Capitolo uno - Prologo

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"Cos'è l'amore, Lauren?" domandò il mio nuovo psicologo mentre io fissavo il soffitto sdraiata sul familiare lettino.
"Con la parola amore si può intendere un'ampia varietà di sentimenti ed atteggiamenti differenti, che possono spaziare da una forma più generale di affetto sino a riferirsi ad un forte sentimento che si esprime in attrazione interpersonale ed attaccamento, una dedizione appassionata tra persone oppure, nel suo significato esteso, l'inclinazione profonda nei confronti di qualche cosa" spiegai e lo psicologo si sistemò gli occhiali mentre scriveva qualcosa sul suo block note.
"Lauren, cos'è l'amore per te?" domandò e io fissai il soffitto senza rispondere.
Cos'è l'amore per me?
Lo psicologo sospirò e scrisse qualcosa sul suo block note.
"Cos'è l'affetto?" domandò.
"L'affetto viene dal latino adfectus, da adficere, cioè ad e facere, che significa - fare qualcosa per -, è un sentimento di attaccamento a qualcuno o qualcosa. Può infatti essere esteso a creature animali o vege-"
"Lauren" lo psicologo interruppe la mia spiegazione e io mi voltai per guardarlo "Cosa sono per te i tuoi genitori?" domandò.
"I miei genitori sono degli individui che allevano la progenie della propria spec-"
"Lauren, ascoltami" il mio nuovo psicologo sembrava piuttosto alterato già alla prima seduta con lui "Cos'è il dolore?"
"È una sensazione di sofferenza fisica o morale" dissi semplicemente, non ricordando le parole esatte che avevo trovato nel mio dizionario.
"E tu, hai mai provato il dolore morale?" continuò a scrivere sul suo block note.
Ci pensai sù nonostante la risposta fosse ovvia.
"Mai" dissi e lui scrisse sul suo block note, di nuovo.
"Hai mai provato l'amore? L'affetto?" domandò.
"No" dissi fissando il soffitto.
"Vorresti provarlo?" domandò.
"No"
"Perché?"
"Perché dicono che si sta male"
"Perchè non vuoi provare il male?"
"Perché ho visto gli occhi di chi si è fatto male"
"Quindi hai capito che il male può danneggiarti?" lo psicologo si stava spazientendo. Stava quasi per impazzire, lo potevo percepire.
"No, non mi danneggia"
"Allora perché non vuoi provarlo?"
"Perché certe persone si sono suicidate per il male"
"Il suicidio è una brutta cosa? Quindi ti fa paura?"
"No"
"Non capisco, Lauren..."
"Nel mondo razionale il suicidio è qualcosa che fa sentire il soggetto più a suo agio. Nel vostro mondo irrazionale è una brutta cosa. Non voglio provare il male perché non voglio suicidarmi"
"Allora hai paura del suicidio? Allora sei irrazionale anche tu come noi"
"Io non ho paura del male. Non ho paura del suicidio" dissi "Solo che non voglio provarlo perché voglio vivere"
"Perché vuoi vivere se non provi nulla?"
"Perché vorrei farvi capire che l'irrezionalità fa schifo" dissi.
"Perché fa schifo?" domandò "Non hai detto che non provi le emozioni? Allora come mai usi gli aggettivi?"
"Ho imparato dalle espressioni di voi persone irrazionali cosa significano certe cose"
"Quindi le hai provate"
"No, le ho viste, le ho capite ma non le ho provate"
"Ma hai appreso il messaggio degli aggettivi guardando le persone" disse, quasi felice, forse credeva che stessi migliorando.
"Non sono stupida" dissi "So cosa significano gli aggettivi ma non so cosa si prova"
Lo psicologo si massaggiò la tempia.
"Sei così... non capisco, Lauren"
"Non capisco nemmeno io voi" dissi freddamente e lui scrisse di nuovo sul suo block note prima di alzarsi sospirando.
"Puoi andare" disse e io mi alzai dal lettino "Ci sentiamo" disse.
"Lo so che ci stiamo sentendo" dissi "Se no non risponderei"
"Ci sentiremo" si corresse.
"È ovvio poichè dovrò rivenire per fare una seduta e tu non starai in silenzio perché sei già stato pagato, o almeno questo che dovrebbe succedere nel mondo razio-"
"Hai ragione" si arrese e fece un sorriso "Allora arrivederci"
"Arrivederci"
Dopo ciò abbandonai la stanza

The doll ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora