Capitolo 2

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2. Who is he?

«Siamo a Los Angeles» urlò Tania, euforica

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«Siamo a Los Angeles» urlò Tania, euforica.

Portai una mano all'orecchio, infastidita dal suo stridulo della sua voce e, allo stesso tempo, le sorrisi. «Magari abbassa la voce» le consigliai, dato che ci stavano guardando tutti.

«Ma che me ne frega» borbottò «non vedo l'ora di vivere quest'esperienza con la mia migliore amica».

Mi cinse le spalle con un braccio e mi strinse in un forte abbraccio. Anche io ero felice di essere lì con lei e la cosa più bella era vedere il suo sorriso sincero, che nessuno vedeva più da molto tempo.

Dopo la rottura con Mason, era stata per tre giorni chiusa in camera, a letto a guardare tutte le stagioni di Gossip girl. Riuscivo a capirla perfettamente, ma non l'avrei mai lasciata crogiolarsi nel suo dolore. Aveva chiuso la porta a chiave per non far entrare nessuno, così io e le ragazze decidemmo di entrare dalla finestra per parlarle: fu difficile ma, dopo parecchie lacrime, riuscimmo a farla sorridere.

E da quel momento non aveva mai più sorriso in quel modo, tranne quel giorno in cui atterrammo a Los Angeles.

Presi il cellulare per leggere i diversi messaggi da parte della mia famiglia. I più numerosi erano da parte di Alex che, come sempre, si preoccupava per me.
«Non farmi dimenticare che appena arriviamo al college devo chiamare Alex, se no rompe» dissi alzando gli occhi al cielo.

Mio fratello, quando voleva, sapeva essere veramente stressante. Quando comunicai a tutti la mia decisione di frequentare il college a Los Angeles, lui non era per niente d'accordo, come se quella città rappresentasse un enorme pericolo per me. Ovviamente era stata Katy a fargli cambiare idea, l'unica che riusciva a far ragionare quello stupido.

Però, c'era ancora una cosa che non mi tornava: anche Kat, dopo aver parlato con Alex, era diventata più apprensiva riguardo il mio trasferimento.

«Sì, hai scelto proprio la persona giusta per farti ricordare le cose» scherzò lei.
Beh, non aveva tutti i torti, la memoria non era per niente una delle sue qualità.

«Lo chiamo ora che è meglio» decisi, così da evitare eventuali rotture di palle da parte di Alex.
«Se arriva il taxi chiamami» le dissi, ottenendo un semplice pollice in su come risposta.

Era tornata la ragazza malinconica che era diventata nel corso di quei mesi. Dovevo appuntarmi di non lasciarla mai da sola.

Mi allontanai di poco dalla mia amica perché c'era troppo confusione e, dopo essermi rifugiata in un angolino, feci partire la telefonata.

«Sorellina, tutto okay?» chiese immediatamente. Alzai gli occhi al cielo per le sua esagerata preoccupazione.

«Ciao Alex, sì, sono atterrata ed è una bellissima giornata qui a Los Angeles, pensavo di uscire per ubriacarmi e conoscere qualcuno» scherzai.
Farlo arrabbiare era diventato il mio passatempo preferito.

Angel [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora