Senza niente

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Io fissai il polso per un pò e poi abbassai la manica e mi sedetti contro la porta, appoggiando il mio viso su di essa.
Sentì le lacrime scivolare sul mio viso e poi sentì le sue. I suoi singhiozzi. Il suo silenzio.
Sentì qualcosa spingersi contro la porta e pensai che Lauren avesse appoggiato la sua testa su di essa, proprio come aveva fatto io.
Non so per quanto tempo restai in quella posizione a piangere con lei, ma fu molto.
Non avevo il coraggio di aprire la porta e dirle che l'amavo anch'io, perchè in realtà io non la meritavo. Non parlavo, non lavoravo e... diciamo che non servivo a niente se non a far deprimere.
Poi sentì come se un peso si fosse tolto da dietro la porta e di seguito percepì dei passi che si stavano allontanando.
Restai ferma finchè non sentì la porta chiudersi.
Stavolta era andata via sul serio.
Era andata via e io ero ancora dentro al bagno.
Non so perché ma in quel momento aprì la bocca per dire che mi dispiacesse, ma nemmeno stavolta uscì nulla. Perché credevo che la mia voce fosse ritornata?
Erano passate due settimane dal mio incidente e le parole non uscirono più dalle mie labbra, nemmeno quando una settimana dopo l'incidente ricevetti una chiamata da mia madre dicendomi che sarebbe partita a Cojimar con papà e Sofì.
Non so perché ma se ne andarono così.
Non mi scrissero più.
Non si preoccuparono più di me.
Avevo venun'anni d'altronde, quindi perché dovevo lamentarmi?
Ora che ci penso il rapporto con i miei genitori è sempre stato distaccato e freddo, forse non mi sopportavano? Ricordo che nel resto della giornata restavamo in silenzio nonostante io avessi la voce. Solo Sofì mi parlava.
Non ho mai capito il loro pensiero. Sembrava che per loro fossi solo una figlia da crescere e basta. Anche con Sofì era stata cresciuta così, per questo mia sorella tendeva a dormire sempre a casa mia e spesso mi diceva che fosse stanca del silenzio; le avrei voluto dire anch'io quella frase quando mi chiese di cantarle qualcosa qualche giorno dopo che persi la voce, ma lei non capiva il linguaggio dei segni e i miei genitori pensavano che fosse troppo piccola per confidarle questa mia malattia.
Mi alzai dal pavimento freddo e aprì la porta per andare in cucina a mangiare qualcosa per merenda, ma non ci riuscì. Il mio stomaco rifiutava qualsiasi sostanza digeribile.
Mi mancarono le mie amiche. Avrei voluto guardare ancora dei film con loro. Avrei voluto ricevere dei loro abbracci.
Mi mancò Sofì, la sua innocenza e la sua dolcezza.
Mi mancarono le barzellette di Dinah.
Mi mancarono i consigli di vita di Ally.
Mi mancarono gli scherzi di Normani.
Mi mancò la mia voce. Mi mancava cantare. Urlare. Parlare. Discutere. Mi mancava perché le persone sembravano che avessero bisogno più delle parole che dei gesti, ma la psicologia conferma che il linguaggio verbale esprime solo il 7% di ciò che vogliamo davvero dire, il linguaggio paraverbale il 55% e il linguaggio non verbale ben il 38%. Allora perché tutti avevano bisogno che io parlassi?
Continuo a chiedermelo.
Perché le persone a cui tengo avevano più bisogno delle parole che dei gesti?
Nonostante ciò continuarono a mancarmi molte altre cose.
Mi mancò Lauren e i suoi abbracci.
Mi mancarono i complimenti dei miei fan.
Presi le cuffie ed ascoltai No way, era l'unica canzone dove mi avevano permesso di lasciare la mia voce. I manager avevano deciso di eliminare la mia voce in tutte le canzoni, tranne il quella. Avevano dato il mio posto a Dinah.
No way era l'unica canzone dove lasciarono la mia voce.
Mi avevano tolto tutto.
Ero senza nulla ormai.
Non avevo più la mia voce, i miei amici, la mia ragazza, mia sorella e i miei genitori.
Ero senza niente ormai.

Silence ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora