Capitolo sei

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"Piccola, ci vediamo più tardi, va bene?" domandò la madre di Camila, dandole un bacio sulla fronte.
"Ok" disse soltanto Camila "Ciao" si avvicinò a me a mia madre.
Dopo ciò mia madre salutò cortesemente la madre di Camila e lo psicologo prima di uscire ed entrare in auto.
"Bene bene" disse mia madre, mettendo a moto l'auto "Camila, quanti anni hai?" domandò, guardandola dallo specchietto retrovisore interno.
"Diciotto" rispose.
"Uh, anche Lauren, sai?"
Camila mi fissò per qualche secondo e non seppi il perché ma alla fine distolse lo sguardo e lo puntò sugli edifici che scorrevano da fuori la finestra.
"Mi dispiace per la morte di Sofì, tua sorella. Me ne ha parlato Clara" disse guardandola con preoccupazione dallo specchietto retrovisore. Camila le rivolse uno sguardo indifferente prima di riguardare fuori dalla finestra.
"È una fase della vita morire, non dovreste preoccuparvi" disse Camila "Tutti muoriamo. Chi prima, chi dopo. È inutile disperarsi"
Mia madre sospirò ed io fui totalmente d'accordo alle parole di Camila.
Mio padre era morto di cancro due anni prima ed io non capivo la disperazione di mia madre.
Da quel momento più nessuno parlò e restammo in silenzio finchè non arrivammo a casa.
"Questa è la mia camera" dissi, quando Camila finì di salire le scale e arrivò in camera mia.
"È carina" rispose e trovavo sincerità nelle sue parole. In fondo le bambole non mentivano mai, non ne avevano motivo, eppure quel giorno sia io che Camila mentimmo.
La mia camera era piuttosto semplice ma era carina, in fondo.
"Vuoi vedere i miei puzzle?" domandai e lei annuì, così aprì l'armadio è uscì tutte le scatole.
"Bello questo" disse, puntando l'indice su una scatola con sopra un immagine di New York "Tremila pezzi; ci riesci?" mi sfidò ed io alzai un sopracciglio.
"Senza dubbio" dissi e lei continuò a sfidarmi con lo sguardo.
Posai tutte le scatole nell'armadio tranne quello con cui volevamo giocare.
Ci sedemmo a gambe incrociate a terra e aprì la scatola per poi capovolgerla rivesciando così tutti i pezzi a terra.
Vidi Camila concentrata sui disegni incompleti dei piccoli puzzle e ciò feci anch'io.
Restammo in silenzio fissando i puzzle per poi unirne alcuni. Una ciocca cadde davanti al suo viso ma lei sembrava troppo concentrata per spostarla da lì così pensai che le portasse fastidio e lo feci io al posto suo ma ad un certo punto la mia mano sembrava non volersi staccare dal suo viso e lei alzò lo sguardo.
"Puoi restare così quando vuoi" disse seccamente ed io ritirai la mano. Di nuovo quella strana sensazione al petto, ma stavolta mi fece male il cuore, come se improvvisamente avesse preso peso. Ero confusa per la presenza di Camila e sentì una strana sensazione allo stomaco quando il suo sguardo rimase sul mio.
Io cuore mi battè fortissimo ed ebbi quasi paura di ciò, così abbassai lo sguardo sui puzzle e provai ad unirli a caso sotto gli occhi confusi di Camila.
"Sei rossa in viso" mi informò, infatti sentì il mio corpo sudare finchè non partecipò a tutte quelle strane sensazioni anche il mal di testa.
Vidi confuso e le mie palpebre volevano chiudersi. Erano pesanti. Io ero pesante.
"Lauren" mi richiamò ma io sentì doppio e vidi allo stesso modo "Che hai?"
Le parole non uscivano e il mio corpo era debole e senza forze, finchè la mia mano sinistra mollò il pezzo di puzzle poichè non riuscissi a controllare il mio corpo e le mie sensazioni.
Il cuore batteva velocemente mentre sudavo. La mia testa era confusa proprio come la mia vista e il mio udito. Non riuscivo più a controllare il mio corpo e non seppi il perché.
"Clara!" urlò Camila e la vidi alzarsi dal suolo. Poi sentì dei passi veloci verso la mia stanza.
Non vidi più nulla. Non sentì niente.

The doll ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora