6. Scommetto o scorretto?

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Riguardo per la millesima volta l'ora nel cellulare: 11.01. Arriverà? Per un minuto si può dire che è in ritardo? Magari si è dimenticato, oppure un serial killer l'ha ucciso, o è andato da Penny pensando di trovarla a casa ma, a proposito, sa che ora la sera lavora?

Ah troppe domande Allison, troppe domande.

Sento dei passi molto vicini venire verso di me alla mia sinistra. Mi volto per vedere chi sia ma non vedo nessuno... non c'è nessuno.

«Ally» la voce di Justin che proviene dalla mia destra mi fa girare di scatto verso di lui. Non può essere passato alla mia sinistra perché è appena venuto dalla stradina alla mia destra, probabilmente deve essere stato qualcun altro.

«Tutto bene?» mi riporta al presente, lontano dai miei pensieri. È preoccupato perché sicuramente deve aver notato la fretta e la sicurezza con cui mi sono girata.

«Si stavo solo... ho solo sentito passare qualcuno ma» sospiro alzando le spalle «non c'è nessuno.» Faccio segno con la mano di sedersi vicino a me «Vieni che ti presento il mio nuovo gioco»

«Scommetto che l'hai inventato finché aspettavi qui» dice sorridendo «Hey, così mi offendi, ci ho messo molto per pensarci ed è stato uno sforzo enorme per il mio cervello» «Ah perché ce l'hai?» fa lui con tono dubbioso fingendo di guardare da un'altra parte. Gli tiro uno schiaffo piano sul braccio ridendo «Dai scemo.»

«Allora sentiamo, come si chiama?» Ci penso un attimo. In realtà non ho mai riflettuto su che nome dare a quello stupido gioco, ma improvviso sul momento «Scommetto o scorretto.»

«Ok ehm... come funziona?» «Allora: si gioca in due, il primo comincia con un scommetto che e poi dice una frase. Se questa è giusta tocca di nuovo al primo a fare un altra affermazione, mentre se è sbagliata il secondo deve dire scorretto, correggere la frase del primo e fa lui una affermazione all'altro. Capito?»

«Ovvio» fa lui alzando le spalle. Spero di avere spiegato tutto perché io sinceramente, se qualcuno lo avesse spiegato così a me, non ci avrei capito praticamente niente.

«Perfetto allora comincio io... scommetto che giochi a football nella nostra scuola» «Scorretto... non mi è mai piaciuto il football e penso che non possa piacermi mai.»

Cosa?! Io pensavo  fosse uno dei migliori, quelli più popolari la maggior parte delle volte. Non ho mai seguito il football, tanto meno le partite che fanno nei weekend a scuola. Ma aspetta, e tutti quei muscoli?

«Faccio palestra» ah ecco, mi sembrava strano «Mi piace fare le cose da solo. Scommetto che ti chiami Allison Elisabeth Andrew» continua Justin curioso «Scorretto. Mi chiamo Allison Victoria Anderson.»

Nel sentire queste parole il ragazzo si irrigidisce all'istante, deglutisce pesantemente e cerca in tutti i modi di non guardarmi negli occhi. Che gli prende? Ho detto qualcosa che non va?

«Hey tutto bene?» «Si si continua pure» dice sempre tenendo lo sguardo basso «Ok... scommetto che ti chiami Justin Julian Wilson.»

Lui finalmente alza lo sguardo e dice molto lentamente «Scorretto. Justin Aaron... Miller.» Non l'ho mai visto più serio di così: i suoi occhi scurissimi mi guardano privi di emozioni e devo ammettere che fa quasi paura.

Poi inclina la testa un po' di lato e tutto d'un tratto mi sorride «Scommetto che in famiglia siete in quattro» «Scorretto. Dovremmo essere in quattro ma mia madre è morta quando avevo dieci anni... quindi siamo in tre.»

Justin abbassa ancora lo sguardo, ma che ha? «Sei sicuro di stare bene?» «Ehm si sì è solo che... possiamo semplicemente finire il gioco qui? Ci sono argomenti di cui preferirei non parlare, quindi se vuoi possiamo semplicemente fare una domanda a testa.»

Giusto, che stupida. Magari vuole evitare questi discorsi semplicemente perché può dare fastidio ma visto che ormai sono sempre stata abituata a parlarne pensavo che avesse potuto far piacere anche a lui.

