Capitolo Undici- Elettra

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Ritorno di nuovo a respirare, le mie ferite bruciano sotto i vestiti leggeri, che lasciano passare indisturbati i raggi di sole, liberi di infuocarmi la pelle. L'ossigeno romano non mi è mai sembrato più buono, la gola mi brucia e gli occhi sono ancora infastiditi dai recenti pianti. Il mondo fuori da quella casa buia continuava a vivere, e io avevo semplicemente deciso di fare altrettanto. Roma mi appare sotto un altro punto di vista rispetto alla volta passata, e mi sono accorta che è una città pericolosamente enorme. Ho approfittato della giornata libera per visitare i luoghi più conosciuti, e ora mi sento un po' come Piero Angela immersa da tutta questa cultura. Nonostante il mio gigante bisogno di dormire, data la notte passata a vagare da un treno all'altro, mi sento talmente libera da poter saltellare da una buca all'altra, tra le strade dissestate della capitale. Avevo in programma di dormire stasera, ma c'è un'enorme impegno che mi aspetta: il concerto di Ermal. Con lui non credo che mi arrenderò. Ho intenzione di entrare nel backstage e parlargli con molta più calma della volta scorsa. Vorrei spiegargli la mia situazione, e dirgli che ora non ho niente di meglio da fare che seguirlo per l'italia nei suoi concerti. Ho portato con me tutti i miei soldi e ne ho fregati un bel po' dal portafogli dei miei genitori. Mi basteranno per i biglietti e anche per qualcosa da mettere sotto i denti, poi con qualche mio stratagemma - non troppo legale- dovrei riuscire a procuramene altri. Ma, per ora, voglio pensare solo ad Ermal, al suo concerto e al mio amore ritrovato. Verso l'ora di pranzo, mi avvio al Foro per procurarmi il miglior posto al parterre dopo aver riempito il mio stomaco con un sostanzioso panino per niente salutare. Quando il luogo inizia ad essere affollato è pomeriggio inoltrato e l'agitazione è palpabile. Ci sono ovunque dei gruppetti di ragazze irrequiete che lanciano urletti concitati, alcune sembrano un po' spaesate mentre altre perfettamente a loro agio. Ermal, per quanto riguarda i momenti pre-concerto, è sempre molto tradizionale con il solito teatrino degli omoni che ti chiedono di mostrare gentilmente il biglietto per poi strapparlo con aria annoiata, mentre tu davanti alla loro fermezza sei sconvolta dalle emozioni. Ho avuto qualche occasione per farmi riconoscere dalle guardie in molte città, e temo che questa sera collezionerò un'altra delle mie invadenze. Si capisce perfettamente che il monologo che precede la venuta di Ermal è semplicemente un pretesto per mettere ansia, ma io, al contrario, sono molto tranquilla. Sono sicura che Ermal quando mi vedrà si arrabbierà nuovamente, ma stavolta sono sicura che finirà in maniera diversa.La mia Giulietta appare sul palco saltellando da una parte all'altra -e io giuro che quando saremo insieme gli dirò che i suoi movimenti li ho sempre trovati ambigui. Sentirlo cantare per me, in questo momento, è come pulirmi la coscienza insieme all'anima. Sembra una sorta di angelo con le movenze di Heidi, Il mio Ermal. Vederlo cantare, ora come ora, è stata l'esperienza più liberatoria che io avessi mai affrontato. Al termine del concerto ho le orecchie stordite e le ore di sonno mancate si fanno sentire, ma non mi farò di certo intimidire da questo, ne tantomeno dagli omoni in divisa grandi e grossi che credono di poter protegere Ermal dal mio amore. Il Foro è immerso nel buio estivo ed è riempito da un brusio generale abbastanza contenuto. Le persone si spingono verso l'uscita ma io - da brava maleducata- mi fiondo, dapprima con noncuranza, verso il backstage. Come previsto, le guardie tentano immediatamente di fermarmi, rifilandomi scuse come '' signorina, di qua non può andare''. Ma io racconto la storia della vecchia amica venuta a fare una sorpresa alla superstar, sperando che abbocchino. Le cose non vanno secondo i piani, così io inizio a urlare e gettarmi contro le loro spalle.

''Cazzo, lasciatemi passare!'' sferro pugni a non finire e cerco letteralmente di gettarmi nel back stage.

'' Devo parlare con Ermal, d'accordo?'' spiego con un tono di voce abbastanza alto.

Mollo la presa per qualche secondo, giusto il tempo di girare lo sguardo e notare una ragazza che mi sta osservando. Ha gli occhi somiglianti a due nuvole azzurre e l'aria spaesata e persa di chi ha seguito il concerto di Ermal con il cuore in subbuglio. Mi guarda con un'espressione curiosa e insospettita, sfoggio uno dei miei sguardi maligni e lei sposta la sua visuale sulla strada. Quando mi giro verso le guardie, noto niente di meno che il mio Ermal, sudato come una spugna mezzo nascosto dietro il palco assalito dalle domande degli omoni in divisa che gli chiedono se davvero mi conosce. Non appena sposta i suoi bei occhi su di me, bestemmia. Rivolge un'occhiata di comprensione alle guardie e alza la mano sinistra in un cenno d'assenso.

''lasciatela passare.''

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