Stella cadente

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Il giorno dopo ci fu un altro concerto, a cui io non partecipai ma andai nel backstage per dare una lettera che Dinah avrebbe dovuto leggere al pubblico alla fine della performance. Le avevo chiesto cortesemente di non leggerla prima, e lei mi ascoltò.
Avevano provato a convincermi a partecipare, ma io sapevo che la mia figura silenziosa sul palco non servisse a nulla.
Avrei dovuto trovarmi un lavoro diverso e non la cantante, ormai aveva deciso, ma non sapevo che lavoro fare visto che avrei dovuto intervenire vocalmente con le persone in ogni lavoro.
Comunque sia, dopo aver dato la lettera che scrissi la notte prima tra le lacrime decisi di uscire dal backstage e andare via diretta a casa mia, che, dopo esserci arrivata ed entrata, buttai il mio corpo sul divano e accesi la televisione.
Misi il canale che in quel momento mi interessava di più e vidi le mie amiche salire sul palco.
Sentì le solite voci e i soliti appalusi. Sentì le solite canzoni che io non potei più cantare, e quando le ragazze finirono di cantarle tutte Dinah aprì il pezzo di carta.
"Camila voleva dirvi una cosa" disse Dinah "Questo lo ha scritto lei" posò lo sguardo sulle parole e iniziò a leggere "In queste due settimane ho scoperto tante cose. Ho scoperto cosa significhi stare in silenzio e non sentire niente se non le voci degli altri urlarti contro che non servi a nulla. Ho scoperto che le persone dicono più cose usando i gesti e meno usando le parole. Ho scoperto che essere muti significasse assorbire, perché io ho provato questo. Ho assorbito gli insulti degli altri e non mi sono mai arrabbiata mai, nonostante certe cose che le persone mi dicessero facessero molto male. Ero solo triste. Non ero arrabbiata. In questi giorni ho scoperto cosa significasse sentirsi una stella della musica e poi sentirsi una stella cadente. Ed io sono crollata. Non ho fatto nessun rumore, ma alla fine crollavo e tiravo pugni al muro. Sto scrivendo questa lettera con le mani che mi fanno male, che non riescono a muoversi correttamente, e posso dirvi che sto scrivendo per voi. Volevo dirvi scusa perché vorreste sentire delle parole da parte mia, ma non esce nulla dalle mie labbra, se non singhiozzi. Volevo dirvi scusa se non riesco più a cantare perché la voce ormai è solo un mio lontano ricordo. Volevo dirvi scusa perché pensavate che fossi solo una ragazza che si approfittasse del proprio silenzio per ricevere dei soldi dal proprio lavoro da cantante. Non sono così. E ve lo dico sinceramente. Potrei dire che le parole mi si stanno bloccando in gola, ma la verità è che sono bloccate lì da molto tempo e mi stanno affogando da molto tempo ma nessuno ci ha fatto davvero caso. Sapete perché io rimanevo sul palco in silenzio? Per guardare i vostri visi. Perchè sì, quando sai parlare trascuri la conoscenza dei gesti. Io ho guardato i vostri occhi, i vostri pianti e i vostri sorrisi. Mi faceva sorridere che io fossi uno di quei motivi per quelle espressioni, ma adesso non lo sono più evidentemente. Dopo tutto ciò che ho detto posso dirvi che non faccio più parte del gruppo. Sappiate che vi ho sempre voluto bene e spero solo che mi ricordiate come la ragazza che parlava sempre e animava il gruppo e non quella che muta che piange in silenzio. Se avete il tempo per ricordarmi, fatelo. Vi voglio bene. Da Camila Cabello, la vostra stella cadente" le mie amiche piansero a quelle parole, e in un certo senso mi sentii anche meglio. Non per le lacrime del pubblico e delle mie amiche, ma di aver trasmesso il messaggio.
Le lacrime erano scese sul mio viso.
Le stelle cadenti dove vanno a finire?
Mi chiesi dove stessi andando a finire, ma sicuramente in un posto buio e vuoto.
Io ero una stella cadente, ma sperai con tutta me stessa che qualcuno comprendesse quanto fosse dolorosa quella caduta.
È orrendo toccare il cielo e poi arrivare in un punto vuoto e buio.
Le voci continuarono a parlare alla TV, ma ormai la performance delle Fifth Harmony era finita.
Sperai che mi ricordassero col sorriso, perché io mi ricordai di loro così. Sì, mi ricordai, perché ormai quelle ragazze non erano più le mie amiche, erano cambiate dal momento in cui non potei più parlare e di conseguenza cantare.
Io stavo rovinando il loro sogno e quella era l'ultima cosa che avrei voluto, quindi uscire dal gruppo era l'unico modo per renderle davvero felici.
In fondo sapevo che anche se stessero piangendo, erano un pò sollevati. In fondo, diciamocelo, chi ama avere un peso sulle spalle?
Nessuno, è inutile che dite altre risposte, perché questa è solo una strada ad un senso.
Io ero un peso, e ogni peso sarebbe meglio toglierlo.

Silence ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora