Capitolo Quindici ~ Forever with you

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Finn's Pov
Non avrei mai creduto che sarebbe stato così difficile. Cioè, stare con Millie era facile come respirare, ma era tutto ciò che ci ruotava intorno, ciò che c'era nelle nostre teste a essere spaventoso.

Non era bastato riappacificarsi, amarci e desiderare di stare insieme per evitare che ogni dubbio si trasformasse in una voragine.
Perché sì, ogni dubbio era una voragine senza fondo.

Se la vedevo pensierosa o distante mi assaliva il panico e perfide domande mi echeggiavano in testa: le manca il suo ex? Si è pentita di non essere ritornata a Boston? Si è resa conto che l'amore che prova per me non è forte come prima?
Non potevamo vivere così, avremmo mandato tutto a monte nel giro di poco e anche se mi si era stretto il cuore solo a pronunciare certe parole, avevo dovuto farglielo presente.

Per fortuna oltre ai sentimenti c'era anche un buon dialogo fra di noi e avevamo allontanato il pericolo prima che diventasse troppo insidioso. Quando dicevo che avevamo attraversato l'inferno non scherzavo, da un certo punto in poi le nostre vite erano precipitate in un caos doloroso e straziante ed era più che normale farsi assalire dall'ansia per ogni nonnulla. È questo che succede quando ami follemente qualcuno, la paura di perderlo è sempre viva e crepitante. E io che l'avevo già persa una volta non ci tenevo proprio a ripetere l'esperienza.

Su New York stava calando la sera, l'aria era appesantita da una densa umidità e i ristoratori nelle varie viuzze, agevolati dal bel tempo e dalle temperature tutto sommato ancora miti, si preparavano ad accogliere orde di turisti affamati. Parcheggiai la macchina nel primo posteggio disponibile e proseguii a piedi fino al vicolo che conduceva sul retro del Bite, il locale in cui spesso avevo lavorato come musicista. Sapendo già che dovevo arrivare, Danny aveva sbloccato un'uscita di sicurezza per permettermi di entrare senza problemi. Arrivai al suo ufficio e trovando la porta aperta mi accomodai all'interno senza troppe cerimonie.

«Eccomi, ciao» lo salutai.
«Ciao» rispose dopo qualche istante. Era in piedi di fronte alla finestra e fissava la strada sottostante con le braccia incrociate al torace, perso in un mondo tutto suo. A dire il vero ultimamente era sempre così. La vita gli aveva inferto l'ultimo duro colpo e stavolta non aveva saputo reagire con indolenza e il ferreo distacco che lo caratterizzava. Era stato sempre lui a piegare situazioni e persone in base alle sue esigenze e ai suoi tornaconti, ma non aveva potuto fare niente contro il destino.

«Guardi qualcosa d'interessante?» Lo presi in giro, perché sapevo bene cosa stava osservando, chi stava osservando.
«Non sei divertente.»
«A me diverte vederti spiare quella ragazza.»
«Non la sto spiando, la tengo d'occhio.»
Mi liberai della giacca mentre Danny chiudeva le tende con uno scatto veloce e si sedeva dietro la scrivania. Accese una lampada e la luce bianca gli illuminò il viso dando vita ai suoi occhi azzurri e a quei tratti che ormai conoscevo da oltre quindici anni.

«Allora, Wolfhard, sono tutto orecchie. Parla» mi incalzò.
«Mi serve un favore.»
«So già che non mi piacerà.»
Molto probabile, visto che non piaceva neanche a me. Ci avevo riflettuto su per settimane prima di decidere di passare dall'intenzione ai fatti e forse stavo facendo una cazzata, perché rischiavo di risollevare un polverone che non si era ancora depositato del tutto, ma non potevo ignorare le lacrime che Millie versava quando credeva non la vedessi, o i suoi occhi che si perdevano all'improvviso nel vuoto. Non l'avrei fatta salire sull'altare con quell'ombra sul cuore. Sperai soltanto di non pentirmi, che nel bene o nel male raggiungessi un risultato.

«Ho bisogno di sapere dove si è cacciata Laura» enunciai con determinazione.
Laura chi? Una persona normale, in un ambiente normale, avrebbe fatto quella domanda, chiesto un cognome, ma nel nostro giro c'erano delle regole non scritte che si imparavano in fretta ed era meglio rispettare. Meno informazioni si davano di sé, meglio era; alcuni si identificavano addirittura con un soprannome. Quindi dare il cognome di mia cognata sarebbe stato del tutto inutile. Danny socchiuse le palpebre per scandagliare nella sua mente e non ci mise molto a collegare quel nome a una faccia. Sebbene cercasse di tenersi sempre sulla linea della legalità e girava alla larga da dinamiche ambigue, avendo comunque uno dei locali notturni più rinomati di New York, sapeva vita, morte e miracoli di qualsiasi persona losca calpestasse il suo suolo.
Era l'unico modo che aveva per tutelarsi.
Non avevo idea di come facesse a farsi spifferare determinate informazioni, ma dovevo dargliene atto: aveva le palle. Essere guardato con sospetto poteva rivelarsi pericoloso, eppure a lui non importava niente; se sgarravi, in questo locale non ci mettevi più piede, chiunque tu fossi.

An Endless Night ~ Fillie ~ Forever With YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora