CAPITOLO 7- ON THE ROAD

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Kevin sentiva l'adrenalina salirgli mentre la moto ingoiava la strada. Ormai aveva percorso una discreta distanza,e aveva giusto i soldi per fermarsi in uno squallido bed and breakfast a dormire,prima di ripartire. Doveva scaricare la piacevole sensazione che gli dava il gesto semplice e pulito di scappare via,e pensare a cosa fare domani.

Suo padre fra qualche ora,avrebbe chiamato per sapere dove era finito,ma il telefono di Kevin era ovviamente staccato. Poi avrebbe chiamato Chad e Kyle,e gli altri. Avrebbe chiamato a casa della nonna per sapere se era lì. Poi avrebbe fatto il giro degli isolati vicini pensando che non poteva essere molto lontano. E invece lui era lontanissimo,quasi in un altro stato,su un materasso incredibilmente morbido anche se puzzolente. Allora la mattina dopo,vedendo che non tornava,avrebbe mollato il lavoro e sarebbe andato a scuola. Avrebbe parlato con qualunque ragazzo,preoccupato e col viso che dimostrava la notte insonne appena trascorsa. Avrebbe preteso un colloquio con qualche insegnante,urlando contro la signorina Flech che dalla segreteria ribadiva che non era giorno di ricevimento. Poi si sarebbe calmato,e sarebbe passato alla tattica dell'imploro. E vedendolo quasi piangere,la signorina Flech lo avrebbe mandato dal preside. E lui non si sarebbe accomodato quando veniva invitato a farlo. Ma dopo,quando l'uomo in giacca e cravatta,che quella notte a differenza sua aveva dormito benissimo al fianco della moglie,gli avrebbe detto che Kevin non si era visto il padre si sarebbe accasciato sulla poltrona disperato. E avrebbe iniziato a singhiozzare come un bambino e chiedersi perché tutte a lui capitavano. E avrebbe detto che una paura del genere ce l'aveva avuta solo quando la moglie morì e lui si ritrovò da solo con Kevin,a dovergli spiegare che non avrebbe mai avuto una madre. Il preside avrebbe cercato di tranquillizzarlo,dicendogli che gli adolescenti sono così. Che ogni tanto scappano. Ma che ne sapeva lui,il preside,che l'adolescenza non l'aveva mai vissuta. Che ne sapeva di Kevin che non era scappato per il piacere della ribellione,ma perché suo padre non gli credeva. Che ne poteva sapere,quell'uomo in giacca e cravatta,che associava l'adolescenza alla scoperta della masturbazione. Ma l'uomo che piangeva accasciato su una sedia,sapeva che era colpa sua. Che Kevin non sarebbe tornato. Eppure ancor non gli credeva. Lui,l'uomo,padre,amava quella donna. Non sarebbe capace di un gesto simile. Non sarebbe capace di quello che Kevin pochi giorni prima gli aveva detto,tutto d'un fiato. Piangeva quell'uomo,accasciato su quella sedia,come un sacco di patate che viene buttato a terra. Piangeva mentre l'altro uomo,quello in giacca e cravatta che gestiva gli adolescenti senza aver mai vissuto l'adolescenza,lo calmava con frasi di circostanza e lo incoraggiava a fare una denuncia alla polizia e gli passava fazzoletti. E dopo un bel pò di tempo,che nessuno dei due avrebbe saputo quantificare,il padre di Kevin si sarebbe diretto alla centrale. E davanti alla porta principale,immobile,con il corpo lì ma la mente altrove,ci avrebbe trovato una ragazzina già donna. E il suo sguardo sarebbe caduto sulle sue gambe bellissime. E poi,per sempre,gli sarebbe rimasta l'immagine delle due dita di quella ragazzina già donna che sorreggevano una borsa che sembrava troppo pesante. E,guardando in faccia quella ragazzina già donna,avrebbe pensato di averla già vista da qualche parte,senza capire bene dove. Si sarebbe fermato un attimo nelle sue iridi luminose,pensando a dove l'aveva vista. E poi,una volta varcata la porta,si sarebbe chiesto cosa diavolo ci faceva una ragazzina già donna,lì davanti alla porta di una centrale di polizia immobile. Con il corpo lì ma la mente altrove. E quando avrebbe di nuovo rivolto lo sguardo in quella direzione si sarebbe accorto che non c'era più nessuna ragazzina già donna lì davanti. E avrebbe pensato per un secondo di avere le allucinazioni. Ma poi avrebbe scacciato via quel pensiero,e si sarebbe concentrato su Kevin. E mentre i poliziotti diventavano sempre più insistenti,convinti non a torto che ci fosse qualcosa di più che una fuga adolescenziale,il padre di Kevin avrebbe pensato che erano davvero dei bravi poliziotti e avrebbe detto loro di quella frase pronunciata in un fiato alla quale lui non aveva creduto. Tanto gli sembrava surreale una cosa del genere. E avrebbe aggiunto che aveva tanta paura e avrebbe raccontato,per la seconda volta in quella giornata,quand'è che aveva avuto così tanta paura come in quel momento. E i poliziotti avrebbero detto che facendo del loro meglio,l'avrebbero riportato a casa. E la donna gli avrebbe detto che non doveva aver paura,e che tutto sarebbe andato bene. E poi qualcuno gli avrebbe chiesto di firmare delle carte e delle cose. E gli avrebbero potuto anche far firmare assegni in bianco,che lui non se ne sarebbe accorto,tanto era spaventato e tremolante. E poi sarebbe tornato a casa,e avrebbe mandato a fanculo la sua nuova moglie. E si sarebbe arrabbiato con lei,e lei avrebbe solo annuito,e se ne sarebbe andata. Incredibile. E lui avrebbe pensato di essere completamente solo. 

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