The End

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Un anno dopo

Millie's Pov
«Dove mi stai portando?» chiesi ridendo.
«Tra poco lo scoprirai» rispose Finn tenendomi per i fianchi.
«Mia, amore, non ti allontanare, vieni qui.»

Con una benda sugli occhi procedevo a tentoni, le braccia tese davanti a me per paura che urtassi qualcosa.
«Papà, mi piace
«Shhhh!» la rimproverò.
«Non puoi dire nulla finché la mamma non si toglie la benda. Ricordi, vero?»
«Okkkkkay
«Non mi piace che voi due confabuliate così spudoratamente alle mie spalle» rimbrottai.
«Facci l’abitudine, è la prassi ormai.»

Nonostante tutto mi sfuggì un sorriso e un fiotto di felicità mi riempì il petto.
La mia famiglia.
Il mio tutto.
Dopo il matrimonio, ogni giorno che trascorreva le cose sembravano andare sempre meglio. Non avevo idea se fossero solo le mie percezioni, o ci fosse qualcosa di reale nella mia visione delle cose, ma ero felice. Serena.
Tutti noi lo eravamo. Avevo al fianco un uomo meraviglioso che mi ricopriva di attenzioni e si comportava con me come se dalla mia felicità dipendesse la sua. E probabilmente era davvero così. Ma anche io non ero da meno.
Mi rendevo conto di quanto fossi attenta a lui, di quanto mi impegnassi per non fargli mancare niente, dal sorriso, alla carezza, alla parola di conforto.
Il nostro era un amore così totalizzante e affamato che spesso mi annullava.
Ma a differenza dell’anno precedente non mi spaventava più, non avevo più il terrore di poterlo perdere. Mi godevo appieno la sensazione di abbandono, tanto alla fine avrei sempre ritrovato il mio porto sicuro, le braccia che mi ancoravano.

«Eccoci arrivati, attenta al gradino.»
«Sento odore di vernice.»
«Non è vernice. Fermati ora.» Obbedii mentre lui mi sfilava la benda e faceva aderire il petto alla mia schiena, circondandomi in un abbraccio.
«Oh…» Alzai il viso e mi guardai intorno con le labbra semischiuse. Be’, non è che ci fosse molto da rimanere sbalorditi: l’ambiente era completamente vuoto e le pareti erano state appena imbiancate, ma era il significato a farmi battere forte il cuore.
Mi venne in mente il piccolo progetto che Finn aveva disegnato con le sue stesse mani quando ancora il matrimonio non era nemmeno nei nostri pensieri. Ricordai quel fogliettino spiegazzato posato sul mio palmo come ultima speranza per un noi che in quel momento stava svanendo.

«La nostra casa» mormorai già sull’orlo delle lacrime.
«Sì.» Mi girai e gli saltai in braccio nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
«L’hai trovata finalmente.»
«Ho cercato tanto, non mi sono mai scoraggiato. È perfetta, proprio come la volevamo, ci sono anche due studi, visto che ti eri lamentata…» Mi mise giù e mi prese la mano trascinandomi dietro di sé. «Salotto e cucina comunicanti, camera nostra, camera di Mia…»
«Mia!» esclamò nostra figlia di rimando, seguendoci come un’ombra con un orsacchiotto fra le braccia.
«Poi c’è una veranda immensa, due bagni e…» Gli tappai la bocca con un bacio e intrecciai i suoi capelli alle dita.
«È favolosa.»
«Lo so, sono stato bravo.»
«Non proprio…» dissi con le farfalle nello stomaco. Presi mezzo respiro e le ali di quelle farfalle si trasferirono nella gola.
«Che c’è?» chiese preoccupato mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Cos’è quella faccia?»
«Ci sono delle modifiche da fare, magari potremmo rinunciare a uno dei due studi e lasciarne soltanto uno.»
«Che stai dicendo? Perché dovremmo farlo?»

Rivolsi un attimo l’attenzione su Mia, sulla fede che brillava all’anulare insieme all’anello di fidanzamento, poi ritornai su Finn toccandomi la pancia.
«Be’… Aspetto un bambino. Aspettiamo un bambino.» Sul viso di mio marito si alternarono diverse espressioni, dall’incredulità allo stupore, dalla paura allo sbigottimento.
«Aspettiamo un bambino?»
«Sì.» I suoi occhi si spalancarono e all’improvviso si buttò su di me stritolandomi in un abbraccio.
«Oddio… Amore, è una notizia meravigliosa, la più bella che potessi darmi. Non me lo aspettavo, non so cosa dire, sono troppo contento. Troppo.» Risi per non scoppiare a piangere, la sua voce tremava di emozione, la stessa che a me scuoteva ogni cellula. Anche io ero contentissima, ma cosa più importante, ero impaziente di fargli vivere la paternità in tutte le sue fasi, cosa che purtroppo non era accaduta con Mia.

«È maschio?»
«Non lo so ancora. Abbiamo la visita nelle prossime settimane.»
«Secondo me è maschio.»
«Smettila.»
«Ci serve un maschio, la femmina l’abbiamo già» si lamentò per poi prendere Mia in braccio e tornare a stringere anche me.
«Cosa ne pensi di un fratellino?» Mia increspò la fronte.
«No
«Una sorellina?» Lei a quel punto parve riflettere.
«Mmm
«Questo è un forse» ipotizzai ghignando.
«No, Millie, non sarà un’altra femmina. Siete già in maggioranza, non è giusto che mi facciate soccombere così. Ho bisogno di qualcuno con cui vedere le partite di calcio.»
«No» gli ripeté Mia corrucciata.

Bene, avremmo avuto sette mesi per trovare un compromesso e accogliere al meglio il nuovo o la nuova arrivata, ma nel frattempo avrei curato e protetto il piccolo nucleo che avevo già.
Il centro palpitante della mia felicità.
Ero la donna più fortunata del mondo.

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Grazie davvero di cuore a tutti per aver seguito questa storia!!

Se volete vivere ancora andate a leggere la mia nuova storia che esattamente in questo momento è uscito il primo capitolo!!
Siete obbligati...

An Endless Night ~ Fillie ~ Forever With YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora