Capitolo Quattordici ~ Forever with you

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Millie's Pov    
«Che ci fai qui?» Mia madre fece il nodo alla sua vestaglia di seta blu e si mise di lato per permettermi di spingere il passeggino in casa.
«Hai da fare? Posso tornare un altro giorno.»
«No, no. Sono soltanto sorpresa di vederti qui così presto e per giunta di domenica.» Feci spallucce.
«Finn aveva degli impegni e non avevo voglia di stare rintanata ad annoiarmi» spiegai dandole la motivazione più facile nel frattempo che trovavo le parole per quelle più difficili.
Perché chiedere notizie su mia sorella e subito dopo rivelarle dell’imminente matrimonio sarebbero state due imprese molto ardue. La prima faccenda era difficile soprattutto per me. Preoccuparsi per Laura e avvertire ancora il nostro legame forte e indissolubile era un duro colpo per il mio orgoglio; senza contare che se Finn ne fosse venuto a conoscenza ne sarebbe rimasto molto deluso. La seconda faccenda invece avrebbe creato dei problemi a mia madre, che continuava a detestare il mio ragazzo con tutta se stessa.

La mamma mi aggirò e si chinò per prendere Mia in braccio e sbaciucchiarla. La bambina era un po’ assonnata e la contemplava con sguardo vacuo, i capelli biondi che si arricciavano dietro le orecchie. «Cresce a vista d’occhio» mormorò malinconica. «Una di queste mattine mi sveglierò e lei andrà già a scuola e io starò lì attonita chiedendomi com’è possibile che il tempo sia passato tanto in fretta.» «Anche io ho fatto la stessa considerazione. Mi sembra ieri il giorno in cui ho scoperto di aspettarla.»

Mi sfilai la borsa e la giacca abbandonandole sul divano e poi raggiunsi i fornelli per preparare un bel caffè caldo; la mamma mi seguì andando a sedersi intorno al tavolo con Mia in grembo.
«Come mai Finn prende impegni di domenica?» chiese con intonazione innocente, ma riuscii comunque a captare tutta la stizza di cui era intrisa quella semplice domanda. Alzai gli occhi al cielo senza farmi notare mentre armeggiavo con la caffettiera. «Sta apportando delle migliorie all’ufficio che ha affittato. Te l’avevo già detto che è un po’ vecchiotto, no?» «Non ricordo. Vanno bene i suoi affari?»
«Sta già lavorando al progetto di un locale, qualcosa che gli ha commissionato un suo vecchio amico, ma immagino sia ancora presto per capire se la sua attività stia procedendo nel verso giusto.» Feci una piccola pausa per accendere il fornello.
«Però è felice.» E io amavo vederlo felice, propositivo, sorridente e pieno di mille idee da mettere in atto. Rinato dalle sue stesse ceneri.
Mi formicolò la gola e deglutii per mandare giù il groppo di emozioni irruente che mi aveva assalito. Emozioni belle, con il lieve sentore di rammarico per il tempo perso, ma davvero belle. Splendide. Da quando eravamo ritornati insieme mi capitava spesso di sentirmi sballottata, i sentimenti e ogni più piccola sensazione mi colpivano con una violenza inaudita, e vederlo stare bene era… Non lo so, non esistevano parole adeguate per spiegarlo. Era come se la mia vita assumesse più significato, come se il mio cuore diventasse grande il doppio.
«La felicità non riempie la pancia, né paga le bollette.»
«Mamma, non iniziare.»
«Cos’ho detto di strano? Sono esternazioni legittime per una madre.»
«Finn non è uno sprovveduto, sa quel che fa. E poi anche io lavoro. Saremo in grado di affrontare eventuali difficoltà.»
«Lo spero davvero.»
«Dagli un po’ di fiducia, se la merita.» Mia madre storse il naso scura in volto. Niente, non riusciva proprio a mettere da parte l’astio che nutriva, neanche ci provava. A volte la tentazione di rassegnarmi a quella condizione era talmente forte che mi sarebbe bastato un niente per mandare al diavolo i buoni propositi e fregarmene, lasciare che lo odiasse e che si avvelenasse ogni qualvolta era costretta a incontrarlo. Ma lei era mia madre e Finn stava per diventare mio marito. Erano due persone fondamentali nella mia vita, valevano entrambi tutto il fiato che sprecavo e avrei fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per arrivare almeno a una tregua.

«Quel ragazzo non mi piace, non posso farci niente.»
«Puoi fare tanto invece. Sei ancora succube di tutte le falsità che ti ha raccontato Laura, ne sono più che convinta» sibilai indignata. «Con un po’ di sforzo ti accorgerai di che persona fantastica sia.» Lei scosse la testa indisposta spostando Mia da un braccio all’altro.
«Una persona fantastica che ti ha fatto soffrire le pene dell’inferno.»
«Ci sono delle motivazioni dietro al suo gesto e ti assicuro che non è roba da poco. E anche io ho fatto i miei errori.»
«Ma per favore.»
«Laura si è fatta viva?» troncai di colpo il discorso, capendo che eravamo in un vicolo cieco e che continuando non avrei fatto altro che buttare benzina sul fuoco.
«Ti ha telefonato, sta bene?»
«Ha telefonato tre giorni fa» mi informò dopo qualche secondo di titubanza. «Cos’ha detto?»
«Le solite cose.»
«Potresti argomentare, per favore? O ti devo strappare le parole di bocca?» La sua riluttanza era palpabile soprattutto dal modo in cui evitava i miei occhi. Anche se non lo aveva mai ammesso apertamente, ero più che convinta che Laura fosse il suo fallimento più grande e la delusione le bruciava parecchio, più di quanto l’avrebbe bruciata se al posto di mia sorella ci fossi stata io. Non avevo mai capito se dipendeva dal fatto che fosse la primogenita o si trattasse soltanto di compatibilità caratteriale, ma aveva sempre avuto una predilezione nei suoi confronti.

An Endless Night ~ Fillie ~ Forever With YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora