Capitolo 30: euphoria

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9 ANNI E MEZZO PRIMA

'Jungkook pov'

La prima volta che vidi Park Jimin,fu sull'uscio di casa mia,un pomeriggio freddo di Marzo.

Aveva bussato talmente piano che nessuno in famiglia ci aveva fatto caso,tranne me,che avevo un udito infallibile anche per il più flebile suono.

Quando andai ad aprire,me lo ritrovai davanti tutto sorrisi e occhi a mezza luna.

"Non ci serve niente grazie." gli avevo detto,pronto a chiudere quella piccola parentesi di intrusione per tornare ad una delle partite più importanti di Overwatch.

Ma lui era scoppiato a ridere e quella risata aveva attirato la mia attenzione,trattenendomi dallo sbattergli in faccia la porta in modo poco educato,come ero intenzionato a fare fino a pochi secondi prima.


Io non ero come gli altri teenager della mia età,sempre dietro alle mode del momento,sempre bisognoso di conferme,di attenzioni,di far parte di un gruppo. E non mi piacevano le cose che piacevano a tutti.

In realtà avevo pochi interessi,talmente pochi che si potevano contare sulle dita di una mano.

Ma niente mi affascinava come la musica e tutto ciò che ne derivava.

E quel ragazzo aveva una bella risata. Unica. Armoniosa. Come una melodia.

Jimin aveva qualcosa di particolare nel suo modo di essere,una luce interna,che sembrava accendersi ogni volta che gli angoli della bocca carnosa gli si piegavano verso l'alto. E pensandoci ora,col senno di poi,forse fu proprio questo a fregarmi.


Per farla breve,con mia grande gioia,avevo scoperto il tranello messo in atto da mamma alle mie spalle per farmi recuperare i votacci presi in matematica nei compiti in classe precedenti.

Ripetizioni.Semplicemente grandioso.

Non nego lo scetticismo con cui inizialmente accolsi il mio muovo 'tutor'. Affermava di essere più grande di me di due anni,anche se dall'aspetto fisico non l'avrei mai detto: di una spanna più basso,con quelle guanciotte piene che arrossivano facilmente e l'espressione bambina.

Però andando avanti dovetti ricredermi. Già alla verifica successiva,riuscii a prendere un 6=, il che per me fu un grande traguardo e col passare dei mesi iniziai anche ad apprezzare la sua compagnia.

Jimin era sempre gentile,sempre disponibile e pronto a farsi in quattro per aiutare il prossimo.

Me compreso,anche se ero solo il ragazzino musone a cui faceva ripetizioni.

Ricordo ancora perfettamente quanto fosse agitato il pomeriggio antecedente il compito finale del secondo semestre. Non la finiva di passeggiare avanti e indietro per la mia stanza, sbuffando e fermandosi solo per controllare i risultati degli esercizi che mi aveva assegnato.

Davvero non capivo perchè se la prendesse tanto.

"Jiminie."

Lui si arrestò e mi guardò spaesato,come uscito da una trance. Nemmeno mi rimproverò per il nomignolo e l'assenza dell'onorifico.

"Rilassati o mi lascerai dei solchi sul pavimento a furia di marciare ininterrottamente."

"Ah..scusa."

"Si può sapere che hai?"

Si grattò la nuca abbassando la testa e mi rivolse un sorriso impacciato. "Sono nervoso per domani."

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