Pov. Alexis
Mi svegliai presto, come sempre. Mi alzai, feci la doccia, mi vestii e andai a fare colazione.
Scesi le scale e andai verso la cucina. La porta era semi aperta e intravidi mia madre che parlava al telefono con qualcuno.
Aprii lentamente la porta cercando di non fare rumore, ma quest'ultima fece un leggero scricchiolio. Mia madre si girò verso la porta e mi vide.
Mamma: "Ora devo andare, ciao." Disse chiudendo la chiamata e posando il telefono sul tavolo.
Mamma: "Buongiorno piccola!" Disse sorridendo.
Io: "Buongiorno." Dissi entrando e mettendomi di fronte a lei.
Io: "Oggi vengo con te in ospedale."
Mamma: "Va bene." Disse lei andando verso il lavello per lavare i pochi piatti che vi erano accanto.
Mamma: "Come mai?"
Io: "Devo andare a trovare alcune persone."
Lei annui, e continuò a lavare i piatti arrivando all'ultimo.
Io andai verso la porta, aprendola piano. Mi girai però verso la donna dai capelli castani.
Io: "Ho saputo di mio padre."
Il piatto che la donna aveva fra le mani, cadde e si frantumò in mille pezzi ma lei non accennava a muoversi.
Mamma: "Alexis, io..." disse lei abbassando la testa.
Io: "Non preoccuparti. Ti aspetto in macchina."
Dissi prendendo le chiavi sul tavolo e uscendo dalla porta.
Poi andai all'entrata e uscii di casa.
Era una bella giornata, molto soleggiata.
Girai gli occhi e vidi la macchina di mia madre.
Andai verso di essa e appena fui a qualche metro di distanza, la aprii con la chiave. Entrai velocemente in macchina.
Era da parecchio che non ci salivo, preferivo spesso camminare perché mi aiutava a riflettere.
Rimasi a contemplare il silenzio, con gli occhi chiusi.
Un rumore improvviso mi fece voltare di scatto. La portiera si aprì, mentre la figura di mia madre compariva davanti ai miei occhi. Si sedette, sistemandosi sul sedile. Le passai la chiave e la inserì. Dopo qualche secondo partimmo. Io guardavo un punto imprecisato di fronte a me.
Mamma: "Alexis... senti..." Disse lei con voce spezzata. Era evidente il suo senso di colpa.
Io: "Non hai nulla di cui giustificarti mamma, non è colpa tua."
Lei puntò, per una frazione di secondo, il suo sguardo su di me. Lo sentì cercare il mio.
Io non mi girai, rimasi a guardare davanti a me.
La macchina pian piano rallentava, segno che eravamo arrivate a destinazione. Mia madre mise il freno a mano, prese le chiavi e uscimmo dalla macchina.
Mamma: "Incomincia ad entrare, devo fare una cosa." Disse chiudendo la portiera.
Io annuii e andai verso l'entrata dell'edificio, passandole accanto.
Andai spedita tra le varie sale, sapendo già con certezza chi andare visitare. La stanza del giovane pianista non era molto lontana da quella del maggiore dei Blade. Bussai alla porta, cercando di non fare eccessivo rumore.
Un calmo "avanti" provenne dall'interno. Aprii la porta lentamente, mentre le immagini incominciarono a farsi sempre più nitide. Entrai velocemente nella stanza. Il mio migliore amico stava leggendo un libro, era molto preso dalla lettura.
Non alzò lo sguardo, pensando probabilmente fossero le solite infermiere.
Tossii leggermente, cercando di attirare la sua attenzione.
Solo allora il castano alzò gli occhi dal romanzo che stava leggendo. Sembrava molto sorpreso di vedermi lì.
Riccardo: "Alexis, cosa..."
Io: "Ho visto la partita, ero preoccupata."
Mi avvicinai di qualche passo al letto di Riccardo.
Io: "Quanto... dovrai rimanere a riposo?"
Riccardo: "Penso un mese o due." Disse lui impassibile. Lo guardai negli occhi, mi sentivo colpevole, anche se sapevo che non avevo nulla di cui incolparmi.
Riccardo: "Avvicinati."
Io lo assecondai. Mi fece segno di sedermi sullo sgabello accanto al letto.
Io: "Senti Ricky, io so di aver fatto uno sbaglio. Lasciare la squadra quando ce n'era più bisogno. Voglio chiederti umilmente scusa, Capitano." Dissi abbassando leggermente la testa, in segno di scusa.
Il ragazzo si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia.
Riccardo: "Io so con certezza che avrai avuto i tuoi motivi. Perché tu ami il calcio e tieni alla Raimon più di quanto si possa immaginare. La squadra ha bisogno di te e tu di noi. Tu tornerai in squadra perché so che è questo quello che vuoi davvero."
Io spalancai gli occhi, e poi li sentii inumidirsi. Allora ricambiai la stretta con forza.
Io: "Ti voglio bene Riccardo."
Poi ci staccammo.
Io: "Senti Riccardo, devo andare un attimo di là. Ritorno subito, tu intanto riposati e torna al tuo libro. Vuoi che ti porti qualcosa quando ritorno?"
Riccardo scosse la testa con un sorriso.
Io ricambiai il sorriso ed uscii dalla stanza.
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Grazie Porcospino // Victor Blade
FanfictionAlexis Blaze, ragazza un po' fredda dagli occhi neri e dai capelli come quelli del padre, entra a far parte della Raimon e diventa attaccante del club di calcio. Lì conosce Victor Blade, un ragazzo molto solitario. Hanno un carattere molto simile e...