi verso di loro, non volevo che mi vedessero in quello stato, non volevo farli preoccupare, soprattutto Victor. Allora andai velocemente al mio posto e sistemai le mie cose. La lezione incominciò ma per tutto il tempo guardai fuori dalla finestra, piangendo silenziosamente sentendomi addosso il suo inconfondibile sguardo.

Grazie Porcospino // Victor BladeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora