Lydia's POV
Erano quasi le quattro del mattino e avevo appena finito di leggere Jane Eyre di Charlotte Bronte. Incredibile come un buon libro potesse far volare il tempo. Cercai qualcosa da fare in modo da non addormentarmi perché se mi fossi lasciata cullare dalle braccia di Morfeo di sicuro non sarei riuscita a svegliarmi in tempo per la scuola. Mi guardai in torno per vedere se c'era qualcosa fuori posto nella mia camera... Niente. Decisi di mettere a posto l'armadio ma, non essendo molto in disordine, finii in mezz'ora.
Diedi un'occhiata alla mia piccola libreria e poggiai lo sguardo su Il Giovane Holden di J.D Salinger e lo presi in mano per poi buttarmi di peso sul letto e immergermi nel personaggio di Holden Caulfield, un ragazzo di sedici anni, psicologicamente emotivo e con un grande senso critico e altrettanta sensibilità.
Ero così presa che quando suonò la sveglia sobbalzai come se fossi appena uscita da uno stato di trance. Feci un lungo sbadiglio e mi stiracchiai in tutti i modi possibili per poi alzarmi dal letto e andare a farmi una doccia veloce.Dopo aver indossato un paio di pantaloni della tuta neri e una felpa col cappuccio del medesimo colore con il logo della Vans al centro mi guardai allo specchio e notai due profonde occhiaie sotto agli occhi. Decisi di non coprirle, non mi importava.
Quando stavo con Jackson mi truccavo e pettinavo in modo da essere impeccabile, eppure non mi sentivo mai alla sua altezza. Devo dire che quando ci fummo lasciati mi si era tolto un grandissimo peso che mi opprimeva il cuore e i polmoni... Era come se fossi tornata a respirare.
Pensavo spesso alla mia storia con lui e non riuscivo a fare a meno di maledirmi per essere stata così stupida da credere che valessi talmente poco da stare con uno come Jackson Whitemore, che aveva a cuore solo i suoi soldi e i suoi interessi.Presi la borsa con i libri e scesi giù in cucina, dove trovai mia madre intenta a preparare la colazione. Guardai la tavola e mi venne l'acquolina in bocca: stavo morendo di fame. Avevo ancora una quarantina di minuti a disposizione prima di arrivare a scuola così salutai mia madre con un bacio affettuoso sulla guancia e presi posto a tavola. Mia madre osservò la mia figura seduta al tavolo e sul suo volto apparve un'espressione sorpresa.
"Tesoro, ti senti bene?" chiese indugiando con lo sguardo sul mio volto.
"Si, perché?"
"Tu non fai mai colazione a casa..." affermò.
Risi per poi dirle: "Oggi ho una fame da lupi e ho ancora tempo."
Lei sorrise e un paio di minuti dopo mi mise davanti un piatto con uova strapazzate e due fette di pane tostato.
Iniziai a mangiare e tra un boccone e l'altro mandai giù anche il caffè. Non ricordavo l'ultima volta che avevo fatto colazione con mia madre.
Passammo i successivi venti minuti a raccontarcela, ma quando guardai l'ora sullo schermo del mio cellulare mi alzai da tavola e salutai mia madre. Presi le chiavi della macchina dal mobile vicino all'entrata, infilai i piedi nelle mie Vans per poi allacciarle in tutta fretta e uscire di casa.Arrivai alla lezione di Storia dell'Arte con qualche minuto di anticipo e per oggi decisi di prendere posto in fondo alla classe, affianco alla finestra. Tirai fuori il libro e il mio quaderno degli appunti, un po' logoro e rovinato agli angoli, e li appoggiai sul banco per poi cercare qualcosa di interessante da osservare fuori dalla finestra così da poter resistere alla tentazione di addormentarmi, ma dopo una manciata di secondi mi ritrovai a fissare il vuoto e sobbalzai quando sentii qualcuno afferrarmi delicatamente per la spalla. Mi voltai per capire chi fosse il proprietario della mano ed incontrai un paio di occhi castani... Stiles. Indossava un paio di jeans neri e una maglietta bianca sotto alla felpa bordeaux.
"Non volevo spaventarti" si scusò accennando un sorriso colpevole.
"Non ti preoccupare." risposi sorridendo a mia volta.
"Mi hai rubato il posto." affermò, ma non c'era traccia di accusa nel suo tono di voce.
Lo osservai e ci misi un paio di secondi a comprendere appieno la sua frase, poi mi girai completamente verso di lui con un'espressione di consapevolezza dipinta in volto: di solito Stiles si sedeva sempre in fondo alla classe e non lasciava sedere nessuno al suo fianco.
"Beh, puoi sederti qui...." azzardai, indicandogli il posto affianco a me.
Senza esitare, come se non stesse aspettando altro, tirò la sedia per poi prendere posto. Mi girai verso la finestra per nascondergli il sorriso che mi stava spuntando sul volto in quel preciso momento.
Stava per dirmi qualcosa ma appena Mrs. Steele, l'insegnante, varcò la soglia dell'aula, rivolgemmo tutti la nostra attenzione a lei che, senza perdere tempo, iniziò la sua lezione sull'arte rinascimentale.
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Che dire... Sono ancora viva, si. Ho scritto tutto di getto senza ricontrollare, quindi scusate eventuali errori!
All the love, V.
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Bring him back » [stydia]
Teen Fiction«A volte non devi semplicemente dimenticare. Devi far entrare il dolore, farlo scorrere nelle vene, fare in modo che bruci così tanto da farti rinascere dalle tue ceneri.» L'obbiettivo di Lydia Martin è proprio questo: far rinascere Stiles, devastat...