Capitolo 10 - "Try"

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I giorni passano in fretta e da quel bellissimo giorno di Gennaio in cui incontrai il mio Collin, siamo arrivati ad aprile. Nel passare dei mesi ci siamo incontrati tante volte, i miei genitori mi hanno permesso di uscire pensando che avrei dovuto andare in biblioteca, proprio così facevo, era lì che io e lui ci incontravamo. Stavamo chiusi fra i libri per ore a parlare, a studiare, a prometterci che ci saremmo salvati. Oggi è uno di quei giorni. Preparo la borsa con il telefono di Collin, due libri di storia dell’arte e il mio astuccio e mi dirigo verso il salotto mentre mi metto il mio giacchino di pelle.

«Mi accompagni in biblioteca?» chiedo a mia madre che sta tagliando le verdure per la cena.

«Si, dammi un attimo» risponde lei mentre con un panno si pulisce le mani e ripone il grande coltello all’interno del lavandino per essere lavato. Si avvicina alla mensola per prendere le chiavi e il portafoglio e poi si avvicina a me.

«Ascoltami, io so che in biblioteca ci vai anche per studiare, ma so che ci vai per vedere anche quel ragazzo che hai conosciuto da Nadine, vi ho visti uscire dalla biblioteca, un giorno.» mi dice avvicinandosi pericolosamente.

«Mamma mi dispiace, non volevo deludervi, io lo amo. E poi non l’ho conosciuto così per caso, lui è il figlio di Nadine» dico cercando di allontanarmi per paura che mi potesse fare qualcosa.

«Tranquilla, non ti toccherei nemmeno con un fiore. Volevo solo dirti che a me va bene. Il problema purtroppo è tuo padre, lui non accetterà mai che la sua bambina perfetta si sia fidanzata con un ragazzo così diverso, secondo lui» mi dice accarezzandomi la guancia.

«Mamma, io lo amo. E farei di tutto pur di vederlo, anche stare ore ed ore in biblioteca senza mai uscire, voglio solo stare con lui.» dico. Spero davvero che ora mi abbracci, quell’abbraccio che mi manca da tanto tempo ora lo voglio, lo voglio dalla donna che ho odiato di più al mondo, lo voglio dalla mia mamma, perché ora è tornata quella di sedici anni fa.

«Vieni qui, amore mio. Abbracciami.» mi dice stringendomi forte la testa e il collo.

«Mi dispiace per averti trascurata così e per averti trattata come una stupida, mi dispiace per non essere stata presente nella tua vita come una mamma dovrebbe fare, sono stata pessima ma ti prego, permettimi di rimediare ai miei errori, o almeno di provarci.». Le lacrime iniziano a scendere sul viso di tutte e due e le parole iniziano a farsi più rare a causa della voce rotta dal pianto, finalmente un pianto di gioia, un pianto di una figlia e di una madre che si sono ritrovate, riunite, riappacificate, che si vogliono finalmente bene.

«Sai che si potrebbe fare? Usa il mio telefono e chiama questo ragazzo, fallo venire qui. Poi vi chiudete in camera tua e state insieme. Che ne dici?» mi chiede tenendomi entrane le mani.

« Dico che è la migliore idea del mondo! Ma…non mi serve il tuo telefono, la prima volta che io e Collin ci siamo visti di nascosto mi ha dato il suo, così ci siamo tenuti in contatto, non credi sia dolcissimo?» dico sperando che non mi urli dietro.

« Mi hai mentito, ma è la cosa più dolce e sensibile che un ragazzo possa fare, siete dolcissimi!» mi dice saltellando insieme a me. Mi allontano sul balcone per chiamare Collin. Un paio di squilli poi mi risponde.

« Hei principessa, ti sto aspettando, dove sei?» mi dice il ragazzo preoccupato.

«Tranquillo, è tutto ok. Mia madre sa di noi due, a lei non crea problemi ma purtroppo a mio padre si. Oggi papà non c’è e mamma mi ha dato il permesso di invitarti qui. Vieni?» dico sperando in una sua risposta positiva.

«Certo che vengo, sono li tra cinque minuti.» mi dice il ragazzo entusiasta. Lo saluto in fretta e attacco il telefono mettendomi a riordinare la mia stanza per il suo arrivo. Sistemo i miei vestiti dal letto all’armadio, metto tutti i miei libri nella piccola libreria bianca e sistemo la mia collezione di scarpe all’interno del mio armadio. Dopo aver sistemato anche l’ultimo foglio, guardo l’ora. Sono passati trenta minuti da quando ho chiamato Collin. Inizio a preoccuparmi, sono fatta così, per me la prima spiegazione che so dare è che ci sia stata una tragedia. Prendo il telefono e corro giù per le scale uscendo in fretta e furia dalla porta.

Inizio a correre verso la biblioteca, percorro la strada che facevamo sempre quando lui mi riaccompagnava a casa quando i miei non c’erano, corro come una pazza con l’ansia e l’adrenalina che mi circolano nelle vene, svolto in fretta l’angolo della gelateria e vedo una folla in mezzo alla strada. Mi avvicino lentamente con il sangue che ha smesso di circolari nelle vene. Sento il suono dell’ambulanza che si avvicina e si fa sempre più assordante e poi vedo lui, steso in mezzo alla strada, con il braccio e la testa insaguinati. Corro verso di lui e lo abbraccio, lo stringo forte non curante del sangue che mi sporca i vestiti.

«Signorina si alzi, crediamo che la situazione sia molto grave» mi dice un medico sceso dall’ambulanza che si era fermata a pochissimi metri da noi.

Ciao Ciao!

E' da un po' che non faccio uno "Spazio Autrice" ma avevo alcune cose da dire. 

La prima è che ho iniziato a mettere due capitoli ogni circa due giorni, ovviamente non sarò sempre precisissima perchè è estate e sono sempre in giro. 

La seconda news è che il 2 Agosto parto per il mare e non porterò il pc dove ho salvato i capitoli, se riesco ne posto qualcuno ma non vi prometto niente. 

Votate se vi piace la storia, spero tanto che sia così.

Un bacio, 

Giulia <3

That guy with green hair//Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora