CAPITOLO 2-Hope e Cecilia.

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Il dolore lancinante che provava ogni volta che metteva piede in quel posto la costringeva ad usare ogni molecola del suo corpo per reprimere quel pianto che soffocava da un'anno esatto. Lei non avrebbe voluto che piangesse,perchè 'le donne Van der Blitz non piangono',il pianto è per i deboli. Avrebbe fatto a meno di ritrovarsi una volta al mese davanti a quella foto.

Quella foto gliela aveva scattata lei,inizialmente dietro c'era lo sfondo bianco della parete del porticato,ma ora c'erano delle colline. Era l'unica foto recente che avevano,lei odiava stare di fronte all'obiettivo. E c'erano volute settimane intere prima che si decidesse a completare la tessera del club al quale si era iscritta,con quella foto. Era un club di vecchie amiche,prendevano il tè insieme,e organizzavano i matrimoni dei propri nipoti. Ogni tanto le aveva incrociate che gli portavano qualche fiore finto,in modo che si mantenesse fino alla prossima visita. Cecilia le portava dei gigli bianchi,tutti i mesi,così come lei le aveva scritto nella lettera. Ogni volta che si trovava a metterglieli nel vaso,era sempre più convinta che lei si sarebbe fatta cremare e avrebbe evitato queste rogne ai nipoti. 

Dopo aver cambiato i fiori,e pulito con una spugna le foglie incastrate tra la scritta che componeva il suo nome,rimase qualche secondo a guardare. Mise i capelli dietro le orecchie con la mano destra,come era solita fare,e incrociò le braccia sul petto. Guardava a terra,pensava a quello che era rimasto di sua nonna,probabilmente un solo osso. Era la donna più forte che Cecilia avesse mai visto,e ne rimaneva solo un osso. Guardò quel sorriso e pensò ancora una volta a quanto fosse finto,ricordò le sue mani sull'obiettivo che mettevano a fuoco quel sorriso finto. E poi se ne andò,salutando a bassa voce,come se quel saluto fosse un segreto. 

Non vedeva l'ora di liberarsi dell'angoscia di quel posto,così uscì dalla cripta di famiglia,e si diresse a passo veloce nel vialetto principale,verso il cancello. Quel posto era solitamente deserto,specialmente a quell'ora,era l'alba. Fu per questo che notò quella ragazza. Aveva degli occhi luminosi,le si vedevano per bene già da qualche metro di distanza. Si stringeva nel suo cappotto,e fissava un punto alle spalle della tomba dove aveva posizionato il suo corpo,mentre la mente si era persa in qualche ricordo. Cecilia rimase per un pò a fissarla,finchè non si trovò in un punto tale che potesse vedere il volto sulla tomba. Tom Woods,era il suo nome. Era molto giovane,così come la meravigliosa ragazza che gli stava davanti. Avevano su per giù la sua età. Probabilmente era stata la sua ragazza,o una sua amica molto cara. Lo sguardo di Cecilia sembrò risvegliarla,si voltò. E quando Cecilia sentì quelle iridi chiare nelle sue color nociola,abbozzò un sorriso,come per incoraggiamento. La ragazza rimase indifferente. E Cecilia capì che non era il caso di aprire bocca,si voltò e non si guardò più dietro. Salì in macchina e si diresse a casa di Kyle.

 La strada le sembrò più lunga del solito,ma alla fine arrivò. 

Kyle sembrava diverso,come imbarazzato.

«Allora com'è andata a scuola?»

«Mh,bene.»

«Sembri strano.»

«No...»

Era meglio non andare avanti con quel discorso.

«Che facciamo stasera?»

«Non lo so,che fanno dalle tue parti?»

«Niente,ci sarà il ballo delle debuttanti a breve,e sono troppo impegnati a prepararsi per organizzare feste.»

Kyle annuì.

Era strano,glielo leggeva nelle mani incerte che gli versavano il caffè e negli occhi che erano rimasti appesi a qualche ricordo a cui lei non aveva accesso. Così prese una decisione irrazionale,cosa che non era da lei.

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