«Si certo» «Grazie» dice più rilassato e lasciando appoggiare la schiena contro la panchina.

C'è un silenzio di tomba, perché due secondi fa parlavo come se non ci fosse stato un domani e ora non mi viene in mente niente?

«Hai qualche cicatrice che ti sei fatto da piccolo?» sparo tanto per rompere 'sto silenzio inquietante. Justin riflette un attimo, probabilmente nessuno gli ha mai fatto una domanda del genere visto che sono l'unica idiota a chiedere cose di questo tipo.

«Ehm in realtà sì» mi prende la mano e mi fa posizionare il pollice tra le sue sopracciglia «Senti?» «Si.»C'è una parte della sua pelle in rilievo che si vede solo se osservi attentamente, una cosa che non avevo mai notato.

«Me l'ha fatta mio padre quando avevo 5 anni» continua lui lasciando la mia mano «Non era uno con la testa a posto» «E ora come sta?» la curiosità ha sempre la meglio su di me, è il mio peggior difetto.

«Beh posso dire solo che adesso è in un posto sicuro dove non può più fare del male a nessuno» «E tu... gli vuoi bene?»

Una voce dentro di me dice tieni a freno la lingua, ragazzina.

Mi prendo a schiaffi mentalmente per tutto quello che ho chiesto. Stavo per dire un scusa-la-mia-curiosità-è-che-non-ho-il-controllo-di-me-stessa ma mi precede «Amavo l'uomo che era, non quello che è diventato.»

Ok forse è il caso di cambiare argomento. Insicura prendo la mano di Justin proprio come ha fatto lui con me e gli faccio appoggiare l'indice dietro il mio orecchio destro «Io invece ho questo.»

Il suo tocco è così leggero che è come se cercasse di non ferirmi, come se la mia pelle sia così fragile da rompersi in mille pezzi.

«E come te lo sei fatto?» «Avevo 10 anni e a quel tempo era mia madre che mi tagliava e piastrava i capelli. Un giorno con la piastra mi scottò dietro all'orecchio, ma non l'aveva fatto a posta, si era distratta un secondo soltanto. Chiamò subito mio padre che mi portò al pronto soccorso perché sembrava una cosa grave è infatti era così. Io ero arrabbiatissima con mia madre e mio padre ancora di più, mio fratello non aveva capito bene che cosa fosse successo ma era stato l'unico a credere alle parole di mamma. Dopo pochi giorni lei morì e non l'avevamo neanche perdonata, però spero che ora abbia capito che la colpa non è mai stata la sua e mi dispiace tanto non essermi scusata con lei neanche una volta da viva e mille da morta, ma non smetterò mai di ripeterlo. Mi dispiace.»

Ho lo sguardo fisso sulle mie scarpe, una mano si appoggia sopra alla mia spalla in modo da farmi voltare e guardo Justin negli occhi: sono lucidi e con mille emozioni dentro.

Secondo me mi sbagliavo, ho sempre sbagliato nel pensare a lui come una persona insensibile e priva di emozioni, anzi. Justin è il ragazzo più altruista, creativo e sensibile che io abbia mai conosciuto. Penny deve essere proprio fortunata ad avere una persona così al suo fianco.

«Secondo me tua madre sapeva che un giorno l'avresti perdonata» aggiunge con tono triste. La serata sta diventando malinconica, bisogna rallegrarsi un po'.

«Che ne dici se andiamo a prendere qualcosa al bar per rallegrare un po' questa serata? Insomma siamo a metà giugno, se le vacanze estive sono fatte per diversi ed essere felici siamo sulla strada sbagliata» dico sorridendo e guardando il bar in lontananza.

«Va bene va bene però, offro io» dice Jus scattando in piedi «Ci sto, anche perché ho finito i soldi» e mi alzo dalla panchina.

«Okay» comincia a camminare ma io resto immobile «Justin» lo chiamo.
«Si?» sincera dico «Grazie.»

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HEY HEY HEY!

COME VI È SEMBRATO QUESTO CAPITOLO? ANCHE VOI AVETE CICATRICI O SEGNI PARTICOLARI?
SCRIVETE:)

Baci baci
Al prossimo capitolo
EB

Avevamo solo questo in comuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora