Capitolo sedici

1.5K 129 7
                                    

Corsi verso la porta e l'aprì.
Potei sentire i passi veloci di Lauren scendere le scale ed io cercai di raggiungerla.
"Aspetta!" urlai, correndo più veloce che potevo. Sentì il portone aprirsi e vidi la sua figura uscire. In qualche modo fui più svelta di lei e riuscì a raggiungerla quando uscì anch'io dal condominio.
Le afferrai il braccio e provò a liberarsi, fallendo, così songirò per guardarmi con... odio?
Vidi delle lacrime scendere sul suo viso e sentì il mio cuore stringersi a vederla in quello stato. Lei non meritava di stare male. Odiavo vederla triste.
"Hey" dissi "Perché piangi?" domandai con preoccupazione.
Non tentò più di divincolarsi ed io approfittai del momento per avvicinarmi ma lei si allontanò facendo un passo indietro.
"Rispondi" dissi ma lei non mi ascoltò "Rispondi, per favore"
Dopo ciò le sue espressioni facciali sì ammorbidirono e capì che stesse abbassando le sue barriere difensive.
"Perché... mi sento impazzire" disse "In questo periodo stanno succedendo così tante cose che mi sento confusa. Le emozioni che non provavo per anni solo adesso si sono fatte sentire tutte in una volta, Camila, io sono stanca. Sto impazzendo" si portò le mani alla testa, come se le stesse venendo un forte mal di testa ed io provai di nuovo ad avvicinarmi, ma lei fece un altro passo indietro "Ora tu ti sei... innamorata" lo disse come se stesse dicendo qualcosa che non aveva ancora compreso a pieno il significato "E ciò mi fotte di più il cervello; non so perché" allentai la mia presa sul suo braccio.
"Sei codarda" dissi, con quasi furia" continuai con più rabbia e decisione.
"Che?" domandò, alzando un sopracciglio.
"Tu non vuoi vivere" dissi "Hai trovato la felicità e non la vuoi perché hai paura delle emozioni, hai paura perché sono forti" continuai "Lo so perché l'ho provato anch'io sentirsi così presi dalle emozione da finire in ospedale. Sentirsi così dopo anni di indifferenza"
"Non siamo ugua-"
"No, Lauren, in questa prospettiva assolutamente no!" dissi "Io rischio, tu no! Tu hai paura!" stavolta alzai la voce e mi guardò con un espressione scettica.
Si portò una mano in fronte, esasperata ed io risi sarcasticamente, sapendo che la stessi mettendo in difficoltà.
"Sei cordarda. Speri di non provare di nuovo nulla, eh? Invece no! Non puoi fermare le tue stupide emozioni! Non potrai mai capirle come un'incognita che puoi trovare in un complicato problema di matematica! Questa è l'irrazionalità! Non c'è spiegazione, non c'è un -risolvo- come nei problemi, Lauren! È questo che ti fotte! Tu cerchi di capire ogni emozione ma le parole e la logica non le spiegheranno mai!" sfogai i miei pensieri e sentì le lacrime agli occhi "Hai paura dell'amore! Dell'amicizia! Dell'affetto! Hai paura di aver paura! Hai paura di sentir qualcosa, e se hai paura vuol dire che stai provando già qualcosa!" aprì il portone e mi voltai un'ultima volta verso di lei "Hai paura. Sei codarda. Vuoi fuggire dalle emozioni ma ti perdi solo un bellissimo viaggio" cercai di trattenere la rabbia e si capì dalla mia voce che riprese il tono normale, ma dentro avevo una battaglia.
"I viaggi sono pericolosi" finalmente parlò ed io mi voltai verso di lei alzando le sopracciglia.
"Allora resta pure chiusa nel tuo mondo razionale, fanculo Lauren" dopo ciò entrai nel condominio e non mi voltai nemmeno per un secondo con il pensiero di ritornare.
Orgoglio.
Un'altra emozione.
Fanculo. È stupida. La odio. Non capisce niente. Codarda.
"Fanculo" ripetei "Fanculo a te" salì le scale ed entrai in casa.
"Camila?" mi richiamò mia madre ma io non risposi "Camila" mi richiamò di nuovo ed io sbuffai ed entrai in camera.
"Lasciami da sola"
Mi chiusi a chiave e mi buttai a peso morto sul letto.

The doll ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora