capitolo 19 - "I need to talk"

110 6 0
                                    

Corro in fretta su per le scale stando attenta ai due bicchieri che ho in mano, non voglio creare disastri appena arrivata qui.Apro la porta e trovo Candace sdraiata sul letto intenta ad addentare un panino.

«Entra, che fai li ferma sulla porta?» dice alzando leggermente la testa per potermi osservare. Rimango immobile. 

«Ehi è tutto ok?» si avvicina a me. 

«Io e te dobbiamo parlare» dico trascinandola verso il letto, dove ci mettiamo sedute.

Inizio a raccontare il mio passato con Collin, le parlo dei momenti bellissimi che avevamo passato insieme con qualche lacrima e qualche sorriso, dei momenti brutti con singhiozzi e di quando sono venuta qui. 

«Ora, tuo fratello Michael, lui è così…così uguale.» dico cercando di trovare le parole giuste per farle capire il concetto al meglio.

«Così uguale..a cosa?» dice mentre capisco di non essermi spiegata bene.

«Lui è così uguale a Collin, gli stessi capelli verdi, gli stessi occhi azzurri, le stesse braccia muscolose che quando ti prendono ti fanno sentire a casa, la stessa voce melodica e dolce, così dolce che staresti ore ed ore ad ascoltarla senza mai stancarti, perché ti fa sentire al sicuro, come se niente ti possa distruggere o fare male mentre ascolti quel suono angelico. Per tutti questi versi Michael mi ricorda terribilmente Collin! E cavoli Candace, sai qual è il vero problema? E’ che io mi innamorerò di Michael esattamente come ho fatto con Collin ,perchè è da quando sono partita che sto cercando in ogni ragazzo qualcosa che me lo ricordi, qualcosa che anche per un momento mi faccia rivivere le stesse sensazioni che provavo con lui e, mio dio, tuo fratello è la sua fotocopia» dico tutto d’un fiato.

«Quindi il problema è che tu ti innamorerai di lui senza in realtà amarlo veramente, giusto?» mi chiede portandosi una mano tra i capelli.

«No, lo amerei con tutto il mio cuore, così come ho amato Collin, il problema è che ho paura di perderlo, ho paura di soffrire così come ho fatto con quel cavolo di ragazzo» la porta si apre.

«Ciao tesoro, oh ciao, piacere sono il padre di Candace» dice il signore appena entrato, dunque lui è il dottor Clifford.

«Ciao papà, lei è la mia nuova amica Jasmine» dice Candace.

«Piacere, anche la mia prossima paziente ha il tuo stesso nome, che buffo» dice porgendomi la mano, che stringo prontamente. 

«Il piacere è tutto mio signor Clifford. E la sua prossima paziente in realtà sarei io» dico imbarazzata. 

«In questo caso, non posso far altro che dirti che ho origliato la tua storia. Mi dispiace per averlo fatto e so che non è una bella cosa, ma sono uno psicologo e tu hai decisamente bisogno di consigli» dice sedendosi sul letto «perciò, nella tua vita hai avuto tantissime perdite da quel che ho capito, il tuo ragazzo, la tua migliore amica, Kim mi pare si chiami» annuisco «poi tua madre, il tuo nuovo amico e hai iniziato a credere che forse smettendola di fidarti delle persone avresti smesso di soffrire, oppure che smettendo di mangiare la gente avrebbe smesso di chiamarti balena, come tu hai detto prima a Candace. Allora, io credo che alla società non importi quanto tu possa essere magra o grassa, se hanno iniziato a prenderti di mira con una cosa non smetteranno, perché ormai per loro tu sei quella e non hanno intenzione di cambiare il loro atteggiamento verso di te. E per il resto, cara Jasmine, non amare per paura di soffrire, è come non vivere per paura di morire ricordatelo. Spiegherò a tuo padre che hai già fatto la seduta con me e che non c’è bisogno di pagamenti vari, buona giornata ragazze.» dice uscendo dalla porta lasciandomi immobile a fissare il pezzo di legno bianco. Non penso a nulla, ho la mente completamente vuota, libera da ogni pensiero. 

«Credo che io debba andare» dico a Candace continuando a fissare la sua porta. 

«D’accordo, vuoi che ti accompagno?» mi chiede passandomi lo zaino.

«No grazie, farò due passi, tanto per schiarirmi le idee» dico prendendolo e uscendo dalla stanza. Scendo le scale e arrivo nel salotto. 

«Arrivederci signor Clifford, ciao Michael» dico salutandoli con la mano.

«Ciao cara, ricorda ciò che ti ho detto» annuisco alle parole dell’uomo.

«Hei vuoi un passaggio? Fuori sta diluviando» mi chiede Michael indicando la finestra. Ed ha ragione, fuori piove tantissimo, mi inzupperei completamente.

«Se non ti crea problemi si» dico alquanto imbarazzata.

Michael si alza dal divano, afferra le chiavi dal tavolo della cucina e mi accompagna fino alla sua auto nera. 

«Allaccia la cintura e scegli un cd dal cruscotto» mi dice appena siamo saliti, dopo una breve corsa per il giardino. Faccio ciò che mi dice, dopo poco trovo un cd dei Green Day, lo inserisco immediatamente nel lettore cd.

«Ottima scelta, li adoro» dice Michael muovendo la testa a ritmo di musica.

«Anche io» dico girandomi verso di lui.

«Abbiamo qualcosa in comune» dice lui ridendo.

«Oltre ad avere bisogno di essere salvati?» mi pento immediatamente della domanda che ho appena fatto. Però io sonosicura che anche lui debba essere salvato, così come Collin.

«Si, esatto. A sinistra ora, giusto?» mi chiede indicando la strada.

«Si, poi sempre dritto e al semaforo giri a destra» dico cercando di ricordare la via di casa. Arriviamo davanti all’edificio poco dopo.

«Bhe, ci si vede» dico aprendo la portiera, piove molto meno adesso.

«Mi vedrai spesso» dice dopo aver abbassato il finestrino della portiera che avevo chiuso «ciao Jasmine» parte. 

Perché dovrei vederlo così spesso? In realtà questo ragazzo inizia a farmi un po’ di paura. 

That guy with green hair//Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora