Capitolo 9

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9. You are a bad liar

Non riuscivo a stare ferma, avevo i nervi a fior di pelle e una grande voglia di prendere il primo aereo disponibile e tornare a New York, al sicuro tra le mura di casa e le braccia di mia madre

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Non riuscivo a stare ferma, avevo i nervi a fior di pelle e una grande voglia di prendere il primo aereo disponibile e tornare a New York, al sicuro tra le mura di casa e le braccia di mia madre.

"Tranquilla Cami, andrà tutto bene" continuavo a ripetermi, senza alcun risultato.
Era stata una mia scelta, io avevo voluto quell'incontro eppure sentivo di aver sbagliato tutto. D'altro canto, però, ne sentivo la necessità, in modo da mettere un punto a tutto ciò che era stato e dedicarmi a ciò che sarebbe stato.

Inevitabilmente, pensai a Travis e alla sua gentilezza nei miei confronti. Ancora una volta, avevo sbagliato tutto e non sapevo come uscire da una situazione del genere.

Guardai le persone che camminavano per strada dalla vetrata di uno dei tanti starbucks di Los Angeles senza concentrarmi in particolare su nessuna figura. Era come se la mia vita fosse stata messa in pausa, in attesa del fatidico incontro.

Strofinai le mani sui jeans e presi un lungo respiro. Potevo farcela, era una semplice chiacchierata tra ex conoscenti. Hunter non aveva più alcun effetto su di me, ero cresciuta e non mi sarei più fatta ingannare da lui.

Ma allora come spiegare la morsa che mi strinse lo stomaco, il brivido lungo la mia spiega e il fiato corto non appena vidi la sua figura entrare nel locale?

Indossava un paio di skinny neri e una t-shirt del medesimo colore, nonostante fuori non facesse poi così tanto caldo, e un paio di occhiali da sole che non mi permettevano di incrociare il suo sguardo.

Chinai il capo non appena mi vide per nascondere il rossore delle mie guance.
Certo, non aveva più effetto su di me...potei quasi sentire una vocina che mi sussurrava "ma chi ci crede?"

«Hey» parlò con la sua voce roca che aveva popolato la maggior parte delle mie notti fino a quel momento.

«Ciao» alzai la testa, fingendo una sicurezza che non mi apparteneva.

«E così esci con Travis, eh?» si tolse quei maledetti occhiali, inchiodandomi con il verde dei suoi occhi.

Risi amaramente e lo guardai con tutto il disprezzo che provavo nei suoi confronti «Sei incredibile» scossi la testa e mi morsi la lingua.

«Dimmi qualcosa che non so» incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio, assumendo l'atteggiamento da stronzo che lo aveva sempre caratterizzato.

Il rancore faceva a gara con la felicità di averlo finalmente davanti a me. Vinse il primo.

«Come mai sei a Los Angeles?» gli chiesi, imitando i suoi gesti di qualche attimo prima.

«Lavoro» si limitò a rispondere. Sbuffai. «Tu, invece?» chiese studiandomi attentamente.

Mi sentii avvampare e feci di tutto per non fargli notare l'effetto che suscitava il suo sguardo sul mio corpo «Studio» risposi enigmatica.

Dovevo parlargli, ma non riuscivo a trovare le parole per chiedergli ciò che volevo sapere: il motivo per cui se ne era andato senza dirmi niente.

«Come mai hai chiesto di vedermi?» poggiò i gomiti sul tavolo, invadendo il mio spazio vitale.

Ecco, cosa avrei dovuto dirgli?
Sarei sembrata ridicola, una povera ragazzina che si era illusa senza un motivo reale, che a causa di poche attenzioni aveva perso la testa per la persona sbagliata. Ed era proprio ciò che era successo.

«Come mai hai accettato?» mi misi sulla difensiva, non sapendo cosa rispondere.

«Camille, non farmi perdere tempo» il tono indifferente che aveva utilizzato mi ferì non poco. Per lui ero sempre stata una perdita di tempo.

Alzò una mano per ordinare, come se in quel momento una stupida ordinazione fosse più importante di me. E forse era proprio così.

Feci una smorfia, ferita nell'orgoglio.
L'istinto mi diceva di alzarmi e andare via, ma così facendo mi sarei dimostrata un'immatura.

«Come conosci Travis?» chiesi la prima cosa che mi passò per la testa.

«Mi hai fatto venire fin qui per questo?» mi guardò con un'espressione divertita e un sorriso sbilenco.

Sì, prenditi gioco di me, ormai ci sono abituata.

«Sì, voglio informazioni su di lui prima di impegnarmi seriamente» lo guardai attentamente, per studiare le sue possibili reazioni e sorrisi quando lo vidi stringere i pugni «Sai, l'ultima volta che ho avuto una cotta per un ragazzo quest'ultimo è sparito senza mandarmi nemmeno un messaggio» inchiodai i miei occhi ai suoi, senza lasciargli via di fuga.

Eravamo occhi negli occhi, cuore a cuore, eppure nessuno dei due aveva intenzione di parlare.
Non potevo essermi sbagliata così tanto, non potevo essermi illusa senza un vero motivo. Io sapevo che Hunter provava qualcosa, anche una minima cosa, per me.

«Volete ordinare?» il nostro momento fu interrotto dall'odiosa cameriera e il suo stupido tablet per le ordinazioni.

«Per me un caffè espresso, senza zucchero» parlò Hunter, senza mai interrompere il contatto tra i nostri occhi.

Perché il mio cuore batteva come se avessi corso una maratona, perché mi sentivo il respiro mancare, perché provavo determinate emozioni solo quando ero con lui?

«Per te, invece?» chiese scocciata.

«Niente, adesso me ne vado» raccolsi le cose che avevo poggiato sul tavolo per metterle nella borsa.

«Aspetta, perché vai via?» sfiorò la mia mano con la sua e costrinsi il mio cuore a non fare i salti di gioia per quel contatto minimo.

«Non voglio farti perdere tempo» alzai le spalle.

«Cami, non ti chiederò scusa né per come mi sono comportato in passato né per le parole che ti ho detto» di nuovo quel tono indifferente, ma quella volta fu il mio cuore ad essere colpito.

Mi alzai in piedi e lo guardai dall'alto poi, dopo aver assunto il controllo delle mie emozioni, parlai.

«Non ho bisogno delle tue scuse per continuare a vivere» mi alterai, come non accadeva da tempo «Sappi solo che per me tu fai parte del passato, ho voluto incontrarti per dimostrare a me stessa che non hai più alcun effetto su di me, che tutto ciò che è successo tra di noi per me non significa più niente» sussurrai con astio, con la paura che la mia voce da un momento all'altro avesse potuto incrinarsi.

Lo guardai un'ultima volta, per poi dargli le spalle, uscire all'aria aperta e rilasciare tutta l'aria che avevo trattenuto.

«Non sai mentire, angelo» sentii dire alle mie spalle.

Non mi voltai, camminai a testa alta, con un groppo in gola e il cuore ridotto in mille pezzi.

» Spazio autrice
Se vi stavate chiedendo il motivo della pioggia (almeno da me) adesso avete la risposta: ho aggiornato ahahaha
Hunter è tornato, cosa succederà secondo voi? 🤷🏼‍♀️

A presto vi adoro 🌹

Angel [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